venerdì 15 maggio 2009

Leonardo Coen parla della morte di Leonardo Coen e dell'intervista a Leonard Cohen.



La settimana scorsa ho incontrato casualmente su Facebook il corrispondente da Mosca di Repubblica Leonardo Coen. Sia io che lui avevamo un po’ di tempo libero e così abbiamo cominciato a chattare spensieratamente sul più e sul meno. Lui rientrava da una parata militare sulla Piazza Rossa e io temporeggiavo in attesa di portare mia figlia ad una festa di compleanno all’Ikea. E così ho iniziato a stuzzicare Leonardo in preda ad un raptus feticistico e mitomane. Insomma, non è da tutti avere a disposizione uno dei pionieri tra i cronisti di Repubblica e quindi ne ho approfittato.

Ad un certo punto, stimolato da me, Leonardo ha cominciato a raccontare cose interessantissime. Tipo questa:

“Ah, ti racconto di un fatto che ha dell'incredibile. La settimana scorsa è morto Leonardo Coen. Un omonimo. Ma nato il mio stesso giorno, lo stesso mese e lo stesso anno”.

Non ci volevo credere, pensavo ad una presa in giro e invece era vero.

“Anni fa avevo un'amica, e fu lei a dirmi che questo tizio, questo Leonardo Coen - un suo amico, uno che lavorava nel cinema e in teatro come scenografo - era stato tanto tempo fa un grande campione di basket, giocava per la Partenope, con la quale vinse la Coppa delle Coppe, e andò in nazionale. Venti centimetri più alto di me."

Io dimostravo scetticismo, evidentemente, perché lui insisteva e ad un certo punto ha preso a raccontarmi altre esperienze di omonimia.

“Ti assicuro che è verissimo. Come quando Claudio Sabelli Fioretti mi mandò ad intervistare il grande Leonard Cohen: il fotografo ci mise di profilo, uno di fronte all'altro. Sembravamo fratelli...inquietante." Incredibile!”

E in me la curiosità montava.

“Ti dirò di più...anni e anni fa scrissi un pezzo per Critica Sociale. Nell'archvio della rivista scoprii due numeri del 1946 (o 1948, non ricordo esattamente) in cui comparivano articoli dottissimi di tale Leonardo Coen. Confesso che ho sottratto quelle due copie, altrimenti introvabili.”

E poi ancora sul cantante Cohen.

“L'intervista con Cohen il cantante fu bellissima e straordinaria. Lui era a Milano a presentare un suo romanzo, "Il gioco favorito". Andai al Gallia - allora ancora sede del calcio mercato - e passai più di due ore con Cohen. Era stranito dal fatto dell'omonimia, mi disse che lui credeva alle coincidenze, ai giochi incrociati del destino, alle alchimie dell'esistenza e sosteneva che tutti gli uomini hanno un loro doppio che vive contemporaneamente a noi ma noi non sappiamo dove e che tocca a noi saper cercare. Parlammo della sua famiglia ebrea di Montreal, dei suoi viaggi in Europa senza un dollaro in tasca, di Parigi, di come Dio fosse in noi e io gli chiesi solo se mi poteva accennare l'inizio di Suzanne. lo fece. Da brividi e pelle d’oca”.

Anche a me sono venuti i brividi e la pelle d’oca a sentire questi racconti.


Grande Leonardo. Sei un mito!

Ezio Mauro sbaglia a tenerti là in Russia. Lontano dalla tua Milano e dal tuo Milan.

Un abbraccio.

PazzoPerRepubblica

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