Ricordiamo con tanto affetto gli anni a Repubblica, caratterizzati da una prosa aspra e mai banale, e lo stile delle sue interviste graffianti e riproposte sul giornale senza le domande.
E' stato un grande, anche se negli ultimi vent'anni ha scritto tante castronerie e fatto ricostruzioni storiche molto inesatte quando non false.
Poi si è autodistrutto volendo rinnegare a tutti i costi il suo passato.
Oggi il giornale gli dedica (quasi) due pagine, con pezzi firmati da Francesco Merlo e da Maurizio Damilano. Da antologia quello firmato da Merlo.
Anche il Corriere gli dedica due pagine, firmate da Aldo Cazzullo, Pierluigi Battista, Walter veltroni e un'intervista di Maria Luisa Agnese a Giulio Anselmi.
Nella foto sotto la fotonotizia sulla prima del Corriere.
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Numerose le testimonianze d'affetto (e non) sui social.
Qui di seguito una selezione di quelli che abbiamo trovato su Twitter:
Ciao a Giampaolo Pansa, maestro di tutti i cronisti
Ezio Mauro
Se ne è andato Giampaolo Pansa sbagliato ricordarlo per le polemiche, è stato un grande maestro di come si raccontano le cose: amore per i dettagli, osservazione minuziosa e una passione sconfinata per il mestiere. Che la memoria sia generosa e la terra lieve
Oggi il giornale gli dedica (quasi) due pagine, con pezzi firmati da Francesco Merlo e da Maurizio Damilano. Da antologia quello firmato da Merlo.
Anche il Corriere gli dedica due pagine, firmate da Aldo Cazzullo, Pierluigi Battista, Walter veltroni e un'intervista di Maria Luisa Agnese a Giulio Anselmi.
Nella foto sotto la fotonotizia sulla prima del Corriere.
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Numerose le testimonianze d'affetto (e non) sui social.
Qui di seguito una selezione di quelli che abbiamo trovato su Twitter:
Ciao a Giampaolo Pansa, maestro di tutti i cronisti
Ezio Mauro
Se ne è andato Giampaolo Pansa sbagliato ricordarlo per le polemiche, è stato un grande maestro di come si raccontano le cose: amore per i dettagli, osservazione minuziosa e una passione sconfinata per il mestiere. Che la memoria sia generosa e la terra lieve
Mario Calabresi
Giampaolo Pansa, un maestro a Repubblica. Anche in riunione, da vicedirettore, era frenetico, iperattivo e rispondeva ai telefoni di tutti. A uno di noi disse: “Hanno chiamato per te: non hanno detto il nome, ma c’era un cane che abbaiava”. Grazie.
Giuseppe Smorto
Giampaolo Pansa è stato uno dei migliori cronisti di sempre. Attenzione al dettaglio, umanità, racconti perfetti. Sul resto si può e si deve discutere, ma andrebbe ricordato prima di tutto come un maestro di giornalismo.
Marco Imarisio
Scompare a 84 anni il giornalista Giampaolo Pansa. Spesso non eravamo d'accordo, ma mi rincresce molto la sua perdita e mi mancherà. Rivolgo un pensiero affettuoso ai suoi familiari.
Gianni Riotta
Con la morte di Giampaolo Pansa se ne va un fuoriclasse del giornalismo. Penna straordinaria, andava in Parlamento col binocolo, perché da un dettaglio, un gesto o una smorfia era capace di raccontare il romanzo della politica come nessuno altro.
Stefano Cappellini
Come nel caso di Zeffirelli, anche nel caso di Pansa ci sono molte serie ragioni per non parlarne bene in morte. Come celebrare chi ha avvelenato i pozzi della conoscenza aprendo al revisionismo fascista?
Tomaso Montanari
Dai tempi di Lotta Continua fino alle più recenti polemiche sulla Resistenza, passando per la stanza di Carlo Casalegno e per le strade di Casale Monferrato,le nostre vite si sono incrociate e aspramente scontrate. Fummo distanti, ma oggi voglio rendere omaggio a Gianpaolo Pansa.
Gad Lerner
La scomparsa di un grande giornalista, Giampaolo Pansa. Un uomo che ha vissuto uno dei maggiori dolori, la prematura perdita di un figlio. Ci mancherà la sua voce libera. Mi mancherà la sua schietta amicizia.
Enrico Letta
Il talento. La curiosità. La libertà. Ciao Giampaolo Pansa non ti dimenticherò.
Corrado Formigli
Pansa tolse il velo sul sangue dei vinti e arrivò l’anatema della sinistra. Il libro sulla vendette partigiane fu al centro di proteste e accuse (anche da Bocca). Fu trattato come un disertore. reagì con altri volumi in tema.
Daniele Manca
Giampaolo Pansa è stato uno dei più grandi giornalisti italiani del Novecento.
Non è un’opinione.
È un fatto.
Tommaso Labate
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Per finire, pubblichiamo integralmente il post che Leonardo Coen, a lungo collega di Pansa a Repubblica, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook:
Giampaolo Pansa è morto: un grandissimo cronista, un grande intervistatore. Raccontò come nessun altro la Balena Bianca, così ribattezzò la Democrazia Cristiana. Poi, con ostinazione che sconfinava quasi in paranoia, indagò la storia d’Italia più controversa, quella della guerra civile vista dalla parte dei vinti e si attirò gli strali della sinistra. Per anni abbiamo condiviso le feste di fine anno a Courmayeur, col cenone da Leo Garin ad Entrèves e poi dopo i brindisi e i fuochi artificiali...la perdita del figlio Alessandro lo ha annichilito, e forse dopo aver chiuso i rapporti con Panorama - secondo lui troppo in ginocchio nei confronti del Ducetto legaiolo - si è chiuso ancor più in se stesso, e l’esser tornato al Corriere della Sera gli deve essere parso come la chiusura di un lungo formidabile cerchio, cominciato alla Stampa, proseguito in via Solferino e poi a Repubblica. Confesso che ho tutti i suoi libri, qualcuno l’ho trovato storicamente pretestuoso, sbilanciato. Ma nel loro complesso, interessanti e mai banali. Scritti in modo magnifico. Confesso pure che ho tutti i libri di Giorgio Bocca, forse più profondo e più “storico” di lui, suo grande rivale. I loro duelli professionali sono stati i momenti più intensi e proficui del dopoguerra giornalistico, non me ne abbiano i fans di Montanelli, i tifosi della Fallaci, gli “scalfarini”, i figli di Brera e i loro pallidi emuli di questi tempi mediocri (provate a togliere le firme agli articoli e vi accorgerete che di ben pochi sapreste attribuire la paternità). Che la terra ti sia lieve, “Piedone” (il nomignolo che noi più giovani colleghi avevamo dato a Pansa), per il suo passo irruente e il suo non essere quel che si dice un diplomatico. Più uno sciabolatore che un fiorettista. Più un pragmatico che un sofista. Dovevate ascoltare e soprattutto vedere i duetti con Eugenio Scalfari, le discussioni, le battute, gli sguardi: la riunione di redazione (quella per impostare il giornale dell’indomani) per Eugenio era una messa cantata, per Giampaolo una resa dei conti (le critiche sugli articoli del numero in edicola). Per qualche tempo la strana coppia funzionò in modo superbo (nel gioco entravano i mugugni di Bocca...).
1 commento:
"...anche se negli ultimi vent'anni ha scritto tante castronerie e fatto ricostruzioni storiche molto inesatte quando non false."
molto discutibile questo vostro commento
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