Luigi Bolognini, della redazione milanese di Repubblica, è uno dei 200 italiani soci del Barcelona FC, che ieri ha asfaltato l'Inter in Champions League.
Ci sono stato al Camp Nou in una serata straordinaria. Imponente l'impianto, accanto alla cittadella universitaria. E ho pure scattato una foto con l'immenso Crujiff. Oh yes. In Italia siamo fermi ai cori contro Balotelli, per questo mi fa piacere un calcio - che non mi appartiene più - che decada amcora di più fino a scomparire per come è concepito. Viva il Barça e la civiltà spagnola.
Notevole il racconto, sarà che c'ero anche io l'altra sera al Camp Nou, e confermo tutto. Bella l'esperienza di Frank, e che tristezza pensare all'Italia.
Concordo con Frank. La Spagna è anni luce avanti a noi, aldilà del prezzo che stanno pagando per la crisi economica (lo preciso perchè c'è sempre il rischio che sbuchi sul blog uno di destra a menar vanto della presunta resilience, come amano dire gli economisti, dell'economia italiana rispetto ad altre più decantate in questi anni). E parliamo di un paese che ancora nel 1975 era sotto una dittatura.
Il nostro calcio riflette fedelmente l'incarognimento della società italiana. Per trovare un po' di civiltà, amore per lo sport, rispetto per gli avversari bisogna spostarsi su sport minori (inteso come partecipazione), tipo il rugby. Lo abbiamo rilevato in un post di qualche settimana fa. Che tristezza.
Quoto Barbapapà. L'intervento di Gabriele, quasi mi impone maggiori dettagli. Era il 24 maggio 1989, la straordinaria notte di Milan-Steaua. Nel tranquillo deflusso dallo stadio, ebbri di felicità, uno degli amici che era con me notò il campione olandese che, con la bionda moglie accanto, si trovava a pochi passi avanti a noi. Lo raggiunsi, gli chiesi la cortesia di fermarsi e scattò il click. Una notte grondante ricordi e bellissima.
5 commenti:
Ci sono stato al Camp Nou in una serata straordinaria. Imponente l'impianto, accanto alla cittadella universitaria. E ho pure scattato una foto con l'immenso Crujiff. Oh yes.
In Italia siamo fermi ai cori contro Balotelli, per questo mi fa piacere un calcio - che non mi appartiene più - che decada amcora di più fino a scomparire per come è concepito.
Viva il Barça e la civiltà spagnola.
Notevole il racconto, sarà che c'ero anche io l'altra sera al Camp Nou, e confermo tutto.
Bella l'esperienza di Frank, e che tristezza pensare all'Italia.
Concordo con Frank.
La Spagna è anni luce avanti a noi, aldilà del prezzo che stanno pagando per la crisi economica (lo preciso perchè c'è sempre il rischio che sbuchi sul blog uno di destra a menar vanto della presunta resilience, come amano dire gli economisti, dell'economia italiana rispetto ad altre più decantate in questi anni). E parliamo di un paese che ancora nel 1975 era sotto una dittatura.
Il nostro calcio riflette fedelmente l'incarognimento della società italiana.
Per trovare un po' di civiltà, amore per lo sport, rispetto per gli avversari bisogna spostarsi su sport minori (inteso come partecipazione), tipo il rugby. Lo abbiamo rilevato in un post di qualche settimana fa.
Che tristezza.
Quoto Barbapapà. L'intervento di Gabriele, quasi mi impone maggiori dettagli.
Era il 24 maggio 1989, la straordinaria notte di Milan-Steaua. Nel tranquillo deflusso dallo stadio, ebbri di felicità, uno degli amici che era con me notò il campione olandese che, con la bionda moglie accanto, si trovava a pochi passi avanti a noi. Lo raggiunsi, gli chiesi la cortesia di fermarsi e scattò il click.
Una notte grondante ricordi e bellissima.
frank, a questo punto vogliamo vedere la foto, sarebbe l'ennesima frankikka
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