martedì 14 maggio 2019

La rivoluzione arancione della Nuova Repubblica di Verdelli.

Ecco la tanto attesa recensione di MUDD, il nostro esperto di restyling.

La rivoluzione arancione della Nuova Repubblica di Verdelli.

Più bold, fili tra tutte le colonne (che restano 5 ma si allargano), qualche richiamo al passato ma fedeltà al “franchismo” (nel senso di FF). E il direttore torna a firmare la prima, accanto al Fundadòr: la famiglia di Eugenio (nel senso di font) spopola!

di MUDD

La rivoluzione leggera della Nuova Repubblica di Carlo Verdelli ha il tono lieve dell’arancione che esordisce tra testatine e firme, bacchette e richiami, tondini e triangolini. Una grafica e un ridisegno che non alzano la voce – come da claim – ma correggono l’impostazione precedente, senza snaturare il tocco di Francesco Franchi che, al contrario, viene esaltato in molti elementi grafici: a partire dal boxino dei reportage in prima pagina , un riquadro ombreggiato che ricorda tanto il sommario di copertina nella primissima versione di Robinson (durò davvero pochi numeri).


È un elemento che, peraltro, torna anche sotto forma di titolo nelle due aperture della sezione Cultura


Allo stesso modo, il font Eugenio naturalmente non viene spodestato, anzi onorato con un impiego ancora più massivo del bold. In generale, è tutta la famiglia a essere utilizzata, dai titoli alle testatine alle firme.

• COSA SPARISCE 

Anzitutto, per un direttore che come vedremo più avanti (ri)spunta in prima, spariscono i nomi dei capiredattori a inizio sezione: ognuna di esse non viene segnalata con testate ad hoc, se non nella seconda parte dello sfoglio – vale a dire Scienze (foto di esempio)Economia, Cultura, Spettacoli e Sport


Poi una conferma a ipotesi e congetture che s’inseguono dall’insediamento di CV: addio definitivo ai colonnini di testo a inizio sezione e addio alle pagine speciali di Mario Calabresi (Altra, Terza, Quarta), ma soprattutto sparisce il mezzo colonnino bianco all’esterno delle pagine, e con esso le (criticatissime) testatine verticali che ricordavano l’insegna di un negozio. La sparizione del colonnino esterno, però, non ha portato al ritorno delle sei colonne: piuttosto, le 5 colonne base si sono allargate.

È uno sfogo, quel colonnino, che però diventa mobile all’interno della pagina a «dare aria» all’impianto grafico: può ospitare riepiloghi (pag. 4), didascalie (pag. 13), profilo dell’autore del pezzo (pag. 22 con foto di esempio), altre volte rimane vuoto (nei Commenti). 


I Commenti, appunto: la coppia Augias-De Gregorio torna nella prima delle tre pagine, ma Concita perde il ritratto che invece il suo vicino di banco mantiene (e questo, almeno oggi, è l'unico ritratto sopravvissuto di Nostra Signora dei Ritratti Marta Signori) ; 



l’Amaca di Serra resta al suo posto ma perde il colore di sfondo, e il titolo – introdotto da poco – non è più maiuscolo bensì alto-basso e dunque più agevole.

Altre cose che spariscono: il rosso nei titoli, utilizzato nelle interviste, lascia il posto al bold (pagg. 11, 13, 25, foto). 


La datazione dei pezzi torna a inizio testo (maiuscolo bold), mentre le firme sono in testa, centrate e anch’esse in bold


proprio come la testatina in maiuscolo che accompagna alcuni titoli (prima pagina, pagg. 12, 17, 19 foto, 21 etc.); in altri è sempre in bold ma in corsivo + un filo sotto (pagg. 2, 3, 4 foto, 7 etc.). 




Un tributo al passato sono anche i capitoletti all’interno dei pezzi (pagg. 6-7, 75 foto): centrati, su due righe in corsivo e con un filo nel mezzo, riportano alla grafica della prima Repubblica (nel senso di giornale). 



• LE NOVITÀ

Partiamo dall’ultimo, anzi dall’Ultimail Manifesto, pagina dei reportage): qui la contiana (nel senso di Paolo, non Antonio o Giuseppe) “Onda su onda” di Stefano Balassone – firma di tv introdotta da CV – sostituisce il “Canal grande” di Antonio Dipollina. Per noi è una triste notizia, sebbene il Dipo compaia nella “Prima scelta”, nella pagina accanto: i tre programmi segnalati sono un altro tributo al passato (ricordate?) in verità già onorato da CV nella sua nuova pagina tv. 

Sempre nell’Ultima, il Meteo si restringe per far posto al Cucù di Messina, al #bravimabasta di Bottura, allo Spassaparola di Mura, all’Haiku di Romagnoli, il Cruciverba di Bartezzaghi (che bello non dover aspettare l'estate) e La coda dell'Occhio di Michele Smargiassi.


Nei prossimi giorni scopriremo se sono rubriche fisse o a rotazione: lo stesso dubbio che ci assale notando la Carezza di Merlo in Cultura



Ripartiamo dalla prima pagina, dove torna il sommario: lo ricordiamo, in forme diverse, in un restyling di inizio direzione dell’EMerito (cit. Bartez). 




Come ipotizzato ieri dopo aver visto le anteprime, la manchette pubblicitaria accanto alla testata è solo una (Eni, come a ogni restyling che si rispetti): quella di sinistra, almeno per ora, è utilizzata per le iniziative editoriali; con la rotazione quotidiana degli allegati il materiale non manca, inoltre è una bussola per gli stessi edicolanti, costretti ad allegare un dorso al giorno: per noi lettori il vezzo di avere tra le mani una specie di New York Times – qui nel weekend gli allegati davvero non si contano – per loro qualche scocciatura in più. 

Restando alla prima, una novità sostanziale è la firma del direttore accanto a quella del fondatore: se Mario Calabresi, insediandosi, aveva deciso di levare quella menzione, ecco che adesso invece torna, quasi a dare un’impronta identitaria al giornale [a proposito: nell’editoriale, CV definisce «grande» la stagione di Mauro mentre non aggettiva «quella di Mario Calabresi»]. 

 

Altre novità: l’azzurrino nei boxini grafici (pagg. 2-3, 6 e seguenti); molte foto in forma tondino; il paginone Rep-Mondo/Rep-Italia con maxi foto passante è, invece, una scelta che ricorda il paginone introdotto dalla Stampa con l’ultimo restyling. È un notiziario che sostituisce e amplia i Fusi Orari introdotti da MC, ma senza cartine. 


Due i tipi di capolettera: uno in bold, su due righe, che ricalca in toto quello del periodo Mauro; l’altro in maiuscolo, su più righe e con una bacchetta (arancione) sopra (vedi Amaca), è lo stesso usato negli allegati.

Unico vezzo hipster à-la FF il loghetto della macchina fotografica a inizio didascalia (ma solo in quelle riquadrate e poste sopra l’immagine: ieri anche in prima pagina, oltre che a 6, 11, 19, 21 etc.). 



Una novità sostanziale – da verificare per il futuro – è la scomparsa dei “soppalchi”, le brevine alte della seconda parte del giornale (Economia, Cultura, Spettacoli e Sport).

Ultima notazione: i dorsi delle cronache locali non hanno più la numerazione romana.


• LE CONFERME

Resta il doppio registro nei testi: giustificato nelle notizie di cronaca e nei reportage, sbandierato nelle interviste e nei retroscena (questi ultimi, però, oggi non c’erano: indizio?).

Una mezza conferma, anzi una doppia conferma, anche i fili a separare le colonne: prima erano solo nei pezzi di appoggio (interviste e retroscena), da oggi sono dappertutto. 



Poi i giochi di parole, visti in alcuni titoli verdelliani in prima pagina: «Romanzo Viminale» è una delle sottotestatine dei Primi piani (a proposito, con il ritorno della testatina alta e centrata, le sottotestatine che indicano l’argomento sono in corsivo e si distinguono proprio grazie al colore arancione: oggi da pagina 2 a 13, dopodiché partono Politica, Mondo, Cronaca, etc.). 



A pagina 53 (Economia) riecco un «Di che cosa stiamo parlando», boxino che aggiorna una delle introduzioni di MC: nel suo periodo era un elemento posto a inizio pezzo per introdurre la notizia a chi magari non ne aveva seguito l’evoluzione dall’inizio.



• CONCLUSIONI

I due restyling del breve interregno di Calabresi (quello con l’Amaca sopra la testata in prima pagina e l’ultimo, quello archiviato ieri) erano stati ben più “resettanti”. 

Stavolta la scelta è di alzare i toni nei contenuti, nella linea editoriale e nel posizionamento, ma, di contro, rivedere in modo soft l’impianto grafico. Una rivoluzione a bassa voce.

© MUDD / PPR riproduzione riservata

1 commento:

alebigigher ha detto...

Bella recensione, che condivido. Anche a me è piaciuto molto questo primo numero, sia contenutisticamente che graficamente, anche se non so ancora come giudicare il colore arancione (che non mi sembra molto "identificativo" di Repubblica) ma alla fine anche quello sarà questione di abitudine. Una riflessione sulla grafica che mi viene da fare è che, con questo restyling, viene confermato un trend abbastanza diffuso di riscoperta del passato. Le intestazioni centrali delle pagine con quel carattere e la numerazione con la scritta "pagina" (del tutto superflua, diciamolo, ma è un "esercizio di stile") sono un ritorno agli esordi di Repubblica, e anche all'inizio degli anni 90 mi ricordo che era molto simile. Questo non vale solo per Repubblica. Anche L'Espresso dopo tanti anni ha ripristinato la sua storica testata. Idem l'ultimo restyling di 7 del Corriere della Sera (che ho trovato eccellente) ha ripreso la testata degli esordi (fine anni 80). Mi viene in mente anche il settimanale Famiglia Cristiana, dove l'attuale testata, in uso in questi ultimi anni, è tornata ad essere quella degli anni 50... Me se ci pensiamo, credo che se ne trovino altri di esempi editoriali. E' il fascino del vintage (che a me piace molto)...