mercoledì 31 ottobre 2007

Chiusi per ponte.

Andiamo via qualche giorno per il ponte dei morti.

Per farci perdonare, ve ne regaliamo un po', più o meno famosi.

A lunedì.








Paolo Berizzi vince il premio Guido Vergani.

Le sfacchinate in giro per l'Italia e le sue inchieste pericolose gli sono valse il premio Guido Vergani-Cronista dell'anno e i conseguenti 1000 euro di premio.

Ecco la motivazione della giuria che gli ha assegnato il premio:

"Si è fatto assumere come manovale in vari canteri edili della Lombardia mettendo in luce una realtà fatta si soprusi, angherie, ricatti, assenza di ogni regola di sicurezza ".

Bravo Paolo, te lo sei meritato.

martedì 30 ottobre 2007

Michele Serra cazziato dal blog di Papa Ratzinger. Guarda un po' cosa ci tocca vedere!





E' successo che oggi sulla prima di Repubblica c'è un fondo di Michele Serra dal titolo "La Lunga marcia del vaticano" a commento dell’appello del Papa ai farmacisti italiani di fare obiezione di coscienza e non vendere farmaci “per aborto o eutanasia”.

E' successo anche che lo pseudo blog di Papa Ratzinger http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com lo abbia notato e se ne sia indispettito, confezionando un post che ha tutta l'aria di essere predicozzo-cazziatone al povero Serra.

Ma andiamo con ordine.

Leggiamo intanto l'editoriale di Michele Serra:

La Lunga marcia del vaticano

MICHELE SERRA

Prima di entrare in farmacia, per evitare discussioni indesiderate sul senso della vita, ci toccherà informarci sugli orientamenti religiosi e morali del gestore? Se cattolico (nel senso militante del termine) potrebbe infatti accogliere l´invito del Papa a estendere l´obiezione di coscienza anche al suo negozio, e rifiutarsi di fare commercio di "farmaci che abbiamo scopi chiaramente immorali".
Ovvero quei farmaci che evitano la gravidanza come la "pillola del giorno dopo", oppure consentono di interromperla in forme meno dolorose e umilianti rispetto a quelle conosciute e praticate fino a poco tempo fa.
E´ l´ennesima tappa della lunghissima marcia del Vaticano all´interno della vita pubblica di questo Paese. Così profondamente innervata, come è ovvio, dalle leggi e dalle regole che governano la vita di tutti - anche dei non cattolici - da rendere inevitabile il continuo cozzo di molti dei pronunciamenti vaticani, specie sulle questioni di carattere etico, scientifico e medico, con l´attività dei legislatori e con la sensibilità profonda di milioni di cittadini.
Pur nella grande complessità della questione, la fondamentale ragione del contendere è piuttosto semplice. Finché la Chiesa rivolge le sue raccomandazioni ai credenti, non esiste (né è mai esistito) motivo del contendere. Ma quanto la Chiesa sceglie di intervenire su comportamenti pubblici e provvedimenti di legge che riguardano tutti, l´intera comunità, il conflitto è semplicemente inevitabile. I cattolici hanno l´ovvio e sacrosanto diritto di non divorziare e non abortire, di non fare uso di anticoncezionali, di non sacrificare nemmeno un frammento delle proprie convinzioni profonde a costumi o comportamenti che siano in contrasto con la loro pratica di fede. Ma identico diritto hanno i non cattolici di vivere secondo la loro coscienza, di praticare socialità, eros, scelte affettive e di procreazione, nell´alveo di regolamenti e leggi che tengano conto delle sensibilità difformi e della molteplicità delle culture. Ognuno può vivere secondo i propri orientamenti etici purché non costringa gli altri a imitarlo, purché non li metta nelle condizioni di doversi piegare a una "morale" che diventa arbitrio, esclusione, violazione.
La richiesta di Benedetto XVI di estendere anche ai farmacisti il diritto all´obiezione di coscienza già riconosciuto ai medici antiabortisti è, in questo senso, tipica di una radicata e voluta confusione tra scelte confessionali, che sono individuali, e sfera pubblica. Un farmacista è un professionista qualificato (e in genere ben remunerato) che apre bottega sulla pubblica via, e ha il diritto-dovere di vendere al pubblico prodotti già testati e resi legali da apposite commissioni. Nessuno gli chiederebbe mai valutazioni "morali" su un farmaco, prima di tutto perché una farmacia non è un cenacolo filosofico (sono "morali" gli psicofarmaci per i bambini? E i placebo "dietetici" per bulimici? E´ morale il prezzo dei farmaci nel terzo mondo? Ed è morale ostacolare o non pubblicizzare l´uso del preservativo e degli anticoncezionali in genere?). E poi per il semplice e inoppugnabile fatto che i conti con la propria coscienza non si fanno obtorto collo, meno che mai di fronte al diniego o alla riprovazione di un altro privato cittadino che, contraddicendo il suo ruolo pubblico, rifiuta di venderti un farmaco perché lui (non tu: lui) lo reputa immorale.
Questa idea - illiberale, per usare un termine usato spesso molto a sproposito - che una morale religiosa possa e debba egemonizzare (per salvarlo, naturalmente) un intero consesso sociale, possa condizionale le leggi, benedire ribellioni etiche come l´obiezione anti-abortista perché "nel senso giusto", ma poi condannare ribellioni etiche come il diritto alla buona morte perché "nel senso sbagliato", non può non generare un duro conflitto tra le gerarchie ecclesiastiche e una parte molto consistente dell´opinione pubblica laica. Probabilmente molto più consistente della ristretta quota di politici che la rappresenta.
Davvero stupisce, in questo senso, l´inspiegabile sbalordimento espresso dal cattolicesimo più curiale di fronte alle ovvie polemiche e alle ovvie reazioni provocate da ogni nuova sortita vaticana direttamente indirizzata alla vita politica, sociale e anche privata degli italiani: di tutti gli italiani, non solo dei cattolici. E´ come se non fosse contemplata altra etica, altra sensibilità, altra scelta. E dunque l´insorgere imprevisto di altra etica, altra sensbilità, altra scelta, lasciasse letteralmente di stucco i depositari della Verità. E´ come, tornando al caso specifico, se una persona che decide di non avere un figlio (o al contrario di averne uno con metodi "immorali") non avesse già pensato, già sofferto, già deciso o dubitato abbastanza, non avesse vissuto con serietà sufficiente. Ma davvero la sua sola possibilità di salvezza, per la Chiesa, è sperare di imbattersi in un farmacista con la verità in tasca, che gli neghi i farmaci "immorali" e gli suggerisca di raccomandarsi a un Dio nel quale magari non crede?

E adesso leggiamo la risposta pubblicata sullo pseudo blog di Papa Ratzinger:

Michele Serra legga Sergio Romano: non si puo' controbattere all'intelligenza del Papa con i soliti argomenti che non tengono conto di una verita' nuda e cruda: in Parlamento non siedono solo anticlericali e laicisti ma anche politici cattolici che, se permette, caro Serra, hanno il DIRITTO di ascoltare il Magistero della Chiesa.
Se i difensori della cosiddetta liberta' (che poi pero' negano il diritto all'obiezione di coscienza) di scelta del singolo, hanno la maggioranza dei voti in Camera e Senato, che problema c'e'?
Essi possono non ascoltare il Papa e fare le leggi che credono o sbaglio? Se, pero', democraticamente, caro Serra, scelgono rappresentanti di fede cattolica, allora, non si puo' accusare la Chiesa di ingerenza solo perche' richiama certi principi e i politici, democraticamente eletti, sono d'accordo.
Guardi, caro Serra, che il diritto di obiettare e' un baluardo dello Stato laico. L'obiezione di coscienza dei giovani che non volevano fare il militare era sacrosanta e quella dei farmacisti e' un retaggio delle dittature balcaniche? Ma per favore!
Coraggio, Repubblica: combatti con il Papa ad armi pari, con intelligenza, e usando argomenti razionali e nuovi!

Commento finale di PazzoPerRepubblica: smettiamola di criticare i talebani e gli iraniani. In Italia c'è di peggio, da più di 2000 anni.

Calcio: Gianni Piva si riprende l'Inter, Gessi Adamoli si gode la serie A.





Dopo i bagordi ferraristi, Gianni Piva si riprende sottobraccio i nerazzurri e va a Palermo a cronacarci Palermo-Inter.

Il genoano Gessi Adamoli, dopo anni di magre nelle serie minori si gode finalmente il suo Genoa in serie A firmando il pezzo della partita contro la Fiorentina.

Voto in Argentina: Omero Ciai si conferma il re dell'America Latina.



Si sono tenute le elezioni presidenziali in Argentina. Occasione ghiotta per l'americolatinista di Repubblica Omero Ciai che da anni scorrazza in su e in giù per il sudamerica a caccia di reportage da inviare in Italia.

Nella foto: Cristina Kirchner, eletta presidente dell'Argentina, con il marito.

Enrico Bonerandi entra in politica.

E' con piacere che segnaliamo il pezzo di ieri di Enrico Bonerandi in piena sezione politica (pag.4) a commento del convegno dei liberaldemocratici tenutosi ieri a Milano.

Refusone in prima pagina di ieri: la Bertè tenta il suicidio nella stanza del "suo" albergo.



Non sapevamo che Loredana Bertè fosse la proprietaria dell'Aldrovandi Palace, l'albergo dove ieri ha tentato i suicidio (poi rivelatasi una bufala) barricandosi in una delle stanze.

Ecco il trafiletto con cui Repubblica ieri annunciava la notizia:

Titolo: Tenta il suicidio in hotel, giallo sulla Bertè.
Sommarietto: ROMA - Momenti di paura per Loredana Bertè, che ieri si è barricata nella camera del SUO albergo romano minacciando di suicidarsi. Decisivo l'intervento di Renato Zero.

Almeno in prima pagina certi errori dovrebbero essere evitati. E non ci riferiamo solo ai correttori di bozze.

lunedì 29 ottobre 2007

I 10 inviati di Repubblica in gita a Walterland.



10 inviati e 9 pagine di resoconti per l'assemblea costituente del neonato Partito Democratico. Ezio Mauro fa le cose in grande per raccontare l'evoluzione del gruppo politico più vicino alle idee del suo giornale. Ai milanesi Rodolfo Sala e Goffredo De Marchis che giocavano in casa, si sono aggiunti i romani Marco Marozzi, Claudio Tito e Giovanna Casadio. In più, Mauro ha voluto dei pezzi d'autore da parte di alcuni suoi pupilli: Filippo Ceccarelli, Alesssandra Longo, Ilvo Diamanti (che ha scritto una "mappa" delle sue sull'evento) e Alberto Statera.

Maurizio Ricci, il rugby e Parigi.



A proposito del post di qualche giorno fa relativo a Maurizio Ricci e al suo pezzo scritto per la finalissima del campionato del mondo di rugby, cosa che a noi è apparsa quantomeno strana, ci ha scritto un anonimo lettore del nostro blog, presumibilmente un amico di Maurizio Ricci, dicendoci che Maurizio era a Parigi in vacanza ed essendo un appassionato di sport e rugby in particolare ha così scritto il pezzo facendo un piacere ad un amico.

E noi ringraziamo l'anonimo lettore.

Il giallo dell'Ergife: Massimo Lugli si riscatta dopo la steccata di ieri.



Di solito, 90 su 100, quando muore qualcuno a Roma e provincia ci pensa Massimo Lugli a fare il pezzo. Ieri invece, Massimo si è visto soffiare la notizia dalla collega Anna Maria Liguori. Parliamo della morte della guida turistica tedesca (foto) trovata priva di vita ieri all'Hotel Ergife di Roma. Pronto riscatto però oggi di Massimo che si è ripreso prepotentemente la notizia.

Scalfari: un Domenicale morbido senza toccare la Chiesa. Solo uno schiaffetto a Casini.



Quelli che si aspettavano un Domenicale acido verso le ultime affermazioni della Chiesa contro Repubblica è rimasto deluso. Neanche un accenno di Scalfari alla questione. Piuttosto l'eugenio nostro si è divertito a sbeffeggiare Pierferdinando Casini sostenendo che "sono tante le cose di Casini che non si capiscono".

venerdì 26 ottobre 2007

La RepubblIkea e Il Corriere dell'Ikea.





Vittorio Feltri alla domanda "cosa ne pensa dei due maggiori quotidiani italiani?" ha dato questa risposta:

"I quotidiani più venduti devono fare un passo avanti. Il Corriere della Sera e Repubblica sono dei giornaloni, ci mancherebbe. Però sono molto antichi. Ci sono un sacco di foto, di colori. Mi sembrano il catalogo dell'Ikea. Anzi, il catalogo dell'Ikea è più divertente del Corriere della Sera."

Una marketta giusta: il pezzo di Gianni Mura sul libro di Pantani.



Oggi Gianni Mura recensisce, nelle rutilanti pagine di R2, il libro del giornalista francese Philippe Brunel "Vie et mort de Marco Pantani". Il libro ripercorre, in tre anni di ricerche, gli ultimi anni di vita del ciclista romagnolo morto il 14 febbraio del 2004 in circostanze ancora da chiarire.

Mura si lamenta del fatto che sia stato uno scrittore francese, o comunque non italiano, a riprendere in mano il caso Pantani. Giungendo alla conclusione che, probabilmente, a noi italiani andava bene così.

Chi volesse leggere il pezzo di Mura lo può trovare cliccando questo link:

http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/sport/pantani-libro/pantani-libro/pantani-libro.html

La California brucia. A babbo morto Repubblica manda l'inviato.







Tanto tuonò che piovve. Anzi, bruciò.

Al sesto giorno di incendi in California, Repubblica decide finalmente di mandare sul posto qualcuno. E fu così che Mario Calabresi partì per Escondido per raccontarci cosa resta di gran parte della regione.

Su Repubblica di ieri c'erano già due pagine con pezzi firmati dal corrispondente newyorchese Arturo Zampaglione, uno dalla corrispondente da Los Angeles Silvia Bizio (che di solito ci parla di cinema e spettacoli) e con l'acquisizione di un piccolo reportage dal Los Angeles Times a firma di Terry McDermott e Alex Pham che si trovavano a Sn Diego, epicentro delle fiamme.

Nelle foto: giornali californiani di ieri.

ISLAMISMI 2: Massimo Pisa ci ha preso gusto.



Due giorni di seguito in nazionale. E quando gli ricapiterà?

Oggi Massimo Pisa deve ringraziare i vandali che ad Abbiategrasso hanno piazzato due molotov nel cortile della moschea.

Così lui è andato a vedere e si è conquistato il pezzo in cronaca nazionale.

ISLAMISMI 1: Bonerandi (ri)torna a Brescia al processo per la morte di Hina.



Parte a Brescia il processo sulla morte di Hina Saleem, la ragazza di origini pakistane sgozzata dal padre, e parte (in macchina) anche Enrico Bonerandi.

Avrà trovato traffico sulla maledetta A4?

Dal dorso fiorentino alla prima nazionale di sport: la botta di vita di Alessandro De Maria.



Alessandro De Maria è un collaboratore della redazione fiorentina di Repubblica. Ieri si è prepotentemente preso l'apertura dello sport nazionale con un pezzo sul sorprendente Arsenal che in Champions ne ha rifilati sette allo Slavia Praga.

La recidiva malasuerte di Marco Mensurati. Vittima di turno, la Lazio.



Dopo le disavventure di Valencia al seguito di Luna Rossa, Marco Mensurati ha fatto un'altra vittima. La Lazio di Cahmpions League che in trasferta a Brema è stata sconfitta dal Werder.

Nella foto: l'allenatore della Lazio alla notizia di chi avrebbe seguito, per Repubblica, la delicata trasferta tedesca.

giovedì 25 ottobre 2007

Querelle Repubblica-Chiesa: il blog "Stampa Rassegnata" sta con noi.



Riportiamo un post apparso sul blog Stampa Rassegnata a proposito della querelle in corso tra Repubblica e Chiesa.

La Chiesa si incazza e alza la voce. Ezio Mauro non si fa intimidre e risponde a muso duro. E' scontro tra la Repubblica e la Santa Sede. Purtroppo non tra la Repubblica italiana, ma tra il quotidiano e i vescovi. Oggetto le inchieste di Curzio Maltese che per una volta sono benedette, dopo tante cazzate sul campo. Questa serie di articoli sta illuminando privilegi e prebende elargite in gran quantità dallo Stato.
Noi di Sr si sta con Repubblica. E con la Repubblica laica.
Nell'ultima inchiesta uscita ieri, Maltese ci dava conto di come "l'attuale governo di centrosinistra, con il ministro Fioroni all'Istruzione, è impegnato al momento a battere i record di generosità stabiliti ai tempi di Berlusconi e Letizia Moratti". L'ora di religione costa agli italiani un miliardo di euro all'anno. Essendo facoltativa dovrebbe prevedere insegnanti non di ruolo. E invece dal 2004 sono diventati progressivamente di ruolo. Chi li sceglie questi insegnanti? I vescovi. Prenderanno poco questi insegnanti. Sbagliato, prendono di più degli altri. Perché a loro vengono applicati gli scatti biennali di stipendio e di anzianità.

Stampa Rassegnata

E Repubblica restò sola soletta a difendere Romano.



Dopo lo schiaffo di qualche giorno fa Paolo Mieli del Corriere della Sera, oggi è arrivato quello de La Stampa ad opera del direttore Giulio Anselmi che in un fondo in prima pagina considera un fallimento il governo di Romano Prodi.

Forza Eugenio. Ti aspetta un domenicale di quelli tosti. Lo aspettiamo.


Ecco il fondo di Anselmi:

L’ultimo atto del faticoso premierato di Romano Prodi, la guerricciola tra Di Pietro e Mastella, non si discosta troppo da quelli che l’hanno preceduto: uno strappo rappezzato in extremis grazie alla tenacia che tutti riconoscono al presidente del Consiglio, ma accompagnato da nuove rotture tra i ministri (questa volta sul fronte della sicurezza) e da più allarmanti vaticini di crisi da parte di coloro che finora erano stati alleati affidabili.

Giorno dopo giorno, ingarbugliato da esasperati tatticismi che - come nel caso del protocollo sul Welfare - hanno finito con lo scontentare un po’ tutti, e indebolito da allarmi angosciati sul mercato dei senatori e da minacce di crisi pronunciate da politici che non hanno intenzione di provocarla davvero, il filo del governo si è fatto assai corto.

Ormai da mesi il ministero trascina la sua carcassa all’insegna dell’emergenza e della precarietà, costretto a tradurre in un conflitto ininterrotto il fallimento della coalizione che lo sostiene. L’impopolarità senza precedenti di Prodi è la personificazione di questo problema politico che ingloba e avviluppa Palazzo Chigi, sommando la delusione e la sfiducia dell’elettorato di centro-sinistra, un elemento sociale e psicologico che sarà difficile recuperare, e la rabbia di gran parte dell’elettorato di destra.

Il giudizio prescinde perfino da un esame bilanciato tra alcuni errori clamorosi, come l’indulto, e alcuni risultati che vanno riconosciuti ai ministri sul terreno dei conti pubblici e delle liberalizzazioni. Il mondo della politica e la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica (non soltanto quella parte che fa comunque professione di antipolitica) ne sono ormai certi: questo governo ha fallito.

Il cavalier Berlusconi, col suo ininterrotto preannuncio di fine, aggiunge solo un che di grottesco. Come ai tempi degli ultimi esecutivi della Prima Repubblica, la residua energia vitale del ministero è rivolta al tirare a campare, senza nemmeno domandarsi per che.

Arroccati nella presuntuosa convinzione che gli elettori del centro-sinistra e parte di quelli del centro-destra non vogliano correre il rischio di una nuova stagione berlusconiana, gli inquilini dei vari palazzi romani cercano di intercettare gli umori popolari in tema di tasse, sicurezza, costi della politica annunciando soluzioni impraticabili, misure feroci su zingari e lavavetri, riduzioni delle spese degli altri in un crollo verticale di consapevolezza e credibilità: non era mai accaduto che un ministro della Giustizia inquisito arrivasse a sottrarre al magistrato l’inchiesta che lo riguarda e che, per l’indispensabilità dei suoi voti all’esigua maggioranza, venisse blandito dal presidente del Consiglio.

La lunga catena di insabbiamenti, dei quali è ricca la storia repubblicana, in questi giorni è arrivata allo zenit. È difficile, quindi, oggi trovare motivi per allungare la vita del governo. Ed è legittimo sospettare che certi inviti a soluzioni tecniche e istituzionali celino la tentazione di prendere tempo. Ma l’appello «al voto, al voto», che risuona nelle piazze e nei talk-show televisivi pronunciato con maggiore o minor convinzione da esponenti della maggioranza e dell’opposizione, rischia di produrre un appuntamento destinato a funzionare semplicemente da valvola di sfogo per la delusione Prodi.

Così come un anno e mezzo fa espresse l’irritazione dell’elettorato per la delusione Berlusconi. C’è una significativa simmetria, naturalmente respinta dagli interessati, tra le critiche rivolte al governo di centro-destra e gli addebiti riferiti al centro-sinistra, soprattutto dagli economisti e dai politologi di parte liberale: tutti si riconducono alla difficile governabilità del Paese.

Andare a votare con l’attuale legge elettorale significherebbe, stando ai sondaggi, trovarsi di fronte alla vittoria di un centro-destra bloccato, dotato di una maggioranza al Senato (salvo un’improbabile vittoria nelle regioni «rosse») forse un po’ più ampia ma non troppo dissimile da quella odierna dell’Unione. Un centro-destra, cioè, alle prese con le stesse difficoltà politiche che gli hanno impedito di trasformare il Paese durante la scorsa legislatura, aperta dalla trionfale vittoria del 2001.

Non a caso il Presidente della Repubblica, preoccupato dalla concretezza di questo scenario, ha detto e scritto ripetutamente, ieri per l’ennesima volta, che non si può andare alle urne senza una riforma delle norme attuali. Per darsi regole nuove, nell’interesse di tutti, basterebbero pochi mesi.

Ma non è il caso di illudersi: una politica rinserrata in se stessa e capace di seguire una sola bandiera, quella del continuismo, ha già superato i fantasmi evocati dai dibattiti sulla «casta» e dalle urla di Grillo e ha ridotto il suo senso di responsabilità circa gli interessi dell’Italia all’esigenza di approvare la Finanziaria per evitare l’esercizio provvisorio, con le prevedibili nefaste conseguenze sul debito pubblico e sull’economia.

Già nel centro-sinistra si delineano piani che prevedono la sconfitta elettorale come un male minore per il futuro del Pd e prefigurano il Cavaliere, giusta nemesi, intento a fare i conti con la sua legge «porcata». Insomma, la consueta altalena. Che in queste condizioni, però, rappresenta soltanto una via di fuga. Utile probabilmente a qualcuno, ma non certo al Paese.

Giluio Anselmi - La Stampa

Continua la guerra tra Repubblica e il Vaticano. Affondo di Ezio Mauro nel costato di Tarcisio Bertone.





Infuria la battaglia tra il Vaticano e il giornale fondato da Eugenio Scalfari. Il motivo del contendere è sempre quello: il pezzo di qualche settimana fa a firma di Curzio Maltese sui conti e sui costi della Chiesa.

Oggi tocca al direttore Ezio Mauro affondare la sciabola verso Tarcisio Bertone con un fondo in prima pagina molto eloquente che vi riportiamo per intero:

«Finiamola». Con questo invito che ricorda un ordine il Cardinal Segretario di Stato della Santa Sede, Tarcisio Bertone ha preso ieri pubblicamente posizione contro l´inchiesta di Repubblica sul costo della Chiesa per i contribuenti italiani, firmata da Curzio Maltese. «Finiamola con questa storia dei finanziamenti alla Chiesa – ha detto testualmente il cardinal Bertone –: l´apertura alla fede in Dio porta solo frutti a favore della società». Per poi aggiungere: «C´è un quotidiano che ogni settimana deve tirare fuori iniziative di questo genere. L´ora di religione è sacrosanta».
Non ci intendiamo di santità, dunque non rispondiamo su questo punto. Ma non possiamo non notare come il tono usato da Sua Eminenza sia perentorio e inusuale in qualsiasi democrazia: più adatto a un Sillabo. L´attacco vaticano riguarda un´inchiesta giornalistica che analizza i costi a carico dei cittadini italiani per la Chiesa cattolica, dalle esenzioni fiscali all´otto per mille, al finanziamento alle scuole private, all´ora di religione: altre puntate seguiranno, finché il piano di lavoro non sia compiuto.

Finiamola? E perché? Chi lo decide? In nome di quale potestà? Forse la Santa Sede ritiene di poter bloccare il libero lavoro di un giornale a suo piacimento? Pensa di poter decidere se un´inchiesta dev´essere pubblicata «ogni settimana» o con una diversa cadenza? E´ convinta che basti chiedere la chiusura anticipata di un´indagine giornalistica per evitare che si discuta di «questa storia»? Infine, e soprattutto: non esiste più l´imprimatur, dunque persino in Italia, se un giornale crede di «tirar fuori iniziative di questo genere» può farlo. Salvo incorrere in errori che saremo ben lieti di correggere, se riceveremo richieste di rettifiche che non sono arrivate, perché nessun punto sostanziale del lavoro d´inchiesta è stato confutato.

La confutazione, a quanto pare, anche se è incredibile dirlo, riguarda la legittimità stessa di affrontare questi temi. Come se esistesse, lo abbiamo già detto, un´inedita servitù giornalistica dell´Italia verso la Santa Sede, non prevista per le altre istituzioni italiane e straniere, ma tipica soltanto di Paesi non democratici. In più, Sua Eminenza è il Capo del governo di uno Stato straniero che chiede di «finirla» con il libero lavoro d´indagine (naturalmente opinabile, ma libero) di un giornale italiano. Dovrebbe sapere che in Occidente non usa. Mai.

Stupisce questa reazione quando si parla non dei fondamenti della fede, ma di soldi. E tuttavia se la Chiesa – com´è giusto – vuole far parte a pieno titolo del discorso pubblico in una società democratica e trasparente, non può poi sottrarsi in nome di qualche sacra riserva agli obblighi che quel discorso pubblico comporta: per tutti i soggetti, anche quelli votati al bene comune. Anche questo è un aspetto della sfida perenne, e contemporanea, tra democrazia e religione.

Ezio Mauro - La Repubblica

mercoledì 24 ottobre 2007

La crisi dell'Armani Jeans trascina il fido Massimo Pisa nelle pagine nazionali.



Massimo Pisa lo conosciamo per le sue fedeli cronache dolceamare della sua Olimpia Milano alias Armani Jeans. Cronache che però non escono quasi mai dal dorso milanese di Repubblica. Oggi però è successo grazie alla notizia bomba dell'esonero del coach Markovski e dell'abbandono del presidente Corbelli. Morale: tutta una paginona dello sport nazionale a disposizione della scarpetta rossa Massimo Pisa.

Nella foto: Pisa intervista Andrea Niccolai in un allenamento di qualche stagione fa.

Inviati per sport. Champions League: l'esordio di Marco Mensurati e la supplenza moscovita di Sorrentino.





L'ex milanese Marco Mensurati, diventato famoso qualche tempo fa per i pezzi firmati a quattro mani insieme al collega Luca Fazzo (poi silurato), fa il suo esordio in Champions League, parliamo di trasferte, a Brema al seguito della Lazio.

Sul fronte Inter, mentre Gianni Piva si riprende dalla sbornia ferrarista di San Paolo, tocca nuovamente ad Andrea Sorrentino sostituire (a Mosca) il titolare della cattedra nerazzurra.

Una domanda: a Mosca vive Leonardo Coen da un paio d'anni. E' vero che Leonardo è milanista, ma perchè non mandare lui allo stadio invece di Sorrentino?

Le markette di Repubblica: stavolta tocca al libro di Linus.





Per la rubrica "le markette di Repubblica" segnaliamo la recensione odierna di Laura Pertici del libro-blog di Linus "Qualcuno con cui giocare".

martedì 23 ottobre 2007

Vittorio Zucconi ricasca nel vizietto dell'ammeregano.



Vittorio Zucconi l’ammeregano l’ha fatto ancora. Cioè ha tradotto alla lettera una parola inglese in italiano, utilizzandola con il significato inglese. Parlando del messaggio audio di Bin Laden ha scritto “Assumendo che il messaggio sia vero…”, traducendo dall’inglese “assuming”, che si significa “presumendo”. Assumendo invece in italiano significa un'altra cosa, a meno che Zucconi voglia dare lavoro al suddetto messaggio.

Marco Ansaldo va alla guerra.



E il gran giorno arrivò. Il turco Marco Ansaldo l'aspettava da mesi: poter diventare inviato "de guera" nella sua Turchia. Con il suo pezzo da Sirnak (frontiera turco-irachena) e il fondo di Guido Rampoldi, torna la guerra nella prima pagina di Repubblica dopo mesi di pace. Ma, fortunatamente, è stato un fuoco di paglia: infatti già oggi la notizia è sparita dalla prima pagina ed è affogata a metà giornale.

Ma Marco sarà contento lo stesso.

Andrea Tarquini vota in Polonia. Enrico Bonerandi in Svizzera.





Tempo di elezioni in europa. sI vota in Polonia e quindi il più vicino a lì è il berlinese Andrea Tarquini che vola a Varsavia e ci racconta tutto. Lo stesso fa il milanese Enrico Bonerandi che prende la macchina (o il treno) e da Zurigo ci dice come sono andate le elezioni rossocrociate.

E intanto Concita fa shopping sulle Ramblas. Complice un pezzo zavattiniano sull'ex-sindaco di Barcellona.





Mentre a Roma la sinistra radicale e cattiva marciava compatta a difesa dei diritti dei lavoratori precari, la dolce Concita marciava compatta sulle Ramblas di Barcellona. Complice un pezzo (bello) sull'ex sindaco della capitale catalana Pasqual Maragall protagonista di una storia molto zavattiniana. Maragall ha confessato di avere l'Alzheimer ma non ha paura di perdersi per i vicoli del Barrio Gotico di Barcellona: la gente lo riconoscerebbe e lo riporterebbe a casa.

L'incomprensibile viaggio a Reggio Calabria del torinese Emanuele Gamba.



E' vero che l'interista abituale Gianni Piva era a San Paolo a vincere il mondiale di F1, ma qualcuno ci spiega perchè, oltre ad Andrea Sorrentino, è stato mandato a Reggio Calabria per Reggina-Inter anche il torinese Emanuele Gamba? E per giunta solo per fare un'intervistucola e due righe di pagelle? Non poteva fare tutto Sorrentino?

A meno che Gamba non abbia dei parenti o degli amici a Reggio Calabria e ne ha approfittato per andare a salutarli. Ma ci sentiamo di escludere la cosa perchè Gamba lo ritroviamo su Repubblica di lunedì a commentare la Juve da Torino.

Ma che c'azzecca Maurizio Ricci con il rugby?



Lo conoscevamo per il suo abile lavoro in ambito bellico-americano e strategico-iracheno. Ma la sua passione per il rugby ci è nuova. E' una sorpresa quindi trovare il suo pezzo da Parigi a commento della vittoria del Sudafrica ai mondiali di rugby.
Il suo pezzo oscuro persino quello di Andrea Passerini, collaboratore di Repubblica, e titolare dei mondiali della palla ovale da circa 45 giorni.

Raikkonen mondiale. Il segreto della vittoria si chiama Gianni Piva, che dopo lo scudetto vince anche il mondiale piloti.



Smessi per un weekend i panni dell'interista ( a Reggio Calabria ci hanno mandato l'insolita coppia Sorrentino-Gamba), Gianni Piva indossa quelli del cronacaro ferrarista e la scelta si rivela azzeccata. E' stato lui a portare bene a San Paolo del Brasile nell'ultima gara che ha battezzato Kimi Raikkonen campione del mondo di Formula Uno.

Gianni Piva ora è già in vendita su e-bay: dopo aver portato bene all'Inter e alla Ferrari, aspetta altre offerte. Il Milan già propone uno scambio di inviati con Enrico Currò.

Manifestazione di Roma: la dolce Concita non si sporca le mani con la sinistra radicale.



Chi si aspettava un pezzo d'autore della dolce Concita De Gregorio a commento della manifestazione di sabato scorso della sinistra radicale è rimasto deluso. Concita non si sporca le mani con le manifestazioni comuniste a difesa del welfare e del precariato che potrebbero far cadere il governo. Per lei solo la cronaca delle primarie del PD.

domenica 21 ottobre 2007

Gianni Mura ricorda Beppe Viola: ecco finalmente il testo.

Grazie ad un carissimo amico, siamo riusciti a recuperare il pezzo scritto qualche giorno fa da Gianni Mura in ricordo dei 25 anni dalla scomparsa di Beppe Viola:

godetevelo:

Sono tanti quelli che si ricordano di Beppe Viola, non solo oggi, a 25 anni
dalla morte. Era una domenica, in Rai stava montando la sintesi di
Inter-Napoli. Strano morire a 43 anni, e gli amici avvertiti dal tamtam che
correvano al Fatebenefratelli e lì c' era Jannacci che scuoteva la testa,
Jannacci che era il suo medico, non solo coautore di canzoni. «E' andato».
Beppe era capace di tener su di morale una compagnia intera, quando era giù.
Una battuta, uno scherzo, una barzelletta. Quella domenica non era uno
scherzo, era tutto vero. Anche l' espianto degli organi, tutto quello che si
poteva dare l' aveva dato, in perfetta sintonia con una vita breve, vissuta
sotto il segno di una generosità quasi imbarazzante. Perché non è difficile
essere generosi con un bel conto in banca, ma di soldi non ne giravano
molti, in tasca a Beppe, e quando giravano se li giocava ai cavalli. Era
piccolo quando il padre, marconista, gli indicò una collina, a Contursi: «La
vedi? Se l' è ballata tutta tuo nonno a cocincina». Quando c' era Beppe
Milano era una città viva, popolata da una fauna a volte stramba ma sempre
umana. Nei bar si giocava a carte. C' era un cabaret vero, il Derby, che per
lui era una seconda casa. Jannacci, Cochi, Renato, Teocoli, Lauzi, Toffolo,
Andreasi, Boldi, Abatantuono che non era famoso ed era il primo a uscire sul
palcoscenico, per rompere il ghiaccio. Saltimbanchi per autodefinizione,
precari. Beppe aveva un posto fisso, alla Rai, ma non lo faceva pesare. Non
è che alla Rai fossero entusiasti di lui, in generale. Quando si mise d'
accordo con Vitaletti e mandò in onda le immagini di un derby milanese dell'
anno prima («quello di oggi è stato così brutto che ve lo risparmiamo»),
Tito Stagno l' avrebbe mangiato vivo. Molti ricordano la sua intervista a
Rivera sul tram numero 15. Oggi non si potrebbe fare. Oggi la tv e il calcio
non amano quell' apparente distacco, quell' ironia leggera, quell'
avversione per l' enfasi che Beppe portava nel lavoro. In tv non faceva
cabaret, ma giornalismo, e di quello buono perché raro. Niente interviste in
ginocchio, niente grancassa suonata a comando. E comunque per misurare la
distanza basta vedere oggi i giornalisti tv così ammodo, senza un capello
fuori posto, spacciatori di vuoto, la cravatta sempre intonata, e ripensare
a Beppe che sotto i riflettori sudava come una bestia e allentava il nodo,
ma forniva spunti, riflessioni, battute mai banali. Con l' indipendenza di
Beppe ne nascono pochi, lo dico senza che mi facciano velo l' amicizia, le
partite a scopa, le gare a chi mangiava più pesante. E' morto troppo presto,
ma sarebbe contento di vedere come Franca ha tirato su le quattro figlie, e
quanto hanno preso da lui.

Gianni Mura

Acqua rossa nella Fontana di Rory.





Atto vandalico ieri alla Fontana di Trevi a Roma. Il blitz futurista di un uomo che ha versato nella fontana un colorante rosso in segno di protesta contro la Festa del Cinema di Roma.

Per Repubblica a commentare la notizia hanno mandato Rory Cappelli e hanno chiesto a Francesco Merlo di fare un fondino sulla notizia curiosa.

Francesco Merlo lo conosciamo benissimo, ma chi è Rory Cappelli? L'abbiamo subito googlata ed ecco il risultato, con tanto di foto:

Rory Cappelli, fiorentina, vive a Roma dopo aver vissuto a lungo anche a Milano. Giornalista e fotografa per "I Viaggi di Repubblica", ha lavorato per "Carnet", "Art e Dossier", "Panorama" e molti altri settimanali e riviste nazionali. Ha vinto diversi premi giornalistici, sta scrivendo un libro e preparando una guida. Amante da sempre di viaggi e fotografia è riuscita a coniugare nel suo lavoro questa doppia passione. Nel tempo libero, osservata dal suo gatto Gadir che a volte partecipa, dipinge (a maggio, a Roma, si è tenuta la sua prima personale).

sabato 20 ottobre 2007

Karl Kraus contro Ezio Mauro.




Il gruppo Karlkraus spedisce un lungo e circostanziato cahier de doléances al direttore de "La Repubblica" su alcune gravi (gravissime) imprecisioni pubblicate sul suo giornale (una, in particolare, ha dato la stura a un dibattito "falsato" su molti blog). I colti autori della missiva non parlano solo di meri "errori", ma di tutto un clima, un'atrofia culturale, di cui la superficialità giornalistica è una spia (e che spia!!!)
Ezio Mauro, nel giro di un'ora, liquida la questione con molta sicumera (attribuendola ai suoi interlocutori). Poche righe stizzite che si concludono con un superlativo "combattiamo ogni giorno con i nostri errori come ogni organizzazione umana".

Fonte: Eco Di Sirene.