venerdì 23 gennaio 2009

Il cazziatone di Matteo Bordone a Paolo Rumiz.

Riportiamo, paro paro, dal blog di Matteo Bordone:

Dunque. Ieri è successo ’sto fatto, di cui mi sono accorto solo oggi: per la prima volta, Freddy Nietzsche è stato citato dal giornalone, nello specifico da Repubblica. In un pezzo di Paolo Rumiz sull’antisemitismo strisciante e quotidiano, intitolato “L’antisemita che vive in mezzo a noi” a un certo punto c’era scritto:

Matteo Bordone, pseudonimo ebraico “Yankele” scrive di Palestina sul sito “Freddynietzsche.com”. Risposta: «Gli ebrei avrebbero dovuto estinguersi con l´avvento del cristianesimo - che ci siano ancora a fare danni è un amaro scherzo della storia». Ida Magli, graffiante opinionista del “Giornale”, sul sito “ItalianiLiberi” spiega come gli ebrei dell´alta finanza abbiano distrutto l´Occidente attraverso la loro visione del mondo: il primato dell´economia come unico valore.


Quando mi hanno segnalato che lei mi aveva citato, Paolo, mi ha fatto piacere. Ho letto spesso i suoi reportage e li ho trovati interessanti. Insomma, non è male una citazione da Repubblica. Poi però ho letto il pezzo e la citazione. E a proposito devo segnalare alcune cose:

1 - Freddy Nietzsche non è un sito, ma un blog (e fin qui, chi se ne frega). Non è però un posto dove scrivo insieme ad altri: è il mio blog.

2 - Nei blog, e in genere in rete, come nella vita reale, le risposte seguono solo alle domande. Nessuno ha chiesto niente. C’è un articolo/pezzo/post e ci sono i commenti dei lettori. Quello lì è uno dei tanti commenti.

2 - Io non sono Yankele. Yankele è un gentilissimo collaboratore, che risponde alle domande, si prende critiche e insulti, scrive per passione, e merita di essere riconosciuto almeno come essere munito di un’identità svincolata da quella del sottoscritto. È anche il secondo Yankele del blog, per dire. E poi basta leggere uno qualunque dei i post di Ebrei For Dummies (la rubrica di divulgazione ebraica che Yankele cura) per trovare sulla destra queste parole:
Siccome chiedere le cose non è mai sbagliato, saperle è sempre meglio che ignorarle e gli ebrei sono persone normali, io ne ho trovato uno che risponde a qualsisi domanda. Si chiama Yankele. Il posto dove mandare le domande per Yankele è…

3 - Il commento citato nell’articolo seguiva il post di discussione tra me e Yankele durante i giorni dello scontro nella striscia di Gaza. Che faccia più notizia un commento di un pirla (che per altro sarà stato online un giorno, prima di essere cancellato) rispetto a due anni abbondanti di rubrica sulla cultura ebraica mi fa specie e mi fa girare le balle. Scusi, Rumiz, ma glielo devo dire.

4 - Se uno la legge in fretta quella roba lì, non si capisce che rapporto abbia io con la frase. Perché il mio nome c’è; quello di chi l’ha scritta no. Chi l’ha scritta è uno dei tanti frustrati cronici che si trovano in rete. Li chiamiamo anche troll, e sono come quei dementi che scrivono ossessivamente lettere deliranti ai giornali. Ai giornali le lettere si cestinano; sui blog si cancellano dopo che sono uscite e sono state identificate come cretinate deliranti. Questo qui nello specifico di solito scrive idiozie, robe fasciste, o insulti verso il sottoscritto. Nessuno riprende le cose che scrive, né in positivo né in negativo, e io le cancello ogni volta che le vedo. Quel giorno il troll ha scritto
l’unica verità è che gli ebrei avrebbero dovuto estinguersi con l’avvento del cristianesimo, come il paganesimo arabo con maometto, che ci siano ancora a fare danni è solo un amaro scherzo della storia: una tentativo talmente ridicolo e arzigogolato di mascherare il proprio antisemitismo, da risultare il delirio di un ignorante folle. Che lei tolga la frase centrale e trasformi un demente in uno skinhead non mi pare corretto. E, sottolineo ancora una volta, si tratta di una sola persona, parecchio sciocca. È molto meno di una scritta su un muro.

Insomma, quando le cose scritte sulla rete sono prese per quello che sono, con la competenza che serve per dar loro il peso giusto, possono avere un senso. Così, mi scusi ancora, a cazzo di cane, servono solo ad avallare una tesi, e indebolirla implicitamente. Perché il giornalismo d’inchiesta non si fa col metodo induttivo, come lei ben sa, visto che si fa un culo quadro in giro per il mondo a cercare storie e fenomeni sociali. Google invece è metodo induttivo. Io credo che lei sia arrivato lì con Google, inserendo delle parole chiave, alla caccia dell’antisemitismo. I commentatori dei blog, e soprattutto quelli che scrivono una cretinata che nessuno riprende, sono voci singole, inesistenti. Se gli si dà risalto è solo per fare prima. Ecco.
La prego non usare più Freddy Nietzsche per fare prima, men che meno su un tema delicato come questo. È una cosa spiacevole per me, per Yankele, per quel migliaio abbondante di persone che ogni giorno viene a leggere, discutere, chiacchierare.

Niente di personale.
Stia bene.
Matteo Bordone

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bordone - Rumiz 1-0

Quando la parita di ritorno ?

Saul Stucchi ha detto...

avevo tenuto da parte l'articolo, per leggero con calma. l'ho tirato fuori ora, sollecitato dal commento di Bordone. Beh...
Beh: dalla lunghezza del commento parrebbe che Rumiz ha scritto 15 mila battute sul blog di Bordone, mentre in realtà c'è un veloce cenno con una citazione impropria, forse "concentrata" per limiti di spazio. Rimango comunque, a prescindere, pro Rumiz. quello che invece mi è piaciuto meno del pezzo è proprio l'approccio. Secondo me sarebbe stato meglio rivoltare il tema e dedicare tutto lo spazio a quello a cui Rumiz dedica invece solo le ultime righe. Il filosemitismo d'ordinanza, la confusione tra antisemitismo e anti-israelismo (che differisce ancora dall'anti-sionismo). ho il piacere di conoscere Paolo e so con quanta attenzione ascolta le persone che incontra in treno. ma la mia domanda, neppure troppo provocatoria, è: se il tema fosse stato "la donna d'oggi" o "gli immigrati" o "i sindacalisti" o "gli impiegati in banca" o "i giornalisti", avrebbe avuto risposte meno qualunquiste, generiche, imprecise, farcite di luoghi comuni, ripiene di violenza sotterranea ma non troppo? io non credo. ascolto i discorsi "da mensa" che escono dal chiostro dei denti senza sollecitazioni né particolari motivi di pressione momentenea e rimango allibito. la famosa - famigerata - maggioranza silenziosa ha perso da tempo qualsiasi remora a confessare le peggiori sicurezze che cova dentro. Bei tempi (ma ironizzo) quando almeno se le teneva per sé. e se sui mezzi pubblici venisse introdotto il divieto di parlare? leggendo si fa molti meno danni che parlando. credo.