giovedì 17 aprile 2008
Repubblica in tilt, Mauro reagisce: "A chi parliamo noi?"
Il 30 marzo, Eugenio Scalfari scriveva: "Ho un presentimento: il centrosinistra vincerà sia alla Camera sia al Senato". Forse queste parole risuonavano nel cervello di Ezio Mauro, quando oggi in riunione di redazione, si è chiesto, quasi accorato: "Ma Repubblica, noi, a chi parliamo?". La risposta se l'è data da solo: "Parliamo al Pd, quindi a un trenta per cento del Paese. Anzi a una parte del Pd, quindi al 20 per cento". Ha ragione Mauro a chiedere una riflessione, magari un po' tardiva, perché Repubblica sembra aver perso il contatto con il mondo esterno, con la gente comune. Troppo chiuso nelle conventicole intellettuali, nei circolini aristocratici di sinistra, nelle beghe interne a una sinistra burocratica che si è sfasciata, Repubblica è diventata un monumento. Per carità, sempre arguto e colto, ma incapace di capire perché la Lega avanzi, perché si continui a votare un signore tutto sommato ridicolo e perché la sinistra radicale sia andata a catafascio. Occorre cambiare linguaggio, ma prima ancora, ascoltare il Paese, indagarlo, senza fare sconti a nessuno, neanche a se stessi. Anche perché i tempi sono difficili. E lo sanno bene in redazione, dove risuona nei corridoi un dato negativo, meno 22 per cento in questo trimestre, e soprattutto rimbombano le parole dell'amministratore delegato Marco Benedetto, riferite con il passa parola: "Presto cominceremo a tagliare i costi. E se non basta, anche i giornalisti".
Tratto da stamparassegnata.splinder.com
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