mercoledì 19 novembre 2008

Decadenza della Terza.

Il nostro nuovo collaboratore Saul Stucchi, già segnalato mesi fa per il suo blog Bel Paìs, lancia un dibattito sulla Terza Pagina.

Propongo che si apra il dibattito: secondo voi le pagine della cultura sono peggiorate o migliorate negli ultimi anni? A parer mio sono sensibilmente peggiorate. Cerco di spiegarmi. Innanzitutto noto che sempre maggior spazio viene dedicato a polemiche da bottega o di respiro poco più ampio; altro spazio prezioso viene poi speso per riferire di premi e riconoscimenti che fanno, anche qui, tanto Italietta provinciale. Aggiungo gli interventi, peraltro interessanti e acuti come quello di Salvatore Settis sull’edizione di oggi (ieri per chi legge), di esperti e “tecnici” che forse troverebbero migliore collocazione nelle pagine dei commenti.
Ci sono poi le recensioni di opere di collaboratori. Su questo punto continuo a concordare con quanto scritto anni fa da Beniamino Placido (di cui credo tantissimi di noi sentono la mancanza): molte testate straniere riservano ai lavori dei collaboratori uno spazio su un numero speciale pubblicato una volta all’anno (se non ricordo male, Placido citava Le Monde). Considerano infatti poco elegante recensire i lavori di questi ultimi, dando per scontato che esistono problemi di obiettività. Chi mai si permetterebbe di stroncare il libro di un autore che scrive per lo stesso giornale? In realtà una celebre firma di Repubblica un giorno mi ha raccontato un episodio significativo. Avendogli affidato la recensione del libro di un collega, il giornalista ne ha scritto quello che pensava veramente, in pratica stroncando l’opera (che pur ha goduto di buone recensioni su altre testate). Il caporedattore decise di non pubblicare la recensione per motivi di opportunità, anche perché l’autore del libro rivestiva (e riveste tutt’ora) un ruolo molto importante e ben visibile sull’edizione nazionale. Lo stesso caporedattore affidò la recensione a un altro redattore che svolse il compito affidatogli in modo “politicamente corretto”. Per lo stesso principio non nomino i nomi dei due giornalisti (recensore e recensito).
Tolti dunque i pezzi polemici, quelli encomiastici e le marchette, rimane alla fine poco – troppo poco, io credo – che valga la pena di essere letto. Confesso di avere la passione, da molti anni, di ritagliare gli articoli più interessanti. Ho notato che le pagine culturali finiscono sempre più spesso nel bidone della carta insieme al resto del giornale, mentre prima venivano almeno in parte salvate dall’oblio grazie a un paziente lavoro di forbice.
Ma ho detto fin troppo. Ora il dibattito, se volete, è aperto.
PS: ho controllato ora sul motore di ricerca dell’archivio. Il pezzo di Placido a cui facevo riferimento si può leggere qui:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/11/05/chi-di-premi-letterari-ferisce.html

Saul Stucchi

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