venerdì 23 novembre 2007

Ecco perchè il "Sistema Corriere della Sera" è già fallito.



Per capire dove va l'editoria si deve guardare al Corriere della Sera. Perché, al di là della gara di leadership con Repubblica, è la testata italiana più antica e "autorevole". L'universo Corriere ha appena subito un restyling di un certo rilievo. Ha perso tre centimetri, nella speranza di diventare più maneggevole, ha alleggerito la grafica e abbreviato gli articoli. Se l'obiettivo era quello di stare al passo con i nuovi media, allora si può dire già che è fallito. Perché, ovviamente, con i nuovi media non si può stare al passo. Li si può contrastare, battendoli su un altro terreno, quello dell'autorevolezza e dell'approfondimento. Strada che il Corriere ha scelto di non battere, scimmiottando la free press con articoli brevi (ma perché allora devo spendere un euro) e dando scarso o nullo rilievo alle foto che, vedi Guardian e dintorni, sono una risorsa importante del nuovo giornalismo. Effetto collaterale grave della nuova grafica, l'invadenza della pubblicità. Non perché sia variato di molto il carico (circa la metà dello spazio). Ma perché la frammentazione degli articoli, il minor piombo in pagina, gli spazi bianchi aumentati, hanno messo in primo piano i monoblocchi a colori della pubblicità che spesso spiccano a prima vista in pagina e intorno ai quali, metaforicamente, passa l'articolo. Il giornalismo come contorno al piatto principale, la pubblicità. Del resto l'invadenza del marketing è spiegata, se non giustificata, dall'imminente crollo della stampa quotidiana tradizionale. Prendiamo il Corriere: in calo costante di copie, con un'età media dei lettori avanzatissima, ha visto anche il clamoroso crollo dei collaterali, meno venti per cento in un anno.
Non va meglio il panorama collegato al Corsera. Il nuovo Magazine di Di Piazza ha cambiato copertina, più pesante e verniciata, e ha raccattato firmoni dal Corsera, senza guadagnarne molto in freschezza. Il sito Internet macina introiti pubblicitari, ma sconta un'arretratezza degli uomini non meno che delle macchine (due blackout di molte ore in pochi giorni hanno fatto crollare gli accessi). Resta un Vivimilano rinnovato e molto bello, che però non può fare la differenza.
Come si possa fare fronte a un pubblico e a un mercato che cambiano a ritmi vertiginosi, è cosa che nella carta stampata nessuno ha ancora capito. Salvo che, come dimostrano Giornale e altri quotidiani, la cassa integrazione incombe. Gli editori non hanno più molta voglia di rimetterci danaro. E a poco a poco anche il Potere dei quotidiani, inteso come capacità di influenzare la politica e la società, potrebbe venire meno. A quel punto, la marginalizzazione dei quotidiani sarà completata ed entraremo in una nuova era, di cui per ora si intravvedono solo i contorni.

Autore: Stampa Rassegnata

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un'ottima analisi, a tratti illuminante. Rimane un'ultima considerazione da fare: per chi ha ancora in testa di voler fare questo mestiere, e per la società civile in generale, sono cavoli amari...