Leggete cosa scrive su Facebook Maria Clara Restivo a proposito della rubrica Tracce di Maurizio Crosetti.
(Maria Clara scrive storie per bambini e poi le racconta ad alta voce. Da diversi anni collabora con la Scuola Holden dove insegna storytelling)
Vorrei porre l'attenzione su una cosa orrenda che si chiama Tracce e viene pubblicata su Repubblica.
Credo sia l'ennesimo tentativo andato male (malissimo) di fare storytelling.
Il sottotitolo è Vite prima del virus e si danno cinque righe di informazioni (più una foto anch'essa orrenda) su alcune persone defunte a causa del coronavirus.
Ora.
Questa pratica (non tecnica, ma poi spiego perché) di fare un necrologio meno spersonalizzato è vecchia e letteraria, non c'è nulla da inventare. Questo però funziona quando si sostituisce a un elenco di informazioni una narrazione. Gli americani in questo fanno paura, un esempio su tutti è la mostra In memoriam all'interno del Museo dedicato all'XI Settembre.
Questa esposizione si basa esclusivamente su oggetti, reperti, documenti audio, video, scritti di chi se n'è andato a causa di quell'evento.
Può non piacere? Può.
Può sembrare una melassa patriottica e esagerata? Può.
Il risultato comunque è che tu stai male come un cane, anche se non vuoi, anche se sei anti americano, anche se non ti piacciono i film di Clint Eastwood. Perché?
Perché c'è della tecnica (si parla di sedersi a un tavolo e costruire la commozione, proprio come fanno alla Walt Disney). E perché c'è della tecnica le vittime non appaiono macchiette ma simili, tuoi, miei simili. Quella mostra ti dice: stronzo, potevi essere tu.
Questo non accade con Tracce.
Il risultato di questo tentativo (che è anche brutto esteticamente) è che ti viene da ridere. Perché non c'è storia, ci sono aggettivi. Non ci sono azioni, ma giudizi (che sono buoni a prescindere).
E a me non va. Perché persone sono morte, certo. Ma anche perché sappiamo farlo, sappiamo anche noi raccontare e quindi meritiamo che anche di questo evento ci sia una narrazione degna che restituisca la complessità del momento, non solo le emozioni, la pancia.
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