Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Io seguo con molta attenzione il Suo Blog e leggo sempre con piacere le note intelligenti. Temo però di dovere ancora una volta esprimere alcune idee poco affettuose nei confronti di questo giornale. L'ho già scritto in altre occasioni che Repubblica è un grande giornale che ha sperimentato e innovato e che attraversa una fase di "crescita critica". Uso questo eufemismo per definire un momento difficile per tutta la stampa internazionale. Il francese Le Monde ha appena annunciato per gennaio il taglio di foliazione e altri grandi giornali dovranno rifare i conti. Repubblica è oggi un giornale che oscilla fra il colto e il popolare e la primigenia identità si è stemperata in un disegno di quotidiano anglosassone con l'ansia di notizie e di curiosità. Michele Serra in prima può essere un richiamo intelligente ed ironico, ma dinanzi alla crisi e alla perdita di migliaia di copie, si deve avere il coraggio di interrogarsi sul futuro di un giornale importante per gli equilibri di una fragile democrazia come la nostra. Io non amo il taglio ormai omogeneo nella stampa europea, delle foto che hanno preso il posto della parola e anche a Repubblica la grafica rinaldiana ha impoverito l'immagine di un giornale che io mi ostino ancora a pensare colto e di respiro internazionale. Capisco le ragioni di chi afferma che i giornali debbono tenere il passo dei media più moderni, ma il giornale cartaceo deve avere un'identità visibile senza inseguire modelli di modernità indistinta e volgare. Perchè Repubblica oggi assomiglia sempre di più ad un giornale popolare che cerca poi di riscattare con le opinioni e qualche buona nota politica (o gossip?)l'antica vocazione. Ma le grandi inchieste, le paginate di interviste , le opinioni pro e contro dove sono finite? Si dirà che Repubblica fa questo ogni giorno. Io dico no, perche se lo fa lo fa in modo scolastico e superficiale salvo qualche fuoriclasse che naturalmente canta fuori dal coro.
Io non so Carlo De Benedetti cosa farà di Repubblica e quali siano le sue intenzioni sul futuro della direzione. Credo però che sia giunto il momento di cambiare e di pensare ad una "nuova Repubblica".Io non sono nè a favore di una scelta interna (Giannini, Rampini, Calabresi) nè ad una esterna (De Bortoli, Anselmi). Sono però convinto che sia giunto il momento di cambiare perchè credo che il modello mauriano abbia esaurito la sua carica di novità e che il giornale abbia più che mai bisogno di cambiare testa e modello a cominciare forse da quell'inutile R2 che toglie solo risorse e pensieri..."
Con cordialità Alvaro Bartolini.
1 commento:
Bravo Alvaro, io concordo con lui.
Però rimango scioccato dal fatto che Le Monde diminuirà il numero già basso di fogli!
In Italia i giornali hanno troppe foto d'uso didascalico, ce ne vorrebbero meno, ma di uso più "artistico", come fanno Le Monde e Libération. (Ad esempio, una foto come quella di oggi a pagina 2-3 di Repubblica è sufficiente per descrivere l'accaduto. Chi se ne frega della foto di Condi Rice?).
Spero che il cambio arrivi, e con questo la fine di R2.
Andrea
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