lunedì 15 ottobre 2007

L'adulazione perfetta (di Dario Lecco-Dina).



Più che un articolo, è un monumento di ben tre pagine che la Repubblica dedica oggi a Sergio Marchionne, il manager che porta il pullover anche quando riceve la laurea Honoris Causa perché vuole a tutti i costi distinguersi dal mondo dei colletti montezemolati.
Un’intervista a dir poco affettuosa realizzata da Dario Cresto-Dina, il giornalista che insieme a Ezio Mauro ha lavorato nel giornale della Fiat e sembra conservare una grande nostalgia.
Di Marchionne si sapeva già tutto, si conoscevano le sue abitudini di gran lavoratore, la passione per la musica di Mozart e di Paolo Conte, la voglia di pensare in inglese e di andare in bicicletta, la collezione di maglioni neri che fanno impazzire gli ultimi operai della Fiat.

L’articolo-monumento si colloca nella galleria del giornalismo agiografico. Quello ricco di piccoli aneddoti più che di grandi idee. Il manager italocanadese si sveglia di solito alle 5, legge prima il Financial Times e il Wall Street Giornal poi nell’ordine, Repubblica, Corriere, Il Sole, La Stampa. Ha due figli che si chiamano Alessio (18 anni) e Tyler (13) che abitano a Ginevra, ha tre lauree ed è “culturalmente e umanamente bulimico”.
Al di là degli aneddoti si capisce che il potere non gli interessa, ma che gli piace esercitarlo con disciplina quasi calvinista. Ed è con questo potere che ha ricostruito la Fiat ed esercita la sua leadership in un’azienda dove ha già individuato che qualcuno (Luca De Meo?) ha cominciato a sedersi. E lui promette minaccioso: “a chi si siede io gli tolgo la sedia di sotto”.

Per il resto non c’è nulla di nuovo dentro questo monumento che piacerà tanto a Bertinotti e a Carletto De Benedetti, il proprietario di Repubblica che usava liquidare i suoi manager con la frase storica: “accetto le sue dimissioni”.
Eppure qualche domandina “curiosa” il giornalista avrebbe potuto fargliela.
Ad esempio, perché non chiedergli notizie più precise sul clima che si vive dentro la Fiat con i ritmi insostenibili e le riunioni della domenica che danno il senso di un’emergenza continua? Perché non aver qualche notizia sulla nuova 500 e soprattutto sul flop della Bravo di cui l’ufficio stampa Fiat preferisce parlare per il numero di vetture “prenotate” e non “immatricolate”. Perché non chiedere quale sarebbe il bilancio dell’automobile senza i veicoli commerciali dell’Iveco e sugli effettivi “utili gestionali”?
Perché? perché? Anche questa è una domanda indiscreta.

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