venerdì 11 aprile 2008
Emanuela Audisio spegne la torcia olimpica a San Francisco.
Grande pezzo ieri da San Francisco della signora dello sport Emanuela Audisio.
Eccolo:
La fiamma del peccato è diventata invisibile. Braccata come una preda, è scappata dalla gente. Si è nasscosta, ha viaggiato in incognito, protetta dalla polizia.
Come un malvivente che la folla vuole linciare. E´ il simbolo del male, dell´oppressione, una lettera scarlatta. Tibet e Darfur, ma non solo. Potrebbe essere il suo ultimo viaggio. E questo il suo funerale a Cinque Cerchi. Inventata dai nazisti nel ´36, spenta dalle proteste per i diritti civili nel 2008. Dalla globalizzazione di chi non accetta più i massacri visti in tv. Dai militanti dell´opinione pubblica. Quarant´anni dopo il ´68 la protesta, che nacque qui, torna a bruciare la California, unica meta in America della fiamma olimpica. Stavolta non per la guerra nel Vietnam, ma per quella non ufficiale in Tibet. Fa effetto vedere Richard Gere, ben avvolto in sciarpa e cappotto, sfidare il vento gelido del Pacifico e ripetere nella veglia notturna come un bambino a scuola, lo slogan che esce a singhiozzo da un monaco buddista: «China lies, Tibet dies». La Cina è bugiarda e il Tibet muore. Gere, amico del Dalai Lama, fa anche di più: accusa la Cina di frodare la fiducia del mondo. Fa impressione vedere l´arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace, ballare forse per il freddo, con la tonaca viola, come fosse un Blues Brother.
San Francisco è invasa da migliaia di persone: da striscioni, bandierine, cortei, sit-in, pullman di cinesi sorridenti, manifestanti arrabbiati, monaci tibetani, star di Hollywood, tamburi, concerti, associazioni animaliste, umanitarie, Falun Gong, movimenti spirituali, nudisti che minacciano di sfilare senza vestiti, visto che a Olimpia si faceva così. Ognuno con la sua giusta causa, ma senza proclami di violenza. Settecento agenti sul ponte del Golden Gate che attraversa la baia. Chi si era messo in ferie è stato richiamato al lavoro. L´agente Shawn Case precisa: «Il percorso della fiaccola è stato abbreviato, appena 6 miglia, così lo controlliamo meglio. E abbiamo un piano di riserva, strade alternative, abbiamo vietato a chi corre di portare il cellulare, per evitare intercettazioni. Non sanno nemmeno loro dove correranno». Il punto critico è il Pier 39. E lì che scatterà il piano d´emergenza. Il sindaco, Gavin Newsom, che cerca di essere gentile con tutti, conferma che il percorso può essere modificato «in qualsiasi momento». Magnifico. Ottanta tedofori, anzi 76, perché una ragazza cinese di 14 anni ha avuto paura e si è ritirata, seguita da altri tre, trattati come un gregge da portare in salvo. Perché i lupi mannari della protesta sono pronti ad azzannare. Dice una signora handicappata impaurita: «Non è giusto che se la prendano con me in carrozzella anche se la loro causa è giusta».
Traffico deviato, strade chiuse, zona del porto sconvolta. Ci sono tutti, dalla polizia stradale all´Fbi. La California Highway Patrol, quella dei telefilm, la brigata motociclistica con le Harley Davidson, la Guardia Costiera per impedire strane incursioni dall´oceano, traffico aereo vietato ai privati, cani-poliziotto, facciate dei palazzi pubblici sottoposti a controlli. Venti chilometri di transenne, sul ponte vietato l´accesso ai pedoni, controlli negli zaini dei ciclisti. Soprattutto da quando i tre manifestanti che si sono arrampicati sul Golden Gate per issare lo striscione pro-Tibet hanno confessato di aver portato il materiale nascosto in una carrozzina per neonati. Marc Sutherlin, 30 anni, e Duane Martinez, 27, sono stati liberati dopo una notte in prigione. Saranno processati. «Ne valeva la pena, noi abbiamo sofferto poco rispetto ai massacri inflitti al Tibet. E´ un anno che preparavamo la nostra azione, siamo pronti a rifarla». Liberata anche la ragazza, Hanna Strange, 29 anni, di Oakland, ciuffo rosso sui capelli, che si era arrampicata con loro. «Per il Tibet questo e altro». Gli altri quattro che avevano aiutato da terra sono stati rilasciati, senza sanzioni. E adesso vanno in giro con lo stesso piglio rivoluzionario di Che Guevara e con la maglia «Tibet team». Sono gli eroi della protesta, sono i ragazzi del ponte, sono quelli pronti a trasferire ad altri colleghi del mondo il come si fa. Istruzioni per l´uso contro la fiaccola, il tam-tam viaggia con internet, viene continuamente aggiornato e filmato. Le webcam fanno il resto: danno immagini e benzina alla protesta. La fiamma olimpica accende la rabbia e brucia le città del futuro e del passato: Atene, Londra, Parigi.
L´Embarcadero Plaza è pieno di folla. Ci sono cortei a favore e altri contro. Urla, trombe, trombette, bandiere rosse e ideogrammi. La comunità cinese di San Francisco è la più grande d´America e non ci sta a farsi rapinare di questo momento di gloria. «Abbiamo aspettato i Giochi per tanto tempo, adesso perché ce li vogliono vietare? Protestino alla Nazioni Unite, non qui ». E vai con draghi e lanterne. Ma questa è anche una città che ha ospitato nel 1979 la prima visita del Dalai Lama in America ai tempi in cui la senatrice democratica Dianne Feinstein era sindaca. Infatti suor Patricia Rayburn, 64 anni, del convento francescano di Redwood City dice che lei è pronta a correre, ma anche a pregare: « Perché i diritti umani devono essere rispettati, io porto la torcia, ma dentro di me certe contraddizioni le avverto». Dean Karnazes, 44 anni, di origina greca, che fa parte dei quaranta cittadini di San Francisco prescelti, aspetta da troppo tempo questo momento per rinunciare al suo ruolo da tedoforo. «Io corro la maratona, se mi attaccano sono pronto a scappare. La fiaccola ha un valore universale, non me lo farò scippare». Ecco, appunto, la fiamma olimpica è diventata una preda. A queste condizioni, con la polizia in stato di assedio in ogni paese, ha senso continuare il viaggio nelle 21 città del programma? Il Cio se lo sta chiedendo, anche perché gli sponsor che hanno investito un miliardo e mezzo di dollari non sono molti allegri, anche se la contestazione era ampiamente prevista. Ma nessuno si aspettava che la rivolta viaggiasse di città in città con sempre più energia. La Bbc annuncia che il premier Gordon Brown non andrà alla cerimonia di inaugurazione. «All across the nation such a strange vibration.There´s a whole generation with a new explanation» cantava Scott McKenzie nel ´68. C´è una nuova generazione con una nuova spiegazione. E soprattutto c´è una fiamma che non spiega e non convince più.
EMANUELA AUDISIO - LA REPUBBLICA
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