venerdì 3 aprile 2020

"...Il Metodo Mura consisteva nel partire da lì e parlare di muri, razzismo, emigrazione..." - Ricordi e testimonianze su Gianni Mura.

Quando passavi in redazione, si accendeva una luce, fior di intellettuali in soggezione di fronte a te. Passavi ed erano domande. C’è un giornalista sportivo del passato, Gianni, che sarebbe da riscoprire? Vittorio Varale, rispondevi, andatevi a cercare cose sue.

Il dover lanciarsi a 40 all’ora sull’infame acciottolato, dove – secondo la pittoresca ma azzeccata definizione di un corridore – sembra di stringere non già il manubrio della bicicletta ma un martello perforatore, e continuarvi lo sforzo saltellando dalla stretta e insidiosa banchina sul pavé e viceversa nella vana ricerca d’un momento di requie a quello strazio, pone i corridori di fronte a un imprevisto e serio problema: quello del materiale, giacché la difficoltà consiste nel superare il tratto pericoloso senza che le forature, o peggio, arrestino inesorabilmente lo slancio.

Vittorio Varale, la Stampa, 9 aprile 1955.

Quella volta che dicesti cosa avrebbe dovuto fare un giornale per averti. Alla mia età non si cambia più – fu la premessa – ma se proprio qualcuno volesse tentarmi, dovrebbe offrirmi di scrivere poesie. Tu pensavi che “una canzone è una canzone e una poesia è un’altra cosa. Ma esiste la libertà di percepire, quasi da rabdomanti, qualcosa di poetico anche in una canzone, soprattutto in molte canzoni di De Gregori, che per i testi ha una cura particolare. Se al posto di buonanotte, buonanotte fiorellino avesse scritto 24, 34, 29 il metro non sarebbe cambiato ma non so quanti gli chiederebbero il bis”. 

(29 marzo 2015)

Poi hai trovato una formula e hai cominciato a trascriverne nei Sette Giorni, una ogni domenica, in coda, come una boccata d’aria al termine della settimanale razione di voti e di storie che potevano sembrare minuscole, ma dentro c’erano le persone e c’era la tua maniera di stare al mondo. A nessuno sarebbe mai venuto in mente di scrivere della classifica disciplina del campionato calabrese di Terza Categoria (una storia tra la Koa Bosco e la Vigor Paravati, suppergiù). Eppure il Metodo Mura consisteva nel partire da lì e parlare di muri, razzismo, emigrazione. Non era mai rabbia, era indignazione, senso civico. Per questo è sensato dire che tu sei il Galeano italiano. Per impegno, per militanza, per lo sguardo.

Tratto dal sito Lo Slalom - Il meglio del racconto sportivo scelto e commentato

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