martedì 24 marzo 2020

Carlo Verdelli ed Emanuela Audisio su Gianni Mura.

"Pochi giorni fa mi aveva detto: dai, diretur, che ce la facciamo. Sì, dobbiamo proprio farcela, Gianni. Te lo dobbiamo: noi, tuoi allievi di Repubblica, la comunità grande dei nostri lettori, e chiunque si sia emozionato per cronache dal Tour...". 

"Quando scrivevi l’addio a qualcuno terminavi sempre con la frase: “Che la terra ti sia lieve”. Sotto quella terra adesso, insieme alla tua barba ruvida, c’è un pezzo di Repubblica che ti starà accanto per farti compagnia come tu l’hai fatta a noi." 

Carlo Verdelli

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"Con lui facevi scorpacciate: di curiosità, di raffinatezza, di Fréhel (l’aveva come salvaschermo), Brel, Piaf, Ferrat, Giovanna Marini, Gianco, De Gregori, Capossela. La suoneria del suo cellulare era Chants de partisans, una Bella Ciao francese"

"Voleva bene alle fisarmoniche appoggiate su una sedia. Diceva che sono l’unico strumento che si dilata. Dimenticava il suo cuore".

Emanuela Audisio

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