lunedì 21 dicembre 2015

In difesa della Repubblica rinaldiana.

Molte le reazioni alla lettera di Alvaro Walter Bartolini pubblicata un paio di giorni fa qui su PPR.

Partiamo da quella del nostro MUDD, a difesa della Repubblica rinaldiana messa sotto accusa da Bartolini: 

Caro Bartolini,
la sua, più che una critica al giornale sembra una critica a Rinaldi. Mettiamo un po’ d’ordine?

1) I più importanti restyling dell’ultimo decennio – nel quale abbiamo visto rimpicciolirsi i formati “lenzuolo” a partire dalla Gazzetta dello Sport per arrivare al più recente e clamoroso: il fratello Corriere della Sera – sono ispirati alla semplificazione-scarnificazione dei contenuti più che alla leziosità grafica. Per capirci: l’idea è piegare l’aspetto esteriore alle esigenze contenutistiche, anche in linea con tagli di firme e redattori (e carta: sui grandi numeri si tratta di numeri, appunto). Non sfugge a questo canone proprio la Stampa: se ci fate caso, ogni pagina – soprattutto nei primi piani iniziali – si chiude con al massimo due pezzi, per il resto proliferano riepiloghi, rubrichette e infografiche. Il Corsera s’è adeguato, e Repubblica ha, diciamo, fatto scuola: chi dice che non ci sono bianchi nel disegno attuale sfoglia il giornale con occhio preconcetto. Lo stesso pregiudizio che fa definire «barocchismo ridondante» lo stile di Rinaldi, ispirato al contrario a pattern che si incastrano con enorme chiarezza e pulizia. È il caso – il primo che mi viene in mente – dei mini-pezzi introduttivi nei primi piani: spesso il corpo viene ingrandito per rendere al meglio l’idea di chiarezza, mentre nei pezzi (due al massimo) che si sviluppano nel resto delle due pagine, ecco altrettanti approfondimenti (di solito un’intervista e un retroscena, nel senso meno degenere del termine).

2) Invocare una «contaminazione di politica italiana e esteri senza una suddivisione rigida e gabbie prestabilite» significherebbe snaturare l’idea stessa di quotidiano-settimanale che 40 anni fa ispirò Scalfari e non a caso fece scuola, e anzi la fa ancora oggi. «Così come mi piacerebbe leggere una nota e un commento, anche fuori dalle canoniche pagine delle idee e dei commenti»: sicuro che non ce ne siano già? I vari “Diario da” e affini non sono commenti esterni contestualizzati nelle pagine a tema e non in quelle dei commenti?

Sull’importanza di dare «voce a commenti diversi e contrapposti» ha già detto Virgela nei commenti che mi hanno preceduto. Dire che Repubblica è o deve o vorrebbe essere «una voce della sinistra» mi sembra alquanto riduttivo e superficiale (dovremmo interrogarci sul senso stesso della parola sinistra), così come invocare un giornale che sia «più Foglio e meno Unità»: bisognerebbe analizzare tutti gli articoli – non dico gli editoriali del Fundador: sarebbe troppo facile – per descrivere bene la linea sul governo, ispirata alla critica motivata e mai al preconcetto, piuttosto ai fatti. Mi riprometto di farlo.

3) Levare l’azzurro da Repubblica sarebbe come levarlo dalla testata del Monde – per rimanere nei modelli di Bartolini – o la losanga da Libération, il rapace dall’Independent, la skyline dal New York Observer e via dicendo…

«Le infografiche per le solite e banali ricostruzioni da delitto irrisolto»? Di quelle, ne usa di più il “serioso” Corriere della Sera.
Un ultimo consiglio spassionato a chi invoca che «Repubblica torni ad essere un giornale bello, bianco, austero, serio e lo faccia attraverso la pulizia grafica e il confronto delle idee»: un giornale così c’è già ed è il Foglio (a parte tutto 'sto confronto sulle idee), lasciateci godere con la Repubblica di Rinaldi&co. Coi suoi azzurri, gli arancioni, le firme e le idee. Il giornale – e il pensiero – unico non lo vogliamo.

MUDD (non sono Angelo Rinaldi, eh)

Riportiamo poi un paio di commenti interessanti arrivati in calce alla lettera di Bartolini:

virgela ha scritto:

Sono intriganti e succulente le questioni poste da Alvaro, nei confronti delle quali provo a dare un contributo:
1) Grafica: in merito alla nuova veste di Rep ho scritto più volte, soprattutto nel “contestare” il mancato “nuovo inizio” che doveva corrispondere alla nuova veste grafica; sul tema sono sostanzialmente d’accordo perchè, a parte il logo posto più in alto (per fortuna), mi sento di preferire la vecchia grafica;
2) + Foglio, - Unità: credo che, soprattutto dopo i primi mesi di flirt renziano, Rep già assicuri quanto richiesto da Alvaro; non vedo un pensiero unico né commenti privi di contrasti e contrapposizioni (basti pensare che, al limite lo stesso giorno, si potevano leggere editoriali di De Nicola e del compianto Gallino), anzi, mi sembra che ci sia notevole polifonia; poi, se marione vuole aumentare le voci, ben vengano; dove vorrei che la nostra battesse un colpo, invece, è sulle inchieste, sui reportage, sul tornare ad arrivare primi sulle notizie, senza paura di sporcarsi le scarpe e le mani e senza timore di metterci in mezzo amici ed amici di editori; insomma, torniamo ai tempi di Peppe D’Avanzo, quando si facevano inchieste anche ad otto mani in giro per il mondo (vi ricordate quella di Peppe, Bonini, Greco e Rampini?); ancor di più, vorrei che lo spirito dei 10 giorni dopo il Bataclan, dove si è rivisto un giornale corsaro e completo, fosse perenne;
3) D’accordo su Rep2 e sulle infografiche

Linea Chiara ha scritto:

Ben argomentate e chiare le osservazioni nei due interventi precedenti. Mi chiedo però se non venga trascurato un po' il fatto evidente che anche la grafica de la Stampa (direzione Calabresi) non sia questo esempio europeo di chiarezza e pulizia. Diversa la cosa se parliamo delle iniziative speciali (da Origami in giù). Non trascurerei il fatto che la Stampa ebbe il suo apice grafico con il progetto Maoloni (direttore Mauro art Rinaldi).

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