lunedì 8 ottobre 2007
D'Avanzo ad alzo zero contro Annozero.
Tratto dal blog Pausilypon .
Purtroppo tutto ci saremmo attesi tranne che il giornalista Giuseppe D'Avanzo, dopo aver abbandonato da qualche parte il suo solitamente ricco taccuino di scoop con cui ha infarcito memorabili inchieste su Repubblica, abbandonasse le vesti di inquirente per conto del giornale di piazza Indipendenza per indossare i panni di fustigatore dell'informazione televisiva.
L'obiettivo però non è stato quello di mettere alla berlina i famosi panini confezionati per tradizione dal TG1 o da qualche notiziario Mediaset e che ogni giorno ammorbano l'aria rendendoci impossibile la visione del telegiornale.
No, questa volta si è diretto ad alzo zero contro Michele Santoro e la sua trasmissione Annozero, definendola una barbarie, consultando anche il vocabolario per gridarlo meglio.
Parte dal caso De Magistris, accusando il ministro Mastella, promotore del deferimento del magistrato di Catanzaro, di non essersi fatto scappare l'occasione di "infilzare"De Magistris con un'indiavolata sollecitudine e a chiedere al Consiglio - senza alcuna seria urgenza - il trasferimento del pubblico ministero per "gravi violazioni deontologiche"; per poi affermare che "In questa cornice, dovrebbe essere intelligibile per chiunque "il bene" che chiede protezione in quest'affare: l'autonomia di una funzione giudiziaria rispettosa delle regole".
Come a dire che Santoro faceva bene a non parlare della questione. Il perchè è lasciato del tutto all'oscuro anche se D'Avanzo prova a farfugliare un po' di frasi fatte senza troppa convinzione: "Se una giustizia condizionata o minacciata dal potere non è giustizia (l'indipendenza è il presupposto dell'imparzialità del magistrato), non è giustizia nemmeno quando si manifestano prassi in cui prevale una logica dell'efficienza coniugata alla facile idea che per la salus rei publicae bisogna guardare al reo dietro il reato, anche a costo di sacrificare il principio di stretta legalità".
Che cosa vuole farci intendere con un ragionamento tanto bislacco? Che dà per scontato che il pm De Magistris abbia violato la legge nella sua foga giustizialista contro Mastella? Ma non ha appena riferito dell'indiavolata sollecitudine del ministro di infilzare il magistrato senza alcuna seria urgenza?
Male, malissimo, D'Avanzo: una rilettura del pezzo prima della rotativa sarebbe stata indispensabile...
Ma il meglio D'Avanzo lo riserva nella parte centrale dell'editoriale: prima critica la scelta di confrontare la crisi calabrese con i veleni palermitani degli anni Ottanta accusando Santoro di aver compiuto "un errore di prospettiva" (ma su questo ciascuno, ragionevolmente, può avere l'opinione che vuole perchè non c'è nessuno, fino a prova contraria, che possa rilasciare la certificazione DOC alle stagioni criminali); poi punta a testa bassa sul giudice Clementina Forleo, colpevole di aver auspicato, come qualunque persona onesta e sana di mente riterrebbe, che il Sud si liberi dei suoi Don Rodrigo.
Per D'Avanzo l'equazione è chiara: poichè la Forleo è pugliese e D'Alema, di cui lei ha chiesto al Parlamento di utilizzare le intercettazioni con Consorte per la scalata Unipol, è stato eletto in Puglia, l'allusione a Don Rodrigo è sicuramente riferita allo stesso D'Alema.
Un po' come dire che poichè D'Avanzo è un giornalista, tutti quelli che portano il suo cognome sono giornalisti.
Complimenti: questa sì che è barbarie intellettuale!
Ma D'Avanzo ancora non è contento: dopo aver erroneamente attribuito alla giudice Forleo una critica ai suoi illustri colleghi di Milano (a questo punto dell'articolo è ormai chiaro per il lettore che D'Avanzo, chissà perchè, ha il dente avvelenato contro questo magistrato), si scaglia contro Santoro.
Lo accusa di aver organizzato "una trasmissione che rende incomprensibile la materia del contendere" (finalmente ammette di non averci capito niente, salvo poi scriverci sopra un fiume di parole insulse e livorose) e di avere preconfezionato una tesi del tutto errata: di ritenere, cioè, che il ministro Mastella, di fronte al disastro giudiziario calabrese, doveva guardare alla sostanza dell'operato di De Magistris, non ai suoi eventuali errori formali.
Ci siamo, D'Avanzo ormai ragiona come un giudice ammazzasentenze, di quelli che annullavano una condanna all'ergastolo perchè mancavano i bolli.
Si esprime esattamente come uno dei tanti azzeccagarbugli del Cavaliere; eccone una perla: "...quanti orrori possono accadere quando un magistrato arriva al massimo dell'indignazione e, in nome della giustizia, pretende un castigo e, se non lo ottiene, avvia un ciclo di ritorsioni."
Ma non è ancora finita: senza guardarsi allo specchio, accusa en passant Marco Travaglio di disinformazione per poi affondare il colpo ancora una volta contro Santoro dando un giudizio conclusivo sul suo programma; giudizio che, guarda un po', calza a pennello per il suo editoriale: "notizie alquanto confuse, disinformazione; non c'è alcuna conoscenza, soltanto un distillato di veleni in un quadro culturale che ignora le ragioni della democrazia e le convenienze dello Stato di diritto".
Chiosa D'Avanzo: "Annozero, viene da dire, è stato soltanto un passo verso il suicidio collettivo".
Sarà, ma in questa occasione è proprio lui che, in un pericoloso mix tra arrogante narcisismo, cieco furore e ordini di scuderia, ha dato una pessima prova di giornalismo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Io non ci sto.
Nei paesi democratici il ruolo dei giornalisti è proprio
quello di osservare, verificare e poi raccontare. Si chiama
"diritto di cronaca".
E' uno dei diritti fondamentali su cui si fonda la
democrazia. Si racconta se il politico tradisce la moglie,
se in gioventù si faceva qualche spinello, se è
stato in un centro di riabilitazione per etilisti, se ha truccato le
carte per non andare in guerra.
Per alcuni elettori queste informazioni sono importanti.
C'è chi non ama essere rappresentato da un donnaiolo, e
chi non vuole essere rappresentato da un pavido. E' un
loro diritto: ognuno deve poter scegliere da chi farsi
rappresentare in base ai propri valori e avendone tutte le
informazioni necessarie.
Ai politici, in tutto il mondo libero, questo non piace, ma
accettano. Sono le regole del gioco democratico, le uniche
inventate finora, di meglio per ora non abbiamo. E queste
regole hanno costretto alla dimissione presidenti degli
Stati Uniti e ministri di vari governi.
Tocca al giudice appurare se il giornalista dice il falso.
Ora la domanda di attualità è: il giornalista Marco
Travaglio ha raccontato un fatto vero che riguarda Renato
Schifani o un fatto falso?
Schifani & Co, l'opposizione & Co e anche gli organismi "DI
CONTROLLO" della Rai possono indignarsi quanto vogliono, ma
l'unico strumento democratico che ha Schifani è
ricorrere al giudice, incaricato in democrazia di valutare se
Travaglio ha detto il vero o il falso.
Tutte le altre prese di posizione mirano solo a limitare la
democrazia e la libertà di critica della stampa.
Senza Bavaglio
www.senzabavaglio.info
Firma anche tu. Invia una mail con nome, cognome, professione
e città: amelia.beltramini@gmail.com
Amelia Beltramini giornalista Milano
Massimo Alberizzi giornalista Milano
Gianluca Alfieri S. Mauro Torinese
Marina Astrologo
Lorenzo Baldo Vicedirettore Antimafia Duemila
Stefano Ballarini Ancona
Calogero Bartolotta
Silvio Basile
Gian Mattia Bazzoli giornalista Milano
Amedeo Bellini Milano
Carlo Bernardini Milano
Andrea Bitetto Avvocato
Fulvio Boccardo Firenze
Vincenzo Bonmassar Segretario UIL Scuola
Chiara Borelli giornalista Milano
Enzo Bove
Daniele Brunetti Libero professionista Roma
Andrea Cabassi Psicoterapeuta infantile Milano
Franco Capone giornalista Milano
Alberto Capra Milano
Simone Caputo
Giorgia Cardini giornalista Trento
Gastone Carenza
Aldo Carioli giornalista Milano
Marco Casareto giornalista Milano
Gianfranco Ceresini
Giuseppe Cesco
Paolo Chiariello Trento
Vittorio Cimiotta Roma
Cristiana Cimmino giornalista Bari
Isabella Cioni giornalista Milano
Livio Colombo giornalista Trento
Luciano Comida
Carlo Cornaglia
Carlo Cosmelli Dipartimento di Fisica Universit=e0 La
Sapienza Roma
Marina Costa
Luciana De Luca
Cesare G De Michelis
Maurizio de Nardo
Fabrizio Di Benedetto Milano
Mario Di Carlo Roma
Maria Concetta Di Spigno
Angelo d'Orsi dipartimento di Studi Politici,
Universit=e0
di Torino
Alessandro Errico
Luisa Espanet giornalista Milano
Maria Giovanna Faiella giornalista Roma
Lucia Farinelli
Alessandra Fava giornalista Genova
Edoardo Ferrario
Renato Ferraro giornalista Milano
Roberto Fieschi
Giorgia Folli
Simona Fossati giornalista Milano
Alberto Fossati Bellini Milano
Franco Gallone
Vincenzo Garraffa senatore Pisa
Cristina Genesin giornalista Padova
Fausto Gianelli avvocato Modena
David Giannetti giornalista Milano
Fabio Gibellino giornalista Milano
Annarita Gili Torino
Alessandro Golinelli scrittore
Doriana Goracci Capranica (VT)
Palmira Grambone
Maria Grazia Grimaldi docente universit=e0 di Catania
Franca Gusmaroli Torino
Hugo Hestrella
Angelo Guido Ivessich Host
Danilo Lenzo giornalista Milano
Luca Lo Basso
Gian Paolo Locatelli giornalista Milano
Mimmo Lombezzi gioranlista Milano
Stefano Lonardo
Gianfranco Lotta Catania
Maria Cristina Mancini Cagliari
Silvio Manilla
Maria Mantello Roma
Enzo Marzo giornalista Roma
Sandro Masini Roma
Paolo Massa Cagliari
Fausto Massari Parma
Marco Masuelli
Paola Meneganti Livorno
Giuseppe Menzio Roma
Ugo Merlone
Gerardo Milani
Mario Molinari giornalista Milano
Marco Montangero
Simonetta Montecchi
Nicoletta Morabito giornalista Milano
Aurora Morelli Roma
Alvise Moro giuslavorista Milano
Pietro Muraglia
Arlindo Jos=e8 Nicau Castanho
Pino Nicotri giornalista Milano
Giancarlo Nobile Comitato Gobetti Roma
Silvia Ognibene giornalista Firenze
Giuseppe Oliveri
Fabio Omero capogruppo del Pd al Comune di Trieste
Italo Paini
Francesca Palazzi Arduini
Massimo Pallotta Radova
Eva Panitteri
Franco Papone Roma
Lucia Parisi giornalista Milano
Andrea Parlangeli giornalista Milano
Luigi Pepe universit=e0 di Ferrara
Saro Pettinato Catania
Sandro Pintus giornalista Firenza
Valerio Pocar Universit=e0 Bicocca Milano
Piero David Portaleone Roma
Regina Pozzi Dipartimento di Storia Universit=e0 di Pisa
Massimo Prencipe Chieti
Nino Pulatti
Chiara Puletti
Luigi Ranzani Olgiate Molgora
Redazione di Power & Gender
Elio Rindone
Lucia Risicato Straordinario di diritto penale
universit=e0
di Messina
Gabriele Roccella Sassari
Francesca Rolandi
Laura Ronchi De Michelis
Alberto Roveri giornalista Milano
Franco Salghetti-Drioli
Brunella Sardoni Milano
Andrea Sarri Bolzano
Bruno Sciarra
Grazia Sciarra
Natascia Sciarra
Pietro Sciarra
Giovanni Scirocco
Martino Seniga giornalista Roma
Alessio Sfienti Gambettola (FG)
Pierluigi Sorti
Zenone Sovilla giornalista Trento
Giangiacomo Spalletti Trivelli Roma
Enzo Strazzera Cagliera
Anna Tagliacarne giornalista Milano
Maricla Tagliaferro giornalista
Ivan Tanga
Aligi Taschera Milano
Ivan Tavazzi Pozzuolo Martesana(MI)
Francescomaria Tedesco New York
Giuliano Terzi Brescia
Raffaella Tizzi
Livio Tomei Milano
Costanza Troini giornalista Roma
Eugenio Antonio Ullucci psichiatra Capaccio (SA)
Andrea Vacca Cagliari
Giulio Cesare Vallocchia
Marilisa Verti giornalista Milano
Mino Vianello Universit=e0 La Sapienza Roma
Giuseppe Vispo
www.italialaica.it
Lucia Zambelli giornalista Firenze
Nella Zunin Padova
Simona Fossati farebbe bene a prestare attenzione al marito anziche' fare la giornalista
Posta un commento