venerdì 8 marzo 2019

La prima pagina, il fondo di Concita, il Diretùr tuitterizzato (che ci segue) e i cambiamenti di Carlino.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1:

Ciao Pazzo,

ma secondo te uno di questi giorni Repubblica sdoganerà il calembour in prima pagina stile Tuttosport?

FB

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/2:

Caro Pazzo,

io invece trovo questa prima pagina particolarmente bella e originale, e in generale mi piace tantissimo il nuovo corso intrapreso da Verdelli. Apprezzo decisamente di più questo stile che mi restituisce La Repubblica che ho sempre conosciuto, lo stile serioso alla NYT non si addice al nostro quotidiano che si ispira da sempre anche ai quotidiani anglosassoni (vedi il Guardian). Le vecchie prime pagine, statiche, mosce e senza carattere non mi mancano per nulla, mi auguro che la rivoluzione del neo direttore continui. Finalmente mi perdonerà il buon Calabresi, sto ritrovando la "mia" Repubblica, battagliera, viva e bella. Per quanto riguarda in generale il font etc di cui si sta discutendo in questi giorni, concordo è vero si presta poco alle nuove prime pagine, io vado oltre e dico che si presta poco a Repubblica e alla sua storia, l'ho sostenuto sin dall'inizio, e non parlatemi dei premi internazionali etc. un giornale deve cambiare restando se stesso e mai snaturarsi troppo. Mi auguro quindi che la rivoluzione grafica entro l'autunno sia completa su tutti i fronti.

Massimiliano Campone

---- Riceviamo e volentieri pubblichiamo/3:

Caro Pazzo,

Concita De Gregorio denuncia che "uomini" le abbiano assegnato di scrivere sulla Festa della donna perché si ritiene che dell' 8 marzo debba scrivere una donna. Nell’articolo De Gregorio dice di aver accettato di scrivere dell’argomento a patto che a scriverne l’anno prossimo sia un uomo. Questo è barare: ogni volta che un uomo scrive su temi femminili, le giornaliste si lamentano del "mansplaining". La De Gregorio è stata direttrice dell'Unità, voluta da Veltroni: non se ne lamentò.

Billo
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Importante notizia-social del giorno: Carlo Verdelli si è improvvisamente tuitterizzato.


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Seconda importante notizia-social del giorno: Carlo Verdelli ha ricambiato il follow.

Onorati di essere tra i 28 profili seguiti dal nuovo Diretùr.



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Piccoli feticismi cartacei del giorno.

Ma le donnine nell'infografica di pag.2? Ne vogliamo parlare?


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ellekappa per la festa delle donne.


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A Francoforte, al seguito dell'Inter, c'è andato il "milanista" Enrico Currò. Come già scrittto qui, urge definire una nuova firma per l'Ambrosiana.



+++ I CAMBIAMENTI DI CARLINO +++

Solo noi abbiamo notato, da qualche giorno, un leggero ispessimento della font dei titoli delle pagine di Cultura?



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+++ I CAMBIAMENTI DI CARLINO +++

Nell'ottica del restyling della pagina dei programmi televisivi, dopo la già citata introduzione della rubrica Telecomando, da qualche giorno è stata evidenziata in celeste la fascia oraria dei programmi di prima serata.







3 commenti:

Calaber ha detto...

Caro Pazzo,
secondo giallo nelle "gerenze" di "Repubblica". Dopo la vicenda del caporedattore dello Sport (di cui PpR ha dato puntuale notizia) si aggiunge quella delle pagine di Spettacoli. Anche lì un "vuoto", un triste spazio bianco, un'assenza. Cosa dovremo aspettarci ancora? A quando i nuovi nomi?
Calaber

salu081 ha detto...

Caro Pazzo,
non sono d'accordo sul fatto che il nuovo "stile" un pò urlato di Repubblica sia più adatto al nostro quotidiano. Al contrario, credo che ispirarsi al NYT o al Washington Post (il cui motto è "Democracy Dies in Darkness") interpreti bene la posizione nel mondo dell'informazione del nostro giornale e dei suoi lettori. Un titolo urlato in prima pagina semplifica troppo e la semplificazione è uno degli errori più gravi del giornalismo e della politica dei nostri tempi. La forma è sostanza! Viva la Repubblica!
Paolo

Massimo Planude ha detto...

Mi dispiace, ma io, pur condividendone il contenuto, non apprezzo affatto le freddure nel titolo principale della prima pagina (o in qualunque titolo, in effetti). Mi sembra un modo corrivo e volgare di fare giornalismo, finora praticato dalle testate sportive oppure dai giornali più aggressivi, come Il Manifesto o quelli di destra; e non ne ricordo traccia nella pur battagliera Repubblica degli anni Settanta-Ottanta. È l'ennesimo cedimento allo spirito dei tempi, l'ennesima scorciatoia, l'ennesima rinuncia alla fatica della complessità e del ragionamento.