giovedì 28 febbraio 2019

Due lettere a difesa della mannaia di Carlino, l'addio di Walter Galbiati e altri feticismi.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1:

Caro Pazzo,

Interessante il post di C. Rocca, anche se io non ho ancora capito quale sia la “visione” del giornale che Verdelli ha in testa. Repubblica è fortemente determinata dalla grafica di Franchi che è un abito in qualche caso impegnativo e non banale. A Verdelli piace? Boh forse non ne è entusiasta. Ci sarà nei prossimi giorni e mesi una Controriforma grafica?

Forse si, perché l’alleggerimento di alcune pagine farebbe pensare che voglia intervenire. Però devo dire che per ora la sua direzione è molto nascosta e presente, ma in ascolto per capire un giornale che ha un prestigio (e profilo) che suggerisce calma e riflessione.

Se avesse messo tutto a ferro e fuoco avrebbe sbagliato. Si entra in punta di piedi, si ascolta, si riflette,  si discute e poi si decide. La rivoluzione se sarà, dovrà essere dolce e ad essa dovranno partecipare anche coloro che non la condividono.

La grafica di Franchi non è il dogma della Immacolata, ma un Progetto grafico che potrà essere discusso e rivisto. I giornali sono materia viva e come tale ogni giorno vanno “reinventati”.

AB

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/2:

Caro Pazzo,

su, dai, siamo seri. Il progetto grafico è ancora quello, paro paro. Sarei curioso di sapere dove sarebbe lo stravolgimento. Le "gabbie" sono le stesse, la disposizione dei pezzi pure, il font pure, l'intestazione verticale delle pagine pure, la disposizione della testata pure... Anche nella prima pagina, che è l'unica ad aver subito dei (minimi, e per me migliorativi) ritocchi, peraltro perfettamente in linea con la grafica originaria. Eliminare la colonnina delle Idee (le quali erano già sparse nei vari editoriali-editorialini in tutta la pagina) sarebbe uno stravolgimento? Allargare la striscia sotto la testata (che anche prima veniva allargata e ristretta "a piacimento") sarebbe stravolgimento?

Alebigigher
 
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 Walter Galbiati lascia Repubblica per entrare nella Direzione Communication di Pirelli.Un altro republicone (meneghino) che se ne va.


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Osservatorio Errori grazie al contributo di Errore di Repubblica!

Oggi a pagina 4, nell'articolo firmato dall'estremorientalista Raimondo Bultrini, si legge del "presidente pakistano Khan". Khan? Ma non è Hussain il presidente del Pakistan?

Nuova nomination per la grafica di Repubblica: peccato che quella grafica non c'è più.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Pazzo,

proprio mentre Verdelli sta smantellando quanto di buono fatto dall'ottimo Francesco Franchi, Repubblica, come ricorda Franchi stesso su Twitter, è nominata per il secondo anno consecutivo per il World’s Best Designed Newspaper.


Polemicamente Christian Rocca su Twitter si domanda se gli organizzatori del concorso si siano accorti che il progetto grafico di Repubblica ora è messo in discussione.


Spero tanto che Francesco Franchi continui a dare ancora il suo contributo anche per le modifiche che vorrà apportare Verdelli.

Gabriele

mercoledì 27 febbraio 2019

EMerito e Carlino (FeticisMini di oggi).

Un editoriale dell'EMerito, il regalo più bello a chi compie gli anni oggi. 
Il primo dell'era Verdelli.


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+++ I CAMBIAMENTI DI CARLINO +++

Anche RLab non è più estraibile e nella posizione in cui si trova oggi sembra il preludio al taglio definitivo. 

Definitivamente spariti i ritratti di Marta Signori dalla prima.

Si ha come l’impressione che Verdelli diriga Repubblica con mano forte e felpata. La sua è una rivoluzione silenziosa.
Si nota lo sforzo del cambiamento di notizie e lo sguardo diverso.
Ma per ora è un tentativo più di riflessione perché crediamo che il vero cambiamento ci sarà a primavera inoltrata.

martedì 26 febbraio 2019

+++ I CAMBIAMENTI DI CARLINO +++ e altri superfeticismi da non perdere.

Partiamo subito con la figurina del republicone Carmelo Lopapa.


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La vignetta di Altan finisce in bella vista anche sul sito. Un altro graffio di Carlino.


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+++ I CAMBIAMENTI DI CARLINO +++

CV, che a quanto pare è un mastino poco addomesticabile, ha anche ricalibrato la fu pagina Fusi Orari, evitando scaloni tra foto e titoli. Quella di ierii è molto simmetrica ed equilibrata.


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Lo sport del lunedì non è più estraibile.

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Domanda: la pagina di Pubblicità legale (ieri a pag. 42) c'è sempre stata?


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L'illustrazione di oggi a pagina 17 fa molto "rotocalco anni '70". Francesco Franchi l'avrà vista?


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Che ne dite della paginata di Saras a un anno dalla scomparsa di Gian Marco Moratti?


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Altri feticismi.

Su Italia Oggi di oggi si parla anche di Repubblica.


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Infine, il prima e dopo di Affari&Finanza con l'avvento di Carlo Verdelli.


lunedì 25 febbraio 2019

Giù le mani dalla grafica di Francesco Franchi. Anzi no.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1:

Ciao Pazzo,

non è questione di manicure. Rep ricomincerò a comprarla assieme alla sorellina settimanale se torneranno a essere giornali liberal e libertini.

Basta con papa Ciccio e sacrestani mancati alla direzione.

Lettera firmata

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/2:

Ciao Pazzo,

questo aspetto della grafica non convince della nuova direzione. A marzo del 2018 Rep aveva vinto un premio per il design a seguito anche della rivoluzione grafica. I cambiamenti di questi giorni, a mio avviso, vanno a minare l’armonia grafica che il restyling aveva determinato. Un tuffo nel passato che non serve. Cosa ne pensate?

Salu081

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/3:

Caro Pazzo, 

a proposito del richiamo del sito sotto alla testata, stamattina Verdelli alla radio del Gruppo è stato molto chiaro sull'indissolubilità di cartaceo e digitale, prendendo ad esempio di ciò proprio il giornale di oggi con notizie chiaramente in divenire (elezioni sarde e conferimento degli Oscar).
Invece per quello che riguarda la prima pagina non si può non notare come piano piano questa stia tornando sempre più simile a quella della consorella "Stampa", e questo non può essere che un dato positivo, e chissà che il Direttore non ci riporti Serra (o chiunque altro) in cover.
Signor Marco

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/4:

Ciao Pazzo, 

Verdelli sta smantellando il restyling del giornale soprattutto per quanto riguarda la prima pagina. Sarei curioso di sapere se e come Franchi sia coinvolto nell'operazione. Trovo che la colonna idee non fosse male, ma vabbè,si può stare senza.

Gabriele

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/5:

Ciao Pazzo,

se ci limitiamo a un discorso puramente grafico, a me la prima pagina odierna piace molto. Trovo anche giusta l'eliminazione (vedremo se definitiva) della colonna delle "idee", che aveva sempre meno idee e sempre più interviste e promo. E sopratutto ingessava troppo la pagina. Personalmente cercherei anche una nuova formula per la striscia di news sotto la testata: già come è messa oggi è meglio del solito, forse troppo grande, non so. Sulla testata, invece, anch'io concordo che sarebbe meglio tornasse centrale. Solo che non so come potrebbe rendere con la colonnina verticale sulla destra, che trovo un po' limitante ma che comunque non mi dispiace. Ma al di là di tutto dovrebbero usare un nuovo inchiostro, in edicola balza subito all'occhio la differenza rispetto al colore più "deciso" e nitido di tutti gli altri quotidiani. L'effetto è lo stesso di quando lasci un giornale sotto il sole d'agosto per una settimana.... La stessa testata è di un grigino smunto. Eppure la versione online è decisamente più nitida e chiara. Quindi non sembrerebbe un effetto voluto.... Che dite?

Alebigigher

La rivoluzione soft (che parte dalla prima).

E' decisamente soft la rivoluzione che sta accompagnando l'avvento di Carlo Verdelli alla guida di Repubblica. Almeno per ciò che riguarda l'aspetto grafico del giornale, terreno dove noi feticisti ci sentiamo particolarmente interessati.

Per capire cosa intendiamo esattamente per rivoluzione soft, basta dare un'occhiata a ciò che sta accadendo alla prima pagina, cioè al biglietto da visita del giornale.

Prendete la prima di oggi.



Sono tornati i richiami sotto la testata, continuano a non esserci i ritratti di Marta Signori e, soprattutto, è definitivamente sparito il colonnino grigio chiamato LE IDEE.

La sequenza è stata questa: prima Verdelli ha eliminato la scritta, poi ha aggiunti il logo del sito, poi ha decapitato definitivamente il colonnino.

Qui sotto, dall'alto in basso, le prime pagine del 18 - 22 - 23 - 25 febbraio.


In sostanza, con oggi, è torna la prima pagina tradizionale con tutti gli accessori al loro posto: richiami, titolone, fotonotizia, editoriali di qui e di là e fogliettone. Manca solo lo spostamento della testata al centro del giornale. E se tanto mi dà tanto, tra qualche giorno assisteremo pure a quello.

Altri piccoli cambiamenti di Carlino:

Non capiamo perché l'iconcina di Marta Signori è scomparsa dalla spalla sinistra di pag.10 (foto) e non negli altri casi: pagg. 2 - 12 (foto) - 16 - 28 - 30. Misteri di Largo Fochetti.



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Infine, (anche) nella prima pagina dell'inserto Affari&Finanza sono spariti i ritratti di Marta Signori.

domenica 24 febbraio 2019

+++ I CAMBIAMENTI (E I NON CAMBIAMENTI) DI CARLINO +++ e altri feticismi.

+++ I CAMBIAMENTI DI CARLINO +++

Anche se in pochi se ne saranno accorti, quindi solo i feticisti (grafici) di #Repubblica, in questi pochi cm quadrati c'è tutto il nuovo stile di Verdelli.




Anche qui la mannaia di Verdelli sulla grafica di Francesco Franchi. E, tra l'altro, il titolo su Marella sembra un titolo di Vanity.




E poi sinceramente non abbiamo capito come mai la testatina alta in grigio è solo nel secondo paginone (8-9).


Una cosa di Robinson che molti non hanno notato: la numerazione delle pagine è diventata romana.


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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1:

Ma che senso ha il logo di Repubblica.it messo lì a destra nella prima pagina? Praticamente a caso...

Salu081

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/2:

Buongiorno Pazzo,

mi fa piacere che nonostante le difficoltà da te spesso menzionate sul blog, tu stia seguendo la nuova stagione de la Repubblica. Ho solo qualche perplessità sull’opportunità di dare visibilità a post sgrammaticati e di infelice scrittura come quello a corredo della vignetta di Ellekappa di due giorni fa. 

Un caro saluto Nico

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/3:

Direi che l'eliminazione della rubrica di Bottura è un buon inizio. Non aggiungeva nulla e non faceva nemmeno ridere. Bottura funziona in radio, ma su Repubblica si sta bene anche senza. Bravo Verdelli.

Gabriele

Caro gabriele, la rubrica di Bottura è viva e vegeta. Si trattava solamente di un giorno di assenza.

FS

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/4:

Caro Pazzo, 

la decurtazione delle effigi spesso poco somiglianti di Marta Signori (nulla di personale) è già una gran bella notizia.

Signor Marco

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Poi due feticismi sul numero di oggi.

Chi è quel Claudio Cucciatti che firma il pezzullo su Torino-Atalanta nello Sport?



Per la serie +++ I NON CAMBIAMENTI DI CARLINO +++, segnaliamo che da tre giorni ci sono tre paginate di moda. Bleah.

sabato 23 febbraio 2019

+++ I CAMBIAMENTI DI CARLINO +++

Prima pagina, in testa al colonnino di destra, decapitata la scritta LE IDEE sostituita dal logo del sito.

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Torna MARZIANI, la rubrica di Luca Bottura che ieri non c'era. Ma con una novità: è sparita l'iconcina disegnata da Nostra Signora dei Ritratti.

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Economia: via il GRAFICO al suo posto LA BORSA. Tornano anche le brevine.

venerdì 22 febbraio 2019

+++I CAMBIAMENTI DI CARLINO+++ e altri feticismi di giornata.

+++I CAMBIAMENTI DI CARLINO+++  parte prima


Oggi non c'è la rubrica di Luca Bottura (un caso?) che però scrive comunque un pezzullo, poi sono state decapitate, in apertura degli Esteri, le tre dichiarazioni di politici con relative faccine.

Infine confermata l'Amaca con titolo. 

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+++I CAMBIAMENTI DI CARLINO+++ parte seconda

Nei vari dorsi locali, avete presente le due mappe grafiche delle città con evidenziati gli eventi culturali del giorno? Sono sparite. Resta la pagina degli eventi, sicuramente più pulita.




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+++I CAMBIAMENTI DI CARLINO+++ parte terza

Ci stavamo dimenticando una cosa importantissima: sono state decapitate dalla prima pagina le faccine di Marta Signori. 

Rimangono solo quelle nelle rubriche di Augias e De Gregorio e una nei commenti.

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E intanto, a Largo Fochetti, c'è stato un plebiscito.



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Ecco la terza prima pagina della gestione Verdelli.


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ellekappa e il KKK de noantri. E qualcuno, su Twitter, non è d'accordo.



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Anteprima del nuovo Espresso: ecco la prima copertina del settimanale rinnovato.



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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1:

Caro Pazzo,

ritorno alla Stampa per Mario Calabresi? O si deve pensare che non voglia più avere nulla da spartire con il gruppo Gedi?

Calaber  

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/2:

Caro Pazzo,

spero che i cambiamenti di impaginazione e grafica che verranno apportati saranno ancora seguiti da Francesco Franchi che è un fuoriclasse. Le due infografiche di cui fa menzione il post non sono nel suo stile e non sono per nulla eleganti.

Gabriele

giovedì 21 febbraio 2019

Un direttore detwitterizzato.

Ma la domanda del giorno è la seguente: può Carlo Verdelli non avere un profilo Twitter? O forse è proprio per questo che è diventato direttore di Repubblica?

Se/ce lo chiede Daniele Ferrazza su Twitter.


Il secondo giorno al volante di Carlo Verdelli: considerazioni, piccoli feticismi e Calabresi al Corsera.

Abbiamo passato sotto la lente d'ingrandimento ogni pagina e non abbiamo trovato segni di cambiamento.  Solo la conferma della scomparsa di Fusi Orari assorbita da Mondo.

Un attimo, però.

C'è qualcosa di strano nell'Amaca di oggi.

+++L'AMACA HA IL TITOLO, NON ERA MAI SUCCESSO+++

Ed è stato decapitato il capoverso gigante.



Dobbiamo rilevare che questi sono forse giorni tumultuosi persi in assemblee e riunioni.
Crediamo che le novità salienti cominceranno a vedersi a marzo.

Ah, una nota di gossip: Carlo Verdelli e Stefano Folli si saranno chiariti? Perché SF scrive più che mai.

Insomma il Nuovo lo scopriremo solo vivendo.

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Inoltre il Rinnovamento editoriale delle pagine, le nuove rubriche ele  analisi dovranno passare inevitabilmente da una revisione grafica delle pagine.

Così come è concepita, Repubblica è una gabbia anonima che non lascia respiro e libertà, dopo i fasti iniziali. Ma questa è un’opinione di chi (ultimamente) non ama (più) questo abito e lo ritiene troppo vincolante.

Lasciamo a Verdelli il tempo per analizzare i vari settori e poi metterà mano a ciò che non va e darà al giornale la sua impronta.

Curiosa però l'immediata decapitazione di Fusi Orari. Ma ormai era diventata una pagina di notizie spazzatura.

E, a proposito di Esteri,  ci aspettiam un cambio di marcia. Portare le pagine molto avanti e non prendere buchi e capire se Lucio Caracciolo può dare una mano.

Hai Limes nel gruppo che è uno scrigno prezioso di competenze. Crediamo si possa chiedere una collaborazione più stretta.

Poi le pagine di commenti e posta varia sono diventate troppo ampie e in alcuni casi barbose.

Oggi, tra l'altro, le lettere sono tutte dedicate all'editoriale d'avvento di Verdelli. Ci sta.

(le considerazioni proseguono più in basso)




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Poi chiameremmo a collaborare anche qualche opinionista non obbligatoriamente di sinistra ma di ambito liberale. Per una sorta di diverso parere utile per una dialettica fertile con le istituzioni e i lettori.

Tornando Verdelli, speriamo che qualcuno ci racconti com’è andato il voto di gradimento sul programma di governo. Così per capire un po’ l’aria che tira a Repubblica.

Ha suscitato forse qualche domanda il richiamo del Nuevo Diretùr di guardare e confrontarsi ogni giorno con il prodotto Corsera?
E d’altra parte il Corsera è un grande concorrente.  Si può anche imparare ad essere più bravi.

E poi.

Siamo sicuri che CV confermerà tutti i vice?
E il condirettore?
E il vicario?

E comunque secondo noi Mario Calabresi andrà al Corsera. Non si accettano neanche scommesse.
Anche se dicono che “ora si dedicherà ai viaggi” ad aprile al più tardi sarà un editorialista del Corsera.

Qui elencano delle ipotesi.

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Da un secondo sfoglio più ragionato, vi invitiamo a guardare bene queste due infografiche: a voi non
sembrano diverse dal solito? Meno in stile Francesco Franchi?

Il dibattito è aperto.


mercoledì 20 febbraio 2019

Nel giorno dell'insediamento di Carlo Verdelli e altre cosine.

20 Febbraio 2019: il giorno dell'insediamento di CV

Aggiornata pure la gerenza: adesso è proprio vero.


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Ecco la prima "prima pagina" firmata da Carlo Verdelli.


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E nel primo numero di Carlo Verdelli, c'è già una cosa sua: la pagina Fusi Orari non c’è più. Oggi si chiama semplicemente Mondo.


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(ma la vera notizia di oggi è in basso in una pagina sinistra di economia)


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E arriva anche la confidenza dell'anno


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E nel giorno dell'insediamento di Verdelli, succede anche che PPR tagli il traguardo dei 3.000 follower su Twitter. Nel mondo di Twitter sono un'inezia, nel nostro mondo un risultato straordinario. Grazie a tutti.

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Verdelli nel suo primo giorno in redazione (cioè ieri) è stato critico sulla grafica: “Troppo verticale, non si concilia con la pubblicità che abbiamo”. Mentre, a proposito delle vicende sindacali, ha parlato di “ultimo atto di crisi, ma per scongiurare altri tagli occorre vendere più copie”.

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Altre cose arretrate.

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1:

Caro Pazzo,

grazie per il riferimento al sito di Giulio Cardone da un pipierrino biancoceleste: il giornalista, pur non essendo propriamente un tifoso della Lazio, anche se ormai la segue professionalmente da una vita, è garanzia di qualità in una redazione romana pericolosamente e non sempre lucidamente sbilanciata verso l'altra sponda cittadina.

Se Giulio legge queste pagine vorrei augurargli un bel "in becco all'aquila"!

Signor Marco

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/2:

Il tempo ci dirà caro Pazzo.... solo che nella sequenza Scalfari Mauro Calabresi si trovava un fil rouge che ora sembra spezzarsi.....intanto registriamo che si parla di Super 8 al passato e RClub spostato al martedì....

Gianluca via Twitter

Un anno bellissimo (il primo, asciutto e vigoroso editoriale di Carlo Verdelli su Repubblica).

Forse non sarà un anno bellissimo, ma l’editoriale d’esordio di Carlo Verdelli è asciutto, vigoroso e nella citazione dei tre direttori che l’hanno preceduto, non c’è solo un doveroso omaggio, ma un patrimonio politico-culturale da coltivare e non disperdere.

Ci sembra un editoriale che lascia intravedere una Repubblica che cercherà di aprire un nuovo dialogo con i lettori.
C’è speranza.
Il cuore batte forte.

Ps Nell’edizione di oggi già una cosa sua: la pagina che era fusi orari non c’è più ma è semplicemente Mondo.

Buon lavoro Carlo.

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Secondo una previsione temeraria del presidente del Consiglio, l’avvocato Giuseppe Conte, il 2019 sarà un anno bellissimo. La speranza di tutti è che abbia ragione. L’evidenza di questi primi cinquanta giorni direbbe il contrario. Siamo entrati ufficialmente in recessione. Le previsioni di crescita del nostro Pil sono franate allo 0,2 per cento, il gradino più basso d’Europa. La produzione industriale è balzata all’indietro del 5,5 per cento. Si è scoperto che l’agognato reddito di cittadinanza non arriverà a destinazione per un milione e mezzo di lavoratori poveri: sei su dieci degli aventi diritto, più della metà. In Abruzzo, alle Regionali di dieci giorni fa, ha votato il 53 per cento, una percentuale allarmante, tranne per chi pensa che la democrazia parlamentare sia un orpello da smantellare, un ostacolo tra popolo e capipopolo.

Le uniche cose che salgono, e non pare di buon auspicio, sono il livello dell’insofferenza verso chi rema contro, dal Quirinale al Vaticano, e il volume delle minacce contro i nemici, dovunque si annidino. Bankitalia e Consob? «I vertici andrebbero azzerati» è l’opzione zero di Matteo Salvini. Azzerati. Come gli sbarchi dei migranti. O le canzoni straniere, da intervallare per legge con musica nostrana doc. Il giorno di San Valentino, a Melegnano, provincia di Milano, sul muro della casa di una famiglia che aveva da poco adottato un ragazzo senegalese è comparsa questa scritta: “Pagate per questi negri di merda”. È come se la natura di tanti italiani si stesse rapidamente trasformando, incattivendosi. Insieme a molti diritti su cui si fonda la nostra comunità, stanno saltando i valori che quei diritti sottendono e sostengono. Stavamo seduti sopra un vulcano di rabbia e rancore, e non ce ne eravamo accorti. 

Se abbiamo forti dubbi su un 2019 bellissimo, abbiamo una certezza sul 2018: è stato un anno incredibile, l’eruzione di un’Italia delusa, spaventata, e anche un po’ spaventosa. È passato un anno, anche se sembra molto di più: 4 marzo 2018, un voto che cambia connotati e anima a un Paese, che da lì ha cominciato freneticamente a scollarsi, a disunirsi, a isolarsi da quell’idea di Europa che aveva contribuito a edificare, per inseguire pericolose alleanze con Paesi e concezioni del mondo lontani anni luce dai pilastri ideali della nostra Costituzione. Un anno durante il quale la sinistra ha assistito attonita al proprio disfacimento, dilapidando milioni di consensi e di speranze, in attesa di una rinascita che con fatica, e ci auguriamo con umiltà, proprio in queste settimane stava assumendo un qualche contorno riconoscibile (le ultime vicende di casa Renzi di certo non aiutano). Un anno dove la Terra che ci ospita ha visto peggiorare il suo già precario stato di salute, nell’incuranza e nello sfregio dei Grandi che dovrebbero invece proteggerne il cuore. E così la scienza, oltraggiata dall’incompetenza al potere. L’Internazionale dell’egoismo, del «me ne frego», ha rotto argini che sembravano incrollabili. E l’Italia è un fronte avanzato di questa ondata globale di “disumanesimo”. 

Alzi la mano chi, un anno fa, avrebbe potuto immaginare che il ministro dell’Interno sarebbe stato indagato per sequestro di persona, oppure che l’ambasciatore francese a Roma sarebbe stato richiamato in Patria in segno di protesta, o ancora che una parlamentare di Forza Italia avrebbe guidato un gommone per forzare un blocco e verificare lo stato di salute di un’umanità derelitta tenuta in ostaggio su una nave a cui era negato l’approdo a un porto. E chi poteva spingersi a prevedere che persino la vittoria al Festival di Sanremo di un cantante milanese, ma di origini egiziane, sarebbe stata additata come una mossa contro il popolo sovrano? 

È così, credo, che si senta il lettore di Repubblica quando ogni mattina apre il giornale: incredulo. Davvero siamo arrivati fin qui? Davvero, prima gli italiani? Davvero si possono mischiare nella stessa frase le parole “pacchia” e “migranti”? Davvero se uno muore durante un arresto ci si può chiedere: e che doveva fare la polizia, offrire cappuccino e brioche? Davvero Ong e trafficanti sono sulla stessa barca? Davvero una piattaforma digitale privata, dal dubbio funzionamento e dall’oscuro reticolo di interessi e scopi, può indirizzare le scelte strategiche di un governo?

Ecco, al cittadino disorientato mi sento di garantire soltanto una cosa: ogni giorno proveremo a capire e spiegare il tempo che viviamo, tempo imprevisto e dagli esiti imprevedibili, con la serietà, il rigore e la passione civile che sono il vero patrimonio di questo giornale e della comunità che rappresenta. Comunità eterogenea, che mai come oggi, nei mille rivoli nei quali manifesta il suo dissenso non verso un esito elettorale legittimo ma contro gli squarci alla democrazia che quell’esito quotidianamente produce, ha il bisogno vitale di una casa comune dove ritrovarsi. Ecco, noi siamo quella casa. E siamo aperti, ogni ora e ogni giorno, nelle edicole e nel vasto universo digitale. Pronti a informarvi, ma insieme ad accogliervi, ad ascoltarvi, a progettare con voi un’altra Italia possibile, e possibilmente più umana. 

Nel suo primo editoriale, il primo giorno di vita di Repubblica, il 14 gennaio 1976, Eugenio Scalfari scriveva: «Questo giornale è un poco diverso dagli altri. Anziché ostentare un’illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente d’avere operato una scelta di campo. È fatto da persone che appartengono al vasto arco della sinistra italiana, consapevoli di esercitare un mestiere fondato su un massimo di professionalità e anche di indipendenza». Vent’anni dopo, il 6 maggio 1996, il secondo direttore di Repubblica, Ezio Mauro, rilancerà la sfida: «Repubblica non è un partito, come hanno semplificato in troppi, e non ha mai avuto un orizzonte diverso da quello del giornalismo. Ma è certo qualcosa di più di un giornale. Qualcosa in cui un pezzo d’Italia si riconosce, uno strumento di identità libera ma collettiva».

Il terzo direttore, Mario Calabresi, che mi passa il testimone e che idealmente abbraccio per il grande lavoro e le indispensabili dosi di modernità che ha saputo iniettare nelle vene del giornale, il 16 gennaio 2016 si presenta così: «Ho messo in valigia ciò che penso sia più necessario per combattere la crisi di fiducia che oggi la società ha verso l’informazione: capacità di mettersi in discussione, di correggersi in modo trasparente e di coltivare dubbi, che per me sono il sale della vita».

Come giornalista, non sono un figlio di Repubblica e non mi sono formato in questa scuola. Ma sono cresciuto anch’io, professionalmente e non solo, in sintonia con il lungo percorso di questa straordinaria avventura giornalistica e culturale. Da oggi ne prendo in prestito la guida, ringraziando l’editore per l’onore che ha voluto concedermi. Il giornale, specie un giornale che è qualcosa di più di un giornale, vive di sintonia profonda con i propri lettori. Quelli che l’hanno sostenuto nelle tante battaglie per un Paese più civile. Quelli che andremo a cercare per allargare la nostra casa comune. Il 2019 non sarà un anno bellissimo per l’Italia, ma faremo di tutto perché non diventi bruttissimo.

Carlo Verdelli - Repubblica del 20 febbraio 2019

martedì 19 febbraio 2019

Il nuovo Espresso e il nuovo Diretùr.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1:

Non mi piace questo claim con cui L'Espresso si vanta di raccontare "la verità". La verità, addirittura! Giornalismo è raccontare i fatti, non "la verità", dato che ogni racconto è sempre un'interpretazione. Mala tempora currunt.

Inoltre, già che ci sono, Il comunicato di oggi dell'editore Gedi è il solito capolavoro di ipocrisia. Sin dall'inizio: "Mario Calabresi lascia oggi la direzione di Repubblica".

LASCIA? L'avete licenziato in tronco.

"Calabresi ha saputo sperimentare nuove prospettive di sviluppo, mantenendo ferme tradizione e identità di Repubblica."

OVVERO: è stato bravo, per questo lo licenziamo. Ma forse la parola chiave è quel "ferme". Verdelli è stato chiamato per modificare l'identità di Repubblica?

walter f.

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/2:

L’editoriale di addio di Mario Calabresi mi è sembrato molto di “ difesa di ciò che ho fatto”
In un mondo cattivo e brutto io ho tenuto la rotta. Ho combattuto una buona battaglia e ho conservato la Fede .....
Ho lavorato per la giustizia e Repubblica ha mantenuto una forte rafforzata identità
Bene ma non benissimo si può dire?

Inoltre.

Mi piacerebbe essere presente oggi alla riunione  di redazione. Chissà cosa racconterà Verdelli.
E soprattutto vorrei capire se esiste ancora il voto di gradimento.
Penso che con Verdelli il gruppo abbia voluto designare un direttore manager. Per vedere di dare una scossa ad un corpo ormai esanime. Domani leggeremo il suo programma, sperando che sia concreto e poco aulico.

Io ho “amato” solo Scalfari. E al Corsera Paolo Mieli.
In loro c’era (c’è) il dono dello Spirito, che altri uomini e direttori normali, non hanno.
Sono però in attesa di qualche altro miracolo. I giornali bisogna farli vivere, dare loro quel soffio di vita che li trasforma in pagine di “sangue”, di passione di uomini che raccontano e dibattono l’umana quotidiana avventura. Dovrai compiere questo miracolo se vuoi ritrovare al mattino un pubblico che aspetta la tua uscita.

AB

L'ultimo editoriale di Marione. Da oggi il giornale lo firma Carlino.

Ultimo giorno a Repubblica per Mario Calabresi, proprio nel giorno dell'arresto dei genitori di Matteo Renzi. E Hitchcock non c'entra nulla.

Più sotto riportiamo integralmente l'editoriale di commiato di Mario Calabresi. Da domani il giornale lo firma Carlo Verdelli.

Ciao Mario, in bocca al lupo.



"Abbiamo investito sulla qualità e sulla capacità di innovare".

"Sono orgoglioso di aver aumentato le firme femminili. Da oggi Repubblica passa nelle mani sicure di Carlo Verdelli. A tutti voi un abbraccio affettuoso".

Due frasi di Marione che ci hanno colpito.

Feticisticamente parlando, Calabresi parla chiaramente al passato solo di Super8.

Ecco il comunicato di GEDI, editore di Repubblica.



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Cari lettori,
lascio la direzione di Repubblica dopo poco più di tre anni, in un mondo radicalmente cambiato e di cui è difficile cogliere il destino. In questi mille giorni siamo passati da Obama a Trump, dai discorsi ispirati ai tweet rancorosi, dal dovere di salvare chi sta affogando al dovere di respingerlo, dagli ultimi fuochi dell'idea di progresso alla chiusura totale nelle nostre paure.

Abbiamo assistito all'ascesa e al declino di un Movimento che prometteva politici nuovi per regalarci invece incompetenza, e di un partito che voleva dividere il Nord dal Sud e ora sta conquistando anche il Meridione in nome di un nuovo nemico, lo straniero. Allo stesso modo declina l'idea di democrazia, messa in un angolo dal fascino perverso degli uomini forti, coloro che si vantano di dire ciò che prima pareva impronunciabile.

Lascio questo giornale con l'orgoglio e la consapevolezza di aver raccontato tutto questo con chiarezza. Avevamo visto giusto. Ci hanno rimproverato di avere pregiudizi, ci hanno intimato di lasciarli lavorare, ci hanno accusato di lanciare falsi allarmi, invece era chiaro che l'ignoranza e l'improvvisazione ci avrebbero portato fuori strada e che i nuovi razzismi avrebbero lacerato il tessuto del Paese.

Viviamo in un'Italia isolata nel mondo: un risultato ottenuto in tempi record, senza che questo abbia portato alcun giovamento, perseguito solo per dinamiche elettorali interne, per gonfiare i muscoli e mostrare di esistere.

Un percorso di scardinamento della democrazia che si legge nel tentativo di eliminare contrappesi e organi di controllo. Lo vediamo con la Banca d'Italia, con la Consob, con il fastidio verso chi fa opposizione o contro chi semplicemente esercita un diritto di critica, così anche la stampa non fiancheggiatrice diventa nemica del popolo e va messa all'indice.

Abbiamo tenuto la barra dritta, non abbiamo derogato su convinzioni fondamentali come lo spazio europeo, la democrazia liberale, il metodo scientifico e i diritti, che sono prima di tutto quelli dei più deboli e non quelli dei più forti, per definizione già capaci di tutelarsi da soli.

Gli attacchi e le pressioni che abbiamo ricevuto sono stati pesanti, ci siamo preoccupati ma non abbiamo mai arretrato, perché la cronaca e la storia indicano che mai tutto è perduto, che resistere è difficile ma possibile.

Ho sempre praticato la convinzione che ogni volta la notte lascerà posto all'alba, purtroppo per spegnere un incendio ci vuole molto più tempo che ad appiccarlo ma la tenacia e l'impegno sono l'unica scommessa possibile. Per recuperare speranza bisogna andare nei luoghi bollati come perduti. Roma e le sue periferie ne sono l'esempio perfetto: nel momento in cui lo sconforto e la rassegnazione sembravano aver vinto, abbiamo assistito alla nascita di decine, centinaia di comitati spontanei che si sono presi cura di un pezzo di società, che stanno impedendo caparbiamente che la barca affondi per sempre.

L'impegno a Repubblica è stato quello di investire sulla qualità e sulla capacità di innovare. Abbiamo dato nuova energia alle campagne sociali, dalle unioni civili alle sei leggi da salvare, dalla difesa convinta delle ong al rifiuto di una logica che vuole trasformare l'immigrazione in una mera questione di sicurezza. Battaglie solitarie come quella per dare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, naufragata per la pavidità di chi si è arreso alla propaganda della paura.

Mario Calabresi

lunedì 18 febbraio 2019

Quel laziale di Cardone, la risposta a Leonardo Coen e altre imperdibili cose.

Per prima cosa segnaliamo il bel sito Solo la Lazio, che oggi esordisce sotto la direzione del republicone Giulio Cardone.

In bocca al lupo.


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Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Pazzo,

il post su Fb del bravissimo Leonardo Coen, pur equilibrato e affettuoso nei confronti di Repubblica, non si fa del tutto apprezzare nel finale e certamente non per il guizzo critico che viene riservato al suo ex giornale. Avrei capito di più la posizione di Coen se avesse scelto di scrivere, nel suo periodo post-Repubblica, per Il Manifesto o, non sembri strano, per l’Avvenire di questi anni, ma mi sembra che dal pulpito (si fa per dire) del Fatto quotidiano ci sia qualcosa che non torna. Repubblica probabilmente avrà avuto pure i difetti che Coen individua nel suo post e però bisognerebbe evitare di vedere la pagliuzza ignorando la trave. E questa trave, nell’attuale giornale di Coen, si chiama manifesta faziosità, fiancheggiamento mane e sera di una forza politica con la pretesa di guidarne le scelte, sistematico ottundimento delle verità sgradevoli (tramite una serie di artifici retorici sui quali non sarebbe male approfondire lo studio). Coen scrive per un giornale-partito (esattamente l’accusa tante volte indirizzata dai suoi avversari alla Repubblica scalfariana) il cui direttore (dell’edizione cartacea) si presenta in pubblico con la faccia di Renzi, alle sue spalle, stampata sulla carta igienica. Ci consenta Coen (come direbbe il Berlusconi della sua epoca d’oro): meglio e mille volte meglio questa malandata e acciaccata Repubblica, meglio il giornale di Calabresi con tutti i suoi difetti, che il foglio per il quale egli mette a disposizione adesso la sua intelligente penna.
Calaber

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L'attento Frank ci invia la figurina del republicone Giacomo Talignani.


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Qualche feticismo arretrato e non.

15 febbraio

Riportiamo dalla pagina Facebook di Errore di Repubblica!

Pagina 7. La Spd di Angela Merkel?!?!
O Gesù.



E poi, ancora da Errore di Repubblica!

Pagina 8.
Il sindaco di Milano RODOLFO Sala?
Forse Barbara Ardù, autrice del pezzo, si è confusa con il republicone meneghino.


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Si è fatto un po' attendere, ma ecco bella pimpante la seconda puntata delle Cronache del muro dell'EMerito Ezio Mauro.


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16 febbraio

Nella didascalia della foto a cavallo delle pagg. 6 e 7 si parla di "un auto che percorre". Ma nella foto non c'e nessuna auto. Si vede che hanno cambiato la foto senza cambiare la dida.



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18 febbraio

A pagina 15, nell'articolo firmato da Alessandro Oppes, leggiamo "il gioco del comunismo". Ma stiamo a giocà? 


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Da non perdere il racconto dell'onnivoro Bolognini a spasso per Milano con Mahmood.

Bolognini riesce a scrivere tre panini di Mc Donald's senza cadere in nessun refuso.



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L'addio di Andrea Sorrentino ha costretto il "milanista" Enrico Currò ad occuparsi (anche) di Inter. 

In settimana era già andato anche a Vienna. Coraggio, arriverà un aiuto, prima o poi.