L’ho visto giocare a “calcio camminato”, sport per oversize (lui non scriverebbe mai oversize) dove è vietato correre. Preparare per ogni Tour la sua playlist (lui non scriverebbe etc.), che partiva da Brassens e arrivava a Giovanna Marini, passando per bravi e squattrinati cantautori del premio Tenco.
L’ho visto fare un video con Ligabue e scrivere una canzone per i Têtes de Bois. E soprattutto confessare passioni innocenti: i ravanelli, i funghi da raccogliere in Trentino con Paola, le carote (ma mai esagerare nella Ribollita), le albicocche. L’ho visto piantarsi come un toro di fronte alle richieste bizzarre che possono arrivare da un giornale. In quei casi, si partiva da lontano: Gianni, come stai, oggi ci manca la grande firma, ci sarebbe da fare questo pezzo sui centravanti mechati. Ma poi non risparmiarsi mai, nemmeno per un commento alla trentesima di campionato con la Juve in testa. … Un giorno prese un interminabile locale Pescara-Roma. Era solo: arrivò il capotreno e gli disse: «Signor Mura, come mai lei qui?». Io pensavo che fosse indistruttibile. E che non fosse mai abbastanza: che servisse sempre mezz’ora e mezzo bicchiere in più. Il mio social network preferito – sorrideva – è un bar d’estate, con il pergolato sul retro.
Con un finale quasi fisico a tarda notte, quegli abbracci che oggi non possiamo darci. Amava i suoi fratelli grassi, anche se era molto dimagrito, e ne era felice”.
Giuseppe Smorto - Repubblica
Tratto dal sito Lo Slalom - Il meglio del racconto sportivo scelto e commentato
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