lunedì 30 novembre 2009

Gianni Mura cattivissimo.

Il Gianni Mura di ieri è stato straordinario nell'analizzare il clima razzista che sta infestando l'aria che si respira in questo paese e nel manifestare la sua rabbiosa indignazione e la sua volontà di combatterlo.
Dalla descrizione di Milano con le taglienti parole di Vallanzasca all'esposizione dell'indecenza leghista del White Christmas, su cui "incredibile visu, s'è espresso perfino lui, papa Raztinger, ricordando che Gesù era figlio di migranti", è un Mura di umore nerissimo. Come è naturale lo sia purtroppo oggi chiunque in Italia ha a cuore il rispetto per gli altri come forma prima di convivenza civile.
Un Mura cattivissimo che fa sfoggio del suo velenoso sarcasmo per annichilire gli indecenti leghisti e quei minus habentes che trattano gli avversari da nemici e che fanno del razzismo l'unica forma di dialogo con chi è diverso da loro.
Un Mura che chiude magistralmente: ""Negro di merda" e "un negro non può essere italiano" sono cori razzisti e in quanto tali vanno combattuti col massimo impegno possibile. Troppo facile indignarsi se c'è di mezzo Rose Parks, Cassius Clay o Nelson Mandela".

Da sottoscrivere in pieno.

Barbapapà

(Il pezzo di Mura lo trovate qui)

Conferme calcistiche.

Riecco la partita di Mura: Inter-Fiorentina, ancora da San Siro.

Confermato quindi Maurizio Crosetti al Punto del Campionato e al Gol più bello.

Senza nulla togliere al bravo Crosetti, il punto di Mura era più completo.

Aquarefusi militar-politici.



E' successo nuovamente. E ancora su due nomi propri. Due pezzi grossi statunitensi, stavolta.

I nomi giusti sono Donald Rumsfeld e Stanley A. McChrystal.

Elezioni a distanza.

In Uruguay ci sono le elezioni presidenziali, ma per Repubblica non sono poi così importanti, visto che l'americalatinista Omero Ciai ne sta parlando comodamente dall'Italia.

Anteprima nuovi sondaggi.

A gran voce i blogger di PPR hanno richiesto di poter valutare periodicamente, tramite dei sondaggi, gli articoli pubblicati da Repubblica.

Abbiamo deciso di dar corso a questa iniziativa ma, consapevoli che quella attribuzione (soprattutto quella meno favorevole) potrebbe disturbare qualcuno dei selezionati, abbiamo preferito denominare le due categorie “articolo più acclamato” e “articolo meno acclamato”.

Nell’istituire il sondaggio mensile abbiamo deciso di seguire un criterio rigido, chiaro e trasparente: la selezione degli articoli deve riflettere non il punto di vista del curatore del blog, ma l’opinione prevalente dei blogger. A tal fine vengono presi in considerazione solo quegli articoli che sono stati portati all’attenzione generale sul blog, che diventerà quindi il miglior punto di osservazione per tutti (anche per chi si è perso un articolo, ad esempio). Questo criterio sarà utile in particolare per capire le ragioni della selezione di un pezzo tra i meno acclamati del mese (la scelta più delicata) in quanto la discussione è stata pubblica.

Nell’effettuare questa prima scrematura abbiamo orientato la nostra preferenza per quegli articoli che hanno consentito di avviare una discussione, anche animata, su un aspetto specifico del giornale o che riflettono una posizione di fondo che noi condividiamo.

Per chi li avesse persi, troverete a fianco di ciascuno di essi il link che vi consentirà di leggerli ed eventualmente valutarli.
Vi invitiamo a segnalarci articoli degni, a vostro parere, di essere esaminati in modo da poterli portare all’attenzione di tutti direttamente sul blog. E siamo aperti naturalmente a suggerimenti per migliorare il sondaggio.

Ai giornalisti che finiscono sotto la nostra spietata lente di ingrandimento,ribadiamo ancora una volta che lo spirito che anima questo sondaggio è lo stesso che anima il nostro blog: critichiamo ciò che amiamo, motto coniato da Caterina, e che facciamo nostro.

Nei prossimi giorni partiranno ufficilamente i due nuovi sondaggi di cui sopra.

La redazione di PPR

domenica 29 novembre 2009

Tornano gli esercizi di stile di Nonuna.

Nonunacosaseria (Nonuna, come l'ha ribattezzato Caterina) ha preparato uno dei suoi esercizi di stile.

Buona lettura.

Credo che possa essere un procedimento interessante per capire l’orientamento politico-ideologico e il grado di schieramento dei quotidiani italiani leggere e inquadrare i commenti e gli editoriali sull’ultima esternazione di Napolitano. Riguardante governo e magistratura.
A chi era indirizzato quell’appello?

Secondo Repubblica (Massimo Giannini) il Colle ce l’aveva con Berlusconi al 100% e non certo con i magistrati: “L’inusuale messaggio alla nazione lanciato ieri da Napolitano attraverso la stampa è soprattutto una risposta alla farneticante risoluzione strategica lanciata l’altro ieri da Berlusconi (…) con una drammatica escalation dei contenuti e dei toni (…) offre la narrazione manipolata e artefatta di un assalto che non c’è. Per il Quirinale si tratta di una spirale pericolosa”.
Più o meno stessa linea per L’Unità, anche se Concita de Gregorio deve placare le ire dei blogger: “In disaccordo con molti frequentatori del mio blog e forse anche con l’ANM, non mi pare che Napolitano, nello scontro tra Berlusconi e i magistrati, prenda una parte. Mi pare che dica cose semplici e una per una condivisibili. Mi pare si rivolga anche ai magistrati perché sta parlando in realtà a Berlusconi”.

Qui finiscono i quotidiani filo piddini e iniziano quelli terzisti o sedicenti tali. Il Messaggero, per esempio, riflette la tendenza casiniana grazie a Paolo Pombeni: “L’invito a un maggiore autocontrollo nell’uso di parole ed esternazioni è rivolto a tutti gli attori, a partire ovviamente dal Presidente del Consiglio, anche se non sappiamo quanto verrà ascoltato”.
Ancor più cauto il Corriere della Sera, che individua come destinatari del messaggio quirinalizio sia Berlusconi che i magistrati. Una percentuale, diciamo, intorno al 60% e 40% (rispettivamente). Marzio Breda: “Autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche, chiede Napolitano. E se il destinatario sembra in primo luogo il Cavaliere, la reprimenda del Quirinale va in realtà estesa a tutti i soggetti coinvolti in questa prova di forza. Compresi i magistrati, naturalmente”.
Il capolavoro cerchiobottista, però, arriva stavolta da Marcello Sorgi che su La Stampa scrive: “Delle due strade – lo scioglimento semirivoluzionario delle Camere, con le dimissioni di massa dei parlamentari, o il proseguimento, pur tormentato, della legislatura – è evidente che il Quirinale considera la seconda il male minore. Ed è proprio per scongiurare la prima, che ieri Napolitano è entrato in scena. Il suo messaggio era rivolto al premier, per cercare di tenerlo a freno. Ai giudici, perché si tolgano dalla testa di buttare giù il governo con un avviso di garanzia. Ma, sotto sotto, anche all’opposizione, che in una situazione tragica come questa non ha ancora deciso quale ruolo giocare”.
Le percentuali tra “destinatario Berlusconi o magistrati?” cominciano a rovesciarsi (facciamo un 45% contro 55% rispettivamente) con Il Sole 24 Ore, come se ne può dedurre da Stefano Folli: “Il presidente ha chiesto alla magistratura di rientrare nei ranghi (…) l’uso improprio delle inchieste giudiziarie, a base di voci e veleni lasciati correre senza controllo, hanno un’insopportabile effetto destabilizzante (…) si può capire che il presidente della Repubblica abbia voluto correre ai ripari. Lo ha fatto rassicurando Berlusconi sull’impossibilità che la maggioranza vincitrice delle elezioni sia rovesciata da fattori extrapolitici”.

Prima di passare in rassegna i giornali filogovernativi, vale la pena soffermarsi un attimo sull’ecumenico Avvenire. Gianfranco Marcelli: “Un analogo appello a deporre le armi è venuto domenica scorsa dal Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone”.

E ora, avanti a destra. Sulla triade Giorno Nazione Resto del Carlino, Gabriele Cané non manca di prendersela con i reprobi del PdL, fermo restando che è la magistratura il principale obiettivo di Napolitano: “Il Colle ha detto di più. Ha detto due cose. Primo. Ha detto ai magistrati di tornare a fare il proprio lavoro. Che è quello di indagare sui reati per cercare colpevoli, e non dei titoli sui giornali. Di trovare ladri, rapinatori, scippatori, tutta mercanzia criminale su cui parte della nostra magistratura non indaga nemmeno più. Secondo. Ha detto, Napolitano, al mondo politico fatto di PdL e opposizione, che i governi li determinano i risultati delle elezioni e non le spallate, le esternazioni, gli avvisi di garanzia”.
Libero non ritiene di dare troppo risalto al monito de Capo dello Stato e, anzi, Maurizio Belpietro non manca di esaltare le motivazioni berlusconiane: “Napolitano ha richiamato i giudici: dice che devono parlare solo nei processi. Le frasi del Capo dello Stato sono ovviamente sensate, ma si dà il caso che da oltre cinquant’anni i magistrati si comportino diversamente”.
Chiudo con i pasdaran del Giornale. Alessandro Caprettini non ha dubbi di sorta: “E’ tutto molto chiaro. Dal Quirinale piove un monito che in larga parte è indirizzato ai magistrati: basta parole fuori luogo, basta minacce all’esecutivo, basta interventi sopra le righe sulle ipotesi di riforma della giustizia”.

Nonunacosaseria


Per la rubrica PPR2Cult, oggi Caterina ha vivisezionato R2Libri di sabato 28 novembre. Buona lettura.

R2Libri
, stavolta tocca alla sezione letteraria di R2Cult.

Ne avevo già accennato in passato. Lo sapete perché R2Libri non può competere con la Domenica del Sole 24 Ore? Perché non vi è un solo recensore che sia un critico letterario professionista (a parte Stefano Giovanardo, ovviamente subito relegato in uno spazio minuscolo), e che non faccia parte dei soliti collaboratori di Rep.  E' la sindrome "Il film di Curzio Maltese".

E' ovvio che tutti i recensori che seguono sono persone colte, perfettamente in grado di scrivere una "recensione" del libro che hanno appena letto; ma non è il loro mestiere. Per questo avere firme come quelle di Pietro Boitani, di Alfonso Berardinelli (la sua demolizione di Cacciari la scorsa domenica era esilarante), di Alessandro Pagnini, di Sergio Luzzatto stesso, per dirne solo alcune, fa la differenza.

Questa R2Libri è una cosa fatta in casa (come il precedente Almanacco); si potrebbe invitare qualcun altro alla festa. 

1) Irene Bignardi, esimia critica e storica del cinema, recensisce (18 righe e mezzo) romanzo su storia d'amore in Algeria anni '60: non mi interessa (leggere la recensione, intendo).

2) Gianni Clerici, sublime critico del tennis, nonché mediocre romanziere e poeta (scatenatevi, fans!), sulla "cronaca di una passione nel porto di Genova": non leggerei questa recensione neppure se fosse l'ultimo ritaglio di giornale rimasto dopo l'apocalissi nucleare. (Lo dico apposta per scatenare i fans dello Scriba.)

3) IL LIBRO DI FRANCESCO MERLO. F. Merlo, fino a poco tempo fa da qualche maligno definito l'unico uomo veramente di destra tra i commentatori di Rep. (Dago), "recensisce" un libro-catalogo di Julia Kristeva: mai accoppiata più improbabile fu immaginata in un supplemento culturale. Eppure, questa recensione me la sono letta: puro merlese; ma non divagante, preciso; e riesce pure a inquadrare con un piccolo cameo il nuovo libro di Sergio Luzzatto. Bene. Ma non è un critico letterario, né si sarebbe mai sospettato che fosse un esperto di femminismo e decostruzione ("La Kristeva, che deve qualcosa a Derrida…"; mmmh, forse sí, tu che ne dici?); però si destreggia bene..

4) Stefano Giovanardi: l’unico critico letterario professionista, e l’unico accademico, in quanto docente all’Università del Molise. (Non mi risulta tuttavia che sia “ordinario,” come da Wikipedia, bensí “associato confermato,” come da sito Murst e sito del suo Dipartimento. Forse ha appena vinto da ordinario, e il sito Murst non l’ha ancora registrato; in tal caso andrebbe scritto “straordinario.” Non che nulla di tutto ciò abbia la minima rilevanza; è solo per la precisione enciclopedica.) Fatto sta che Giovanardi è l’unico specialista e l’unico accademico. Purtroppo come fa uno a fare una recensione in 200 parole? Andiamo! Come mai c’è Merlo (che pure oggi se la cava bene) a fare il pezzo principale, e Giovanardi sta rinchiuso in una cella a pane e acqua? Recensione letta.

5) Silvana Mazzocchi: inviata di Rep. da almeno trent’anni; scrittrice di buon successo; presenza fissa di Almanacco prima e di R2Libri ora. Sufficientemente specializzata. Recensione letta.

Le RUBRICHE:

1) AQUARO, LE CRITICHE DEGLI ALTRI. Questa volta ha deciso di scegliersela facile, con un sacco di nomi italiani, cosí stiamo tutti piú tranquilli. Riesce a non sbagliare i due titoli (tre se contiamo anche “Happy Days”) e l’antoponimo in inglese (sue abituali bestie nere). Ma bisogna dire che il rendiconto aquariano della recensione che Ingrid Rowland fa del libro in questione ha un senso e un obiettivo, perseguito con chiarezza. E Aquaro si permette addirittura di ergersi a censore, e corregge la Rowland: “benvenuti ‘Happy Days’ e ‘Colpo Grosso’ – che però, cara Ingrid, non erano programmi Fininvest”. Evvai! Quando le cose le sa, le sa; e quando gli tocchi aree di sua stretta competenza, Fonzarelli e le ragazze Cin Cin, allora anche Aquaro diventa la Maestrina dalla penna rossa! Bravo Angelo, continua cosí! Focus!

2) Lipperini: professionale: a) ottima rubrica: per il primo punto noterei però che il passaggio dalla notizie (molestie sessuali via sms con citazione di Catullo osceno) ha poco a che fare con il commento seguente, sul Catullo censurato delle sue poesie oscene ancora nel commento di Fordyce (1960) (ah: si dice C. J. Fordyce; il nome completo mai sentito; perché voler strafare?). Cosa c’entra? b) parla dell’IMPARARE A SCRIVERE BENE? Capito? Sono stata abbastanza chiara, vicini di rubrica?

pp. 46-7:

Pezzo centrale: Bentivoglio intervista quel Mark Haddon che ha annoiato molti col “Cane a mezzanotte.” Nella penultima domanda poteva dire “disabili” invece che “handicappati”.

Bene El Barto: era ora che qualcuno dicesse qualcosa a proposito del dilagare di questi titoli “dialogici e disinvolti”: è chi meglio di Bartezzaghi? Il pezzo sul “party in libreria” è fantastico. Grazie!

Smargiassi e Miriam Mafai nelle cellette troppo piccole per essere lette. Non lette.

Caterina

La voce di Leonardo Coen.



Noi di PPR non la conoscevamo la voce di Leonardo Coen. Con lui solo un interessante scambio email-epistolare. Oggi grazie a Repubblica TV abbiamo sfatato questo tabù.

Nel carrello del Venerdì.



Al supermercato del Venerdì io ho trovato anche il depliant che vedete nella foto.
Però protesto: non ho né il Green Tea, né il catalogo GBC Electronic!
Buona domenica!
Frank57.

sabato 28 novembre 2009

Ecco la vera campagna del Corriere della Sera.



La vera campagna istituzionale del nemico è questa qui. Mica quella che abbiamo pubblicato ieri.

Grazie a Geco per l'idea.

Dopo le palline e le stelline ecco gli asterischini.



Noi le palline, loro le stelline e la Stampa, che fa? Usa gli asterischi (foto sopra). E li fa usare da Lietta Tornabuoni e Alessandra Levantesi.
Curioso, tra l'altro, scoprire che la Levantesi, da quando è rimasta vedova, si firma con il Kezich finale (sotto).

Che ce frega de Mereghetti noi c'avemo Sèra (per i libri, però).

Se loro hanno Paolo Mereghetti (per il cinema), noi rispondiamo con Michele Serra che oggi ha magistralmente recensito il nuovo libro di Niccolò Ammaniti Che la festa cominci.

Update: su commento di er coatto ho modificato il titolo.

Ecco il mercato del Venerdì.



Il post di qualche ora fa a firma GPP lo abbiamo trovato strepitoso, e così abbiamo deciso di immortalare tutta la mercanzia presente nel Venerdì di oggi.

Incredibile.

A Natale aspettiamo lo zampone (come suggeriva GPP).

Dare i numeri.



Sappiamo che non è carino giocare sul numero dei morti. Ma sinceramente non ci spieghiamo perché non si trovi mai un accordo sul numero esatto delle vittime delle tragedie. Se Repubblica.it dice 22 e il Corriere.it 20 significa che le agenzie di stampa diffondono dati diversi? O semplicemente a Repubblica hanno notizie più fresche del Corriere?

Ps: chissà se domani su Repubblica troveremo la cronaca del nostro amico Leonardo Coen.

venerdì 27 novembre 2009

Il salto della quaglia.



E così Dario Franceschini è passato con Berlusconi, e nessuno se ne è accorto.
Tranne quei volponi di Repubblica ovviamente.

GPP

Trasmettiamo ora alcuni messaggi speciali.



Radio Londra ha diffuso il seguente messaggio speciale:

"La partita del Vaticanista di Repubblica si deve ancora giocare. Orazio La Rocca è nella lista dei prepensionabili entro ottobre 2010. Quindi si prevede che lo lasceranno giocare un po'. Tra i candidati si è fatto avanti come prossimo vaticanista Marco Ansaldo, il nostro super-turco".

Chi ne sa di più lo faccia sapere. Radio Londra diffonderà.
Abbiamo trasmesso alcuni messaggi speciali.

Venerdì zampone.



Non ho ancora sfogliato il Venerdì, ho appena comprato il giornale e sto facendo l'elenco di quello che mi hanno dato insieme:

- il Venerdì (mi riservo di valutarlo, con il microscopio puntato su Vissani e le sue ricette che avrebbero dato materia di studio a Cesare Lombroso)

- n. 1 volantino pubblicitario della Sir Winston Tea

- n. 1 bustina (nuova) di thè Sir Winston Tea (per la precisione Green Tea no caffeine "Blueberry")

- n. 1 lettera dall'Unicef (per lavarsi la coscienza?)

- n. 1 catalogo pubblicitario DELL Computers, 8 pagine

- n. 1 catalogo pubblicitario GBC Electronic Magazine inverno 2008/2010, 46 pagine

- n. 1 fascicoletto di Multicentrum incollato all'interno del Venerdì a pg. 43.

Sta arrivando Natale... Speriamo almeno che alla vigilia l'inserto di Repubblica sia uno zampone...le lenticchie le metto io.

GPP

Fa più refusi l'inviato o il corrispondente?



Come in una parodia di Dr. Jekyll e Mr. Hyde, oggi su Repubblica assistiamo allo sdoppiamento del ruolo di Angelo Aquaro. A pagina 25 è inviato a New York, otto pagine dopo si trasforma e diventa corrispondente, sempre da New York, of course.

Poverino, non è colpa sua, ma di riffa o di raffa finisce sempre dentro in qualche curioso pasticcio: avrà un biglietto da visita double-face?

Le cappellate degli altri.



Quindi da oggi è vietato guidare?

(da corriere.it)

La nuova pubblicità del Corriere: sembra di sentir parlare De Bortoli.



Il verbo di Ferruccio De Bortoli fatto campagna. Ecco la nuova pubblicità istituzionale del nemico apparsa proprio all'interno del quotidiano di via Solferino. Vi invitiamo a cliccare sulla foto e leggere i testi eloquenti del De Bortoli pensiero.

I credits? Eccoli:

Agenzia di pubblicità: Ferruccio De Bortoli Comunicazione
Direzione creativa: Ferruccio De Bortoli
Art Director: Ferruccio De Bortoli
Copywriter: Ferruccio De Bortoli
Fotografo: Ferruccio De Bortoli

ps: ecco cosa ci scrive Lo Stampista:

Nella foto ci sono proprio tutti! L'uomo con la pipa che guarda di traverso il brizzolone Corriere, attendendolo al varco, è Repubblica. La Stampa è lì, al semaforo, da una vita in attesa di attraversare la strada verso nuove vie, ma sempre inchiodata allo stop. Sullo sfondo, Libero conversa con la guardia giurata/Giornale sulle ultime arringhe di Feltri ai nemici di Silvio. E non dimentichiamo il neonato Fatto Quotidiano, laggiù, placido nel passeggino.

Noi abbiamo le palline, loro le stelline (e il Mereghetti).



Dato che incalza il dibattito sulla scarsa propensione di Repubblica a curare le recensioni cinematografiche, ecco giusto ieri sul Corriere della Sera il paginone curato da Paolo Mereghetti (foto sopra) e dedicato alla recensione del film Francesca.

Nel nostro post di un paio di giorni fa si parlava dell'utilità delle sei palline di Repubblica per giudicare i film e qualcuno nel dibattito (no! il dibattito no!) suggeriva di usare 4 stelline al posto delle 6 palline. Esattamente ciò che fa il Corriere nella pagina di Mereghetti (foto sotto).



Conclusione: loro hanno le stelle e il Mereghetti. Noi abbiamo le palline, la Aspesi e le briciole di Nepoti e D'Agostini.

Della serie: anche stavolta il nemico ci ha umiliato.

Il Giornale: come demolire il mito di Rampini in una lezione.



Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Pazzo per Repubblica,
non perdetevi oggi (ieri) lo strenuo sforzo, da parte di Marco Zucchetti de Il Giornale, di sfigurare il santino di Federico Rampini, sempre più guru l'altra sera dalla Dandini. Il suo pezzo oscilla tra il patetico e l'esilarante. E contiene un intrigante mistero: si accenna a un'assistente cinese di Rampini "che fa fotocopie sui due lati per risparmiare il toner". Qualcuno sa di chi è questa castroneria virgolettata?

keep it up. Piermaloso


Ciao Piermaloso, grazie per il contributo.

Del pezzo di Zucchetti ci ha colpito soprattutto la chiusa:

"Fatto sta che Rampini è da molti indicato come il futuro timoniere del quotidiano di Largo Fochetti. Il che, ovviamente, è affare del Gruppo Espresso. Quello che è affare di chi Rampini lo legge e lo ascolta in tv, è invece la rispondenza tra ciò che dice e la realtà."

Bello acido Zucchetti. Vero?

C'è anche gente a cui Scalfari sta veramente tanto sui coglioni.



Tipo l'autore di questo blog.

(Pane per i denti di Barbapapà. I Barbadenti)

Markette.



Abbiamo scovato questa bella recensione-intervista a Curzio Maltese, editorialista di Repubblica, in libreria con “La bolla. La pericolosa fine del sogno berlusconiano” (Feltrinelli 2009).

Ebbene sì.



Il “Corriere della Sera” resta il quotidiano più diffuso in Italia con 572 mila copie, secondo quanto certificato da Ads, Accertamenti diffusione stampa, tra settembre 2008 e agosto 2009. Al secondo posto si conferma “Repubblica” con 498 mila copie; al terzo posto, con 483 mila copie, c’è ancora il gratuito “E Polis”. Inseguono, a una certa distanza, “La Gazzetta dello sport” con 349 mila copie (il lunedì 443 mila); “Il Sole24Ore” con 311 mila e “La Stampa” con 307 mila. A chiudere la top ten: “Il Corriere dello Sport” con 206 mila copie (il lunedì 248 mila); “Il Messaggero” con 206 mila copie; “Il Giornale” con 177 mila; e “Il Resto del Carlino” con 157 mila.

giovedì 26 novembre 2009

Murales contro il razzismo.



Esemplare pezzo di Gianni Mura oggi su Repubblica a commento dei cori razzisti dei tifosi juventini a Bordeaux. Ecco la chiusura del pezzo di Mura:

Ormai in Italia fare cori contro Balotelli sembra diventato un gioco di società. Attenzione, però: è una questione che non riguarda solo lui né solo il calcio. E non la si risolve chiedendo a Lippi di convocarlo per i mondiali, di considerarlo un simbolo. Balotelli ha il diritto di non essere insultato per il colore della sua pelle sia che giochi in Nazionale, nell’Inter o nella Sangiustese. Come ce l’ha chi non fa sport, non gioca a calcio e pensa che sarebbe meglio vivere in un mondo meno malato, e che il passato non passa mai del tutto.

Il Giornale dei bolliti.



Su Dagospia scopriamo che:

Oggi in prima pagina su Il Giornale ci sono le firme di Giordano Bruno Guerri, Mario Cervi, Francesco Forte, Renato Farina, Vittorio Sgarbi, Tony Damascelli.
A parte il tasso alcolico, il più fresco sembra Feltri.

Di nuovo sotto il segno dell'Aquaro.



Da qualche giorno sembrava essersi messo di buzzo buono impegnandosi a correggere i refusi dei suoi pezzi (o a chiedere che venissero corretti).

Oggi però siamo tornati alle solite e il segno dell'Aquaro si è rivisto nell'articolo di pagina 16 in cui Angelo racconta da New York la decisione di Barack Obama di ridurre le emissioni Usa di Co2.

Intanto, non ci sembra professionale che un inviato di Repubblica negli Stati Uniti d'America cada in errore scrivendo una parola inglese come senior adv(s)iser.

Poi qualche riga dopo Aquaro scrive Keya Chatterjee (esperta di clima del WWF) e qualche riga dopo Keya Chatterje oltretutto sbagliando il verbo.

E per finire c'è un altro bel refuso nel nome del numero uno delle Nazioni Unite in materia di clima Yvo De Boer. Aquaro scrive Yvo De Baer.

I refusi sui nomi sono molto gravi, caro Angelo. Fosse un refuso su un sostantivo possiamo capire, ma su un nome diventa poco serio, sintomo di scarsa professionalità.

Ci vuole poco a dare una sbirciatina su Google, prima di mandare il pezzo a Largo Fochetti. Suvvia.

A proposito di sondaggi.

Sarebbe sacrilegio, caro Feticista Supremo, avviare il sondaggio sui migliori articoli di Repubblica e non prevedere, almeno nel primo di essi, una menzione al Fondatore, Eugenio Scalfari.
Vorrei allontanare questo inaccettabile rischio segnalando l’articolo di domenica scorsa “Il mondo degli uomini senza qualità”.
Sarò onesto: è un articolo bello, ma non appassionante nè memorabile (tema già trattato).
Scalfari si sofferma su quel tipo umano amorale che “non fa parte della classe dirigente se non in funzione servile. Servile, ma essenziale: ne riecheggia i desideri, ne soddisfa i bisogni, si incarica di condurre a termine le operazioni abiette, è la controfigura dei potenti quando si tratti di questioni troppo delicate e rischiose.”. Una genìa in forte crescita, scrive Scalfari spiegandone le cause, e di cui Berlusconi si serve, ripagandola generosamente.
Nel finale però Eugenio d'improvviso scarta e si rivolge all’esimio Pigi Battista, che la scorsa settimana aveva criticato sul Corsera i “professionisti dell’antiCaimano” (innominati, ma agevolmente identificabili) che, a suo dire, dall’aver combattuto Berlusconi hanno tratto onori e fama e che dalla possibile fine del berlusconismo rischiano (temono) di subire danni. L’articolo mi aveva infastidito assai, come accade invariabilmente quando leggo Battista e le sue prediche finto-terziste.
Ebbene, Scalfari procede contro Battista rovesciandone la domanda, ovvero: quando Berlusconi non ci sarà più (politicamente): “Che faranno i revisionisti di mestiere, gli specializzati a sostenere che il problema è un altro, che le questioni serie sono altre e chi parla male di lui peste lo colga? E i terzisti, caro Battista? I terzisti avranno ancora qualcosa da scrivere?”.
[Lunedì scorso Battista, nella sua mefitica rubrichetta, ha poi risposto inacidito a Scalfari, definendolo “il più autorevole e intransigente nella guerra santa al terzista”.]

Mi piace l’idea che si parta da qui nel primo sondaggio, dall’ affermazione cioè di un giornalismo che vuole essere di parte, che si schiera per far valere un punto di vista, per difendere i valori fondanti di una comunità civile, i valori della Costituzione, i valori della legalità contro l’ipocrisia del doppiopesismo, del terzismo, del cerchiobottismo. Contro quel giornalismo che, dietro le false insegne dell’equidistanza, mena sistematicamente fendenti al centro-sinistra reo di non migliorare il clima civile evitando critiche al governo (collabori piuttosto, scrisse poco tempo fa l’ineffabile Panebianco, così potrà ascriversi qualche merito!) e rinunciando a contrastare le iniziative legislative ad personam del Cav.
Noi siamo schierati. Ed è questo il giornalismo che io personalmente amo. Watch-dog, dicono gli anglosassoni. E Repubblica assolve egregiamente questa funzione.

Partiamo da qui. Da ciò che differenzia Repubblica dal Corriere della Sera. Come Scalfari ha ricordato a De Bortoli poco tempo fa, in un articolo che mi sarebbe piaciuto segnalare non fosse stato scritto ad ottobre.

Barbapapà

Non solo Aquaro.

Leggiamo sul blog di Luca Sofri che l’equivoco tra i due libri di e su Sarah Palin, sta mettendo nel panico anche diversi media americani.

Sette.

Due parole sul nuovo Sette del Corriere della Sera: inutilmente grande.

Fabio P.

Amarcord: quando due anni fa Pazzo Per Repubblica finì sulla prima pagina del Foglio di Ferrara.





Cari feticisti, siccome tra i commenti che avete inserito ieri a margine del post in cui si parlava del record di accessi, c'è anche chi ipotizza che qualche giornale di destra prima o poi si deciderà a pubblicare un articolo su PPR, mi sembra doveroso ricordare che un paio di estati fa mi scrisse Claudio Cerasa de Il Foglio proponendomi proprio un articolo sul blog.

Tutto ciò successe quando eravamo ancora piccoli e mocciosi, e (quasi) tutti voi (parlo dei nuovi feticisti dell'ultima ora) eravate ancora all'oscuro di tutto.

Fu così infatti che il Foglio ci dedicò un articolo in prima pagina dal titolo IL BACO DI REPUBBLICA (lo vedete qui sopra nella foto).

La versione integrale dell'articolo è disponibile sul blog di Claudio Cerasa, che colgo l'occasione di ringraziare nuovamente per l'opportunità.

mercoledì 25 novembre 2009

Cose che si potevano evitare.



Dalla prima pagina de Il Giornale di oggi.

Da un assist di Gery Palazzotto.

Luigi Barcelonini.



Luigi Bolognini, della redazione milanese di Repubblica, è uno dei 200 italiani soci del Barcelona FC, che ieri ha asfaltato l'Inter in Champions League.

Qui il racconto della sua serata al Camp Nou.

Record.



Grazie (soprattutto) alla citazione apparsa sul blog di Luca Sofri, che da sola ha portato circa 400 nuovi visitatori, Pazzo Per Repubblica ieri ha raggiunto il record stagionale di visitatori giornalieri sfondando il tetto delle 1000 visite (1325 per l’esattezza), di cui 650 nuovi visitatori che speriamo tornino a farci visita.
E’ un numero modesto, ma per noi è un traguardo eccezionale.
Grazie quindi a Luca, ma soprattutto grazie a tutti quelli che credono in questo blog.

Finalmente una recensione cinematografica con le palline.



Visto che a forza di dar fuoco alle barricate, di agitare i forconi e le fiaccole intorno a Largo Fochetti qualcosa si ottiene? Altro che linea morbida…

La violenza e il frignare ossessivo sono le levatrici della Storia! Oggi spazio a Paolo D'Agostini con una bella paginata (sopra) battezzata "Anteprima Cinema", nuova rubrica con tanto di logo, bruttino (lo vedete qui sotto), e con tanto di palline (sempre sotto).






Quando ho letto il titolo "Come donna comanda - Il maschio tramonta anche nella commedia USA" ho detto: "ciao, Natalia, è bello rivederti"; e invece…

Non crediate però che quest'offa ci ammansisca! Cosa vogliamo? Vogliamo questo al mercoledì, in aeternum; e rivogliamo Nepoti il venerdì. Tutta la pagina. Con fotina di Nepoti. Ah, e vogliamo cinque palline invece di sei.

Caterina

Omero Ciai in carcere.

A intervistare Cesare Battisti.

martedì 24 novembre 2009

Le Quattro Leggi di PPRTrans.



Caterina ha stilato le Quattro Leggi di PPRTrans (forma definitiva):

1) chi dice "i trans" sbaglia, ed è di destra;

2) chi dice "le trans," ha ragione, ed è di sinistra (gpp);

3) chi dice che c'è ambiguità, sbaglia, ed è di destra;

4) chi dice "li rtans," sbaglia, ed è Aquaro.

Le Due Leggi Grammaticali, dette di Bonini:

a) chi usa il maschile col nome anagrafico di una persona trans: "Adriano (m.) è un clandestino (m)", rispetta la grammatica italiana, e può essere sia di sinistra che di destra;

b) chi dice "Jennifer (fm.) è un trans (m.)" viola la grammatica italiana; ed è di destra.

Con ciò la discussione è chiusa. Eventuali contributi si limiteranno allo studio filologico delle sei Leggi.

Caterina

Il Clandestino non graffia.

Oggi è uscito Il Clandestino: ecco il commento del nostro collaboratore Occam:

Oggi ho comprato il Clandestino, per vedere se davvero può erodere copie a Repubblica.
Giuro che non lo comprerò mai più. Eccone i motivi:

1) REFUSI
A parte l'analfabetismo di ritorno («un autentica ginnastica» senza l'apostrofo, non in una breve bensì nella rubrichetta del "vicedirettore" Diaco e soprattutto il «benchè» con accento sbagliato nella citazione di prima pagina) e i refusi («presiuta» per presieduta nell'editoriale d'insediamento!!! ma com'è possibile?!?), veramente incredibile firmare la citazione di prima pagina "George Bernard ShOw", con la "o"aiutoooooooooooooooooo

2) DIMENTICANZE
Il pezzo di apertura del giornale («Parlamento, giallo sull'inchiesta»: quale inchiesta? Bbu, neanche un sommario o un catenaccio a spiegarcelo) non ha il richiamo della pagina all'interno; un pezzo in apertura a pagina 3 è senza la fotina del giornalista che lo firma.

3) CARATTERI
il carattere scelto – famiglia Helvetica, credo – non ha la "à" e dunque nei pezzi, per le "a" accentate si ricorre a un altro carattere (mai visto!); inoltre la
sillabazione degli articoli non è stata impostata in italiano bensì lasciata in inglese per default (si leggono scempi del tipo «polit-ica» e «accompag-nata», etc etc);

E dire che qualcuno s'è lamentato del Fatto...
BLASFEMO il solo aver pensato che ruberà una-copia-una a Rep.

Occam

The show must Going Rogue.



Proseguendo la querelle intorno al libro di Sarah Palin, vogliamo dar conto di come si è comportato oggi il quotidiano La Stampa in un articolo (sopra) in cui se ne parla.

Il pezzo è del corrispondente da New York Maurizio Molinari che nel riportare il titolo del libro svolge bene il suo compito scrivendo Going Rogue (foto sotto), anche se poi cade anche lui in errore scrivendo An America(n) Life senza la n.



Il nostro Angelo Aquaro, però, tirerà un sospiro di sollievo leggendo quanto hanno riportato i grafici che si occupano delle didascalie, che nella confusione hanno scritto Going Rougue, una via di mezzo tra Going Rogue e Going Rouge (foto sotto).

Le cappellate della concorrenza.



Secondi quelli di Corriere.it, in un “matricidio” la madre sarebbe il carnefice e non la vittima.

Complimenti.

Fonte: Il Nichilista

Ancora su Brenda (poi però basta).



Segnaliamo tre contributi interessanti riguardanti l'uso dell'articolo davanti alla parola trans.

Il primo.

Il secondo.

Il terzo.

Mentre il cervello rimpicciolisce...



Sul caso Brenda,nel casino generale dei giorni scorsi, ci siamo dimenticati di segnalare la prima pagina di Libero di sabato scorso.

Mica male eh?

Cari feticisti, siamo su Wittgenstein!

E indovinate per cosa?

Sì, proprio per quella cosa lì.

Grazie Luca!

ps: tutto ciò giustifica in parte la confusione di AA

Chi di domande ferisce.

Di domande perisce.

Scivolata in prima pagina.



Dopo tutto il casino fatto (e generato) sul caso Brenda, oggi (ieri) Repubblica è clamorosamente scivolata su un richiamo in prima pagina.

Questa cosa ricorda molto le autoreti che faceva Comunardo Niccolai nel Cagliari ai tempi dello scudetto.

E adesso chi lo racconta a Bonini? Che si era adoperato per fare le cose per bene? Riuscendoci pure?

Murales di giornata.



Dal pezzo di Gianni Mura di oggi (su Milan-Cagliari):

Per il Milan si mette subito bene. Neanche il tempo di finire un cartoccio di castagne e Seedorf s’inventa un taglio per Borriello...

... fino a questo punto Ronaldinho era incisivo come una piuma di gallina sul granito.


Siamo ormai vicini alla poetica calcistica di Gianni Brera.

Giusto per alleggerire i toni.



Un post calcistico per stemperare i toni delle ultime discussioni.

Cliccate sulla foto e leggete la riga sottolineata di rosso. Ma che squadra allena Mourinho?

A Repubblica.it hanno fatto un po' di confusione...

Capita, quando si fan le cose in fretta.

Update: dopo circa 12 ore il desk ha corretto l'errore: Juve anzichè Inter.

C'è chi spara sulla crocerossa.

E lo fa prendendo bene la mira.

lunedì 23 novembre 2009

A proposito di Going Rogue.



Manco a farlo apposta, ecco cosa scrive oggi Luca Sofri sul suo blog:

Il libro di Sarah Palin di cui tutto l’establishment mediatico parla da settimane, a San Francisco non si vende.

Lo sa Aquaro?

Fiorenza Sarzanini, la mejo cronista che ci sia.

Oggi a Ultime da Babele, trasmissione radiofonica su Radio Uno curata da Giorgio Dell'Arti, era ospite Fiorenza Sarzanini, giornalista del Corriere della Sera esperta di cronaca giudiziaria. Il tema della puntata era la misteriosa morte della transessuale Brenda.

Dell'Arti presenta la Sarzanini agli ascoltatori come "la più brava cronista di cronaca giudiziaria in circolazione". Capito Bonini? Capito Lugli? Capito D'Avanzo? Capito Bolzoni?

Ascoltando la trasmissione, è curioso sentire Dell'Arti parlare della trans Brenda e la Sarzanini parlare del trans Brenda, come se stessero parlando di due persone differenti.

Qui potete riascoltare la trasmissione.

A proposito di PC.



Guardate come titola oggi La Stampa il commento di Luca Ricolfi sulla querelle Brunetta-Tremonti.

ps: qaualcuno nei commenti ne aveva già parlato

Gli straordinari di Gianni Mura.



A Repubblica devono essersi chiesti: “Ma noi abbiamo Gianni Mura (e gli altri no) e allora perché non sfruttarlo di più?

Ecco giustificata la nascita della nuova rubrica sportiva dal titolo “La partita di Gianni Mura” che esordisce oggi con la partita Milan-Cagliari e con tanto di succulente pagelle.

Resta da capire se la rubrica rimarrà circoscritta alle partite giocate a San Siro o se Gianni (ri)comincerà a trottare in giro per l’Italia. Da verificare anche se la rubrica è riservata al campionato o si estenderà anche alla Champions League e alla Nazionale di Lippi.

Due cose sono certe: la prima è che La partita di Gianni Mura toglierà spazio ad altri cronisti sportivi. Oggi, per esempio, Mura da San Siro ha tolto il lavoro a Enrico Currò e/o Andrea Sorrentino.
La seconda è che lo spostamento di Mura su una specifica partita, ha fatto sì che oggi il punto sul campionato fosse a cura di Maurizio Crosetti.

Vedremo lunedì prossimo cosa succede.

Ufficiale: Angelo Aquaro non legge Pazzo Per Repubblica.



Altrimenti non avrebbe sbagliato nuovamente a scrivere il titolo del libro di Sarah Palin. Lui scrive "Going Rouge" non sapendo che il vero titolo del libro è "Going Rogue".

Recidivo.

PC.

Dispiace vedere che persino a Repubblica non abbiano ancora capito il significato dell'espressione "politicamente corretto." Eppure non è difficile. Basta dare un'occhiata a Wikipedia
E' evidente che tutto quello che ha detto ieri Fini ai ragazzi della scuola, e in particolare lo "stronzo" dato ai razzisti, è l'apoteosi del PC. L'insulto "stronzo" NON è "politicamente scorretto": non offende gli escrementi, che, in quanto esseri inanimati non hanno né sensibilità né coscienza, né offende alcuna categoria di umani, poiché nessun essere umano si autodefinisce come "stronzo" (anche se molti dovrebbero). Tale insulto può essere definito "volgare" o "maleducato," ma non "politicamente scorretto." 

Questo valga per il portavoce di Fini (citato a p. 6 di ieri), e pazienza: a destra si può capire. Ma valga anche per Francesco Bei di Repubblica, che, nell'intervista a Tullio De Mauro, sempre a p. 6, quando De Mauro afferma che l'uso di "stronzo" è ormai sdoganato, gli chiede "Ma allora la diga del politicamente corretto è saltata del tutto?" Cosa diavolo c'entra? La diga del PC salterebbe se si sdoganassero certi insulti leghisti che qui non voglio neppure ripetere.  La "diga del PC" in Italia non esiste e non è mai esistita. Anche dalla nostra parte: vd. l'orrido "psiconano" (che offende, assieme a B., i milioni di persone alte come e meno di B.), e le varie amenità sull'altezza di Brunetta, per citare le prime cose che mi vengono in mente. 

Anche Michele Serra ha le idee un po' confuse sul PC, come appare dall'incipit del suo commento di oggi, in prima pagina. Il PC non impone necessariamente eufemismi. Si può essere volgari, maleducati e offensivi, ed essere tuttavia PC: "Tizio, sei un pezzo di m.," "Caio, sei una grossissima testa di c." etc.

Quindi, non parliamo di favoleggiate "dighe" che saltano. Prima costruiamole. 

L'espressione politicamente corretto (traduzione letterale dell'inglese politically correct) designa una linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l'offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo appare quindi, per contro, politicamente scorretta (politically incorrect): cioè, alla stregua di questa visione, inaccettabile e sbagliata.
L'opinione, comunque espressa, che voglia aspirare alla correttezza politica dovrà perciò apparire chiaramente scevra, nella forma e nella sostanza, da ogni tipo di pregiudizio razziale etnicoreligioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche della persona.

Caterina

Come una piantina di capelvenere.



Gianni Mura, nella sua consueta rubrica della domenica, interamente dedicata all'ignobile gesto di Thierry Henry, a un certo punto parla dell'allenatore della Francia Domenech:

"Domenech, che coltiva la sua straordinaria antipatia come una piantina di capelvenere..."


Geniale.

Una gran bella notizia.

E' ufficiale: Gianni Clerici è tornato alla grande a poeticare sul tennis.

E' a Londra per il Master. Ne leggeremo delle belle, prossimamente.

Oggi, per esempio, parlando di alcune statistiche scrive:

"Qualsiasi giovane appassionato dotato di computerino ne sa sicuramente più del vecchio Scriba."


E così scrivendo ha voluto dire la sua su internet e nuove tecnologie. Lui che, probabilmente, non sa neanche accendere un pc.

Cose che si potevano evitare.



Ieri su Repubblica, a pagina 27 c'è un bel pezzo di Maurizio Crosetti sul fenomeno incalzante delle previsioni meteo.

Peccato che il pezzo sia corredato da un'illustrazione che è un collage orribile di cose buttate lì.

Guardate che brutta cosa ne è venuta fuori. Quella mano lì, suvvia.

"Omero, già che ci sei potresti parlare di...? "

Omero Ciai da qualche giorno è a Brasilia per seguire il caso di Cesare Battisti. Ma in questi giorni di attesa, a Repubblica hanno pensato bene di fargli scrivere qualcosa d'altro, già che è lì a spese di Largo Fochetti.

Tre giorni fa l'hanno mandato a Miami per I Viaggi di Repubblica. Oggi, pur stando a Brasilia, ci ha raccontato i venti di guerra tra Venezuela e Colombia.

Noi intanto continuiamo la nostra battaglia per avere Ciai fisso in Sudamerica tutto l'anno. Costerebbe sicuramente meno che fare gli "anda e rianda".

Timore fondato.



Come ipotizzato qualche settimana fa, il nuovo vaticanista di Repubblica è Orazio La Rocca.

Doppioni.



Ieri notte, i grafici di Repubblica e Stampa, si sono accordati al telefono?

Non solo usano la stessa foto di Amanda Knox, ma addirittura la mettono nello stesso punto della pagina.

Curioso.

ps: già che siamo sulla notizia, salutiamo il ritorno a Perugia del grande Meo (Bartolomeo) Ponte. Ormai Meo conosce Perugia come le sue tasche. A proposito Meo, sei andato a vedere Perugia-Lecco oggi al Curi?

Barbituriconfusione.



Oggi, nel pezzo di Bonini sulla morte della povera Brenda, c'e un po'di confusione sui tranquillanti: Minias è il nome commerciale di una "benzodiazepina" (BDZ), il Lormetazepam, specialmente indicata per i disturbi del sonno. I "barbiturici" sono tutt'altra cosa; enormemente più pericolosi delle pur a loro volta assai pericolose BDZ, non sono più usati come tranquillanti a partire dagli anni '70 (direi). E' errato (il grande Bonini) riferirsi al Minias ora come BDZ (addirittura, "benziodiazepine"), ora come barbiturico, dizione che ritroviamo, ahimè, nel titolo dell'articolo.

Caterina