giovedì 19 marzo 2009

Ancelotti spalle al Mura.



Vi ricordate qualche mese fa quando si criticava su questo blog il giornalismo autocelebrativo di D'Avanzo (es. l'intervista a Giuliano Tavaroli)? Beh, oggi Mura con un bellissimo pezzo su Carlo Ancelotti dà un prezioso esempio di umiltà. Fa parlare Carletto, lo illumina, gli dà fiducia. Bravo.

Lele


Ecco la prima parte dell'intervista di Gianni Mura a Ancelotti:

MILANO - "Mi chiamo Carlo Erminio, come mio nonno. Era piccolo e gli dicevano Carlino. In via Vallicella, a Reggiolo, stavo da dio. Il giorno più bello era quando si ammazzava il maiale. Mio padre Giuseppe faceva il mezzadro. Un terreno di 23 biolche mantovane, circa 8 ettari: grano, mais, vigna, barbabietole da zucchero, 10 mucche da latte, un po' di galline. Un trattore Fiat 21 cavalli, una falciatrice, se mancava un attrezzo lo si scambiava, tra contadini. Ricordo come fosse oggi quando arrivava il padrone. Davanti al mucchio di grano tracciava una riga col bastone: questo è mio, questo è tuo, diceva a mio padre. Queste sono mie, e prendeva regolarmente le galline più belle e grasse, e queste sono tue. Io andavo in bici, a 13 anni ho vinto i Giochi della Gioventù, a 12 mi sono rotto un braccio andando a sbattere contro il camioncino di un ambulante, ma mi piaceva di più il pallone".

Il resto continua qui.

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