mercoledì 16 ottobre 2019

“Quando il gioco si fa duro… i duri cominciano a giocare…” - La quarta parte del racconto testimonianza dell'ex marciatore Raffaello Ducceschi.

Pubblichiamo la quarta parte di un lungo articolo-racconto firmato dall'ex marciatore Raffaello Ducceschi, che dopo aver letto questo recente articolo di Emanuela Audisio apparso su Repubblica del 1 ottobre scorso sul problema del caldo atroce che ha sconvolto i recenti mondiali di atletica leggera, ha deciso di dire la sua sul problema delle temperature bollenti durante le competizioni.

CAPITOLO 4

Scusi lei è Ducceschi?

Qualche giorno dopo stavo facendo colazione nel centro dell’Acqua Acetosa dove eravamo alloggiati noi italiani… si avvicina un cameriere e mi chiede “scusi lei è Ducceschi?” “Sì” minQyha…ma sono così famoso?” mi stupisco. Ai marciatori non ci kakha mai nessuno… “Il Presidente le vuole parlare” “chiii?” “il Presidente Primo Nebiolo…la aspetta” e mi passa il telefono del ristorante…
…il Grande Presidente Mondiale, il Signore dell’Atletica vuole parlare proprio con me? Oddio cos’avrò combinato stavolta? “Pronto!…” oddio è proprio Lui “…allora Raffaello…Ti abbiamo cambiato la partenza…” sono emozionatissimo ”…partirete alle 8, ora devi andare a medaglia!” …merda! troppo presto! …penso…non si poteva fare alle 9? …almeno alle 8:30? …“Bene! …Grazie Presidente”.

Esco dal ristorante, felice come una pasqua incontro Enzo Rossi proprio lì fuori… “Oh Enzo! Grazie…mi ha appena detto il presidente che mi avete cambiato la partenza…” “aho! ma che sta’addí? …ecché stiamo a cambiare la gara atté? …Abbiamo cambiato la gara… per problemi coi sindacati… perché ci son molti uffici vicino al percorso di gara… ci son problemi coi parcheggi…quindi abbiamo spostato la gara… mica la spostiamo per te…” una bella lezione di Aumm’ Aumm’…

Regola numero 2: “Negate, negate sempre…” (Dustin Hoffman, Lenny)

Poco dopo incontro gli amici australiani Simon Baker (futuro oro in coppa del mondo 1989 a Barcellona) ed Andrew Jachno (ricordate? il marito della moglie svenuta in mezzo ai vasi di fiori… )… “Stronzo! sei stato tu!” …e ridevano… ok, avevano saputo del cambio partenza… non ricordo bene le parole in inglese ma giurerei che avessero detto proprio il complimento in italiano che fa rima con Bronzo… io con una faccia equivalente risposi (come diceva Enzo?) “…it was not for me, it was for a parking problem, the people, the cars, the Unions…” …non so perché ma non mi credettero…

qualche ora dopo incontro Rudy, il mio medico, Rodolfo Tavana “Raffaello! sei un pazzo criminale! ma non hai visto le donne?” …ma insomma! …che imparino a spugnarsi no?…mi sentivo un po’ colpevole per aver fatto cambiare l’orario a mio favore…ma il senso di vergogna durò poco… poche settimane…anzi…mezzo metro…quello che regalarono a Giovanni Evangelisti per vincere un Bronzo che poi gli fu ritirato… quel mezzo metro c’era solo per lui… il caldo invece era uguale per tutti…

poi invece quella mattina molto presto piovve forte… alla partenza faceva quasi freddo… poi piano piano si scaldò, fece un po’ di caldo solo nella seconda metà della gara… arrivai al traguardo alle 11:47… abbastanza caldo per far ritirare qualcuno ma non a sufficienza per arrivare a medaglia… 4º
non fui l’unico a trarre vantaggio da quel po’ di caldo…

La gara la vinse il campione della DDR, la ex Germania Est, Hartwig Gauder, che pochi mesi fa venne a trovarmi a Barcellona e mi rivelò che anche lui andava forte con il caldo e quando seppe che spostavano la gara lui era contentissimo… così sconfisse la sua bestia nera, ce l’aveva in casa, Ronald Weigel che invece lo pativa da buon tedesco est, (aveva vinto l’oro pochi mesi prima in coppa del mondo a New York col fresco)… ed il russo, Vjačeslav Ivanenko, terzo, cotto ma non tanto…

Qui sotto il filmato (con commento in catalano) di quella stupenda finale di Roma, da cui sono tratti i due frames che vedete più sotto e che ritraggono proprio Raffaello Ducceschi (lo vedete meglio nel filmato al minutaggio 2 ore e 20 minuti e 2 ore e 29 minuti circa).





Postilla 6 per Hartwig Gauder (che vedete nella foto sotto): Hartwig, vinse molte medaglie, ottimo stile di marcia. È il mio Campione Mondiale Personale… quello che mi ha sconfitto quando sono arrivato 4º… Nel suo libro di Memorie “Una vita 2 cuori” (Ein Leben zwei Herzen) racconta come gli hanno trapiantato il cuore, come visse per mesi tra la vita e la morte attaccato a un cuore artificiale in attesa “di un donante”… a carriera sportiva finita la vita gli offriva una nuova competizione… un virus entrato da un dente cariato gli spappolò l’originale… prima ironia della vita… un fondista che perde il suo cuore da campione … non fate subito i maliziosi… era della DDR, sì, grande sospettata di doping…ma lui nel suo libro di memorie dichiara di non essersi mai dopato… invece il suo rivale numero 1 sì: Ronald Weigel a carriera finita, anni dopo, fece outing e confessò tutto, con una certa dose di coraggio e trasparenza… Hartwig doveva lottare contro il suo agguerrito rivale che si dopava… e possiamo immaginare che anche contro la sua federazione… lottava da pulito contro il doping nella tana del lupo… noi sapevamo che tra gli allenatori dei due Campioni Mondiali non correva buon sangue… Hartwig racconta che oggi viene discriminato come ex DDR… come medaglia d’oro lo invitano dappertutto come ospite d’onore… poi si ricordano che è della Germania Est… lo sospettano di doping… dal palco d’onore lo spostano alla platea…”sai che cosa? meglio non rischiare” e lo lasciano a casa… dopo aver vinto da pulito lo discriminano da dopato… seconda ironia… Nota Bene: ai mondiali di Roma facemmo l’antidoping in 4, Hartwig, Ronald (reo confesso), Ivanenko (sovietico…) ed io, pipì insieme… naturalmente risultammo tutti puliti… efficacia dell’antidoping… No Comment… Ma torniamo al Cuore… Dopo essere stato trapiantato di cuore voi cosa fareste? Vi mettete a riposo… vi godete la vita… la pensione di invalidità da trapiantato…Hartwig no, camminate, camminata nordica e corsi sportivi per cardiopatici… gli han dato persino una cattedra all’università… anzi 2: una in Germania ed una Giappone… solo che dopo vent’anni di farmaci antirigetto se ne sono andati anche i reni… dialisi… si ferma? Macché! continua a fare sport per allenare il suo secondo cuore… solo che nel dicembre 2018 è caduto sciando e… si è rotto le anche… mesi di letto e riabilitazione per… reimparare a camminare … terza ironia… non riesce a star fermo… a maggio 2019 era già a Barcellona a trovarmi col suo bellissimo nipotino… con moglie, figlio e nuora, tutti dentisti (sarà per evitare altri virus?)… ma non era in dialisi? Sì, viaggia con una macchina portatile che lo obbligava a tornare in hotel ogni 5 o 6 ore…la nostra fu quindi una chiacchierata “breve”… mi chiese del lavoro e gli raccontai delle mie difficoltà “But I don’t give up!” gli dissi, non mi arrendo, mi rispose “arrendersi? perché arrendersi? Give up it’s boring! È NOIOSO Ritirarsi lo sanno fare tutti! the fun is fighting… il divertente è lottare!”… e questo è il senso della sua vita… e anche della mia. Una storia di 2 amici… una storia da De Amicis…



Se solo non avesse piovuto

… quel quarto posto fu il piazzamento migliore della mia carriera sportiva… se solo fossimo partiti un’ora più tardi… se solo non avesse piovuto…

In spagnolo quando la giocata ti si ritorce contro “te ha salido el tiro por la culata” cioè, spiego… fanno riferimento al fucile che anziché sparare al nemico ti esplode in faccia e letteralmente significa “ti è uscito il colpo dalla culatta” (… o forse dovrei dire “ti è uscita la colpa dal culo”?)…non è che il caldo mi si sia ritorto contro… perché in effetti un po’ di vantaggio lo ebbi… ma non come speravo… guadagnai qualche posizione e sfiorai la medaglia…vinsi quella del quarto posto… oro, argento, bronzo e stronzo… quella ho vinto!

Ma non c’e solo il caldo...
... una vittoria, una buona prestazione è frutto di molti elementi…

a proposito di “colpa che ti esce dal culo” vorrei sfatare un mito…
…lo disse Enzo Rossi in TV durante la telecronaca per dare un po’ di suspence… e da allora lo ripeterono tutti… Lo dice anche la mia pagina su Wikipedia “ai mondiali di Roma Raffaello fu afflitto da dissenteria”… insomma spostare la partenza non fu una cagata… ma… quasi!
… in realtà non ebbi nessun attacco di dissenteria, mi fermai una paio di volte…
…ma secondo voi?…a muovere il Quulho per 4 ore cosa succede? eh… si rimescola tutto… si smuove! quasi tutti i marciatori in quattro ore si fermano a cag... al P-stop dicono i miei amici australiani…anche in allenamento ci si ferma spesso… nei bar, nei campi o dove capita… lungo il percorso di gara ci sono delle trappole mortali “i Gabinetti!”
Guai a chi li usa!

regola numero 3: non usate i gabinetti

Dordoni ce lo diceva sempre… Pamich perse l’oro per poco agli europei… per fermarsi ai gabinetti… anni dopo si ripetè a Tokyo...

due anni dopo si ripeté a Tokyo (chiedete a Pamich, per favore, del vento di Melbourne, di Budapest e di Tokyo! ci darà la sua versione ufficiale… io ho solo la memoria e Pino Dordoni) “Abdon, doveva “fermarsi a farla” come a Budapest … ovviamente temeva di perdere un’altro oro… decise di farla in mezzo alla strada, davanti al pubblico nipponico… i poliziotti giapponesi allora si fecero intorno ad Abdon, gli fecero un capannello rotondo intorno dando le spalle ad Abdon, guardando il pubblico che così non poteva vedere”… non poteva vedere ma sapeva perfettamente… anni dopo lessi che era una usanza degli antichi signori Giapponesi, Shogun, Samurai e simili… i servi circondavano il loro Signore facendogli da gabinetto umano… i poliziotti solo “rinverdirono” con Pamich un'antica usanza…(colore sbagliato…verde… meglio marrone, no?)

regola numero 4: cagate veloce!

io memore di quella lezione mi allenai per anni, gara dopo gara… “Zut” ero un lampo, velocissimo a Roma mi fermai un paio di volte ma giurerei che persi meno di 10 o 20 secondi…

ai Campionati Europei di Barcellona 2010 i gabinetti colpirono ancora… Alex Schwazer si fermò ai gabinetti… perse se ricordo bene 1 minuto e 20 secondi… lo recuperò in meno di 2 giri, due km, troppo veloce, veniva dall’oro sulla 20 km e cercava la doppietta sulla 50 km, aveva ancora le gambe stanche e quell’accelerata pazzesca gli procurò dei crampi che lo portavano al ritiro… ma in quegli anni non c’era più Dordoni a ricordare la storia…

Raffaello Fabio Ducceschi

FINE QUARTA PARTE


La prima parte la trovate qui

La seconda la trovate qui


La terza la trovate qui

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