giovedì 16 aprile 2009

La lettrice Barbara risponde a Sofri sul terremoto.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Come molti di noi, ogni giorno leggo con interesse ed apprensione gli articoli che si susseguono sulla stampa nazionale e che riguardano il terremoto che ha colpito la popolazione aquilana.
E come molti di noi, sono convinta che la popolazione aquilana vada aiutata, con ogni mezzo, senza polemiche di destra o di sinistra.
Ma, da persona che pensa quale mi ritengo, alcune riflessioni sorgono spontanee.
Con un certo interesse ho letto l'articolo di ieri su Repubblica di Sofri che riprendeva un commento lasciato da un "facebooker" che comincia così "Io non darò neanche un centesimo di euro per le popolazioni terremotate".
Lo stizzo iniziale, però, ha lasciato spazio ad una certa condivisione a mano a mano che ho proseguito la lettura dell'articolo perchè è quello che, in un certo senso, penso anche io.
Tutti, chi un un modo o nell'altro, abbiamo decso e voluto contribuire alla ricostruzione delle città abruzzesi: ognuno nella propria maneira e con la propria sensibilità oltre che possibilità.
Ma, non va ricordato, che al di sopra di tutti c'è lo STATO; ed è lo Stato che deve provvedere con i mezzi a disposizione a mettere in campo tutte le azioni possibili a sostegno delle popolazione terrremotate.
Non è giusto che venga lanciata questa corsa e guerra tra "poveri" per accaparrarsi il 5 per mille come se sia più nobile destinare una parte del proprio reddito ad aiutare gli aquilano e non un'assoziazione no-profit o un sostegno dato alla ricerca sul cancro.
E a proposito di "poveri" o meglio di "meno fortunati", c'è un'altra questione che non va ASSOLUTAMENTE dimenticata. Infatti, mi sembra che, in questo stato di emergenza, alcune situazione si stiano DIMENTICANDO come l'emergenza cassintegrati, come l'emergenza crisi, come l'emergenza di chi vive al di sotto della soglia di povertà. Mentre prima del 6 aprile queste erano priorità, ora non lo sono più e gli unici provvedimenti di cui si sta discutendo sono quelli a favore dei terremotati. ma questo, ritengo, è comunque una strategia del nostro Governo che ci imbavaglia per non parlare o sparlare troppo, che ci benda gli occhi per non vedere troppo, che ci tappa le orecchie nel caso in cui dovessimo sentire una voce fuori dal coro.
Trovo, oltre che ingisuto, vergogno che oggi legga su Repubblica che il Governo sta pensando una tassa UNA TANTUM per aiutare le popolazioni terremotate andando a dattingere dai redditi superiori ad 80 mila euro. E allora la domanda mi sorge spontanea: ma quando, qualche settimana fà, l'opposizione aveva proposto un UNA TANTUM per redditi superiori ai 120 mila euro per sostenere chi è stato e sarà colpito dalla crisi, perchè la proposta non è stata presa in considerazione? Perchè si è risposto che Franceschini stava delirando?
Forse chi ha perso il lavoro e non arriva a fine mese è meno degno di ricevere un aiuto dallo Stato di una persona che è stato vittima del terremoto? No, non credo proprio. Ma ancora è una guerra tra poveri. Ancora una volta, ritengo, che questo paese, che è l'Italia, è contraddittorio e mediatico.
E' il gioco delle parti: è crisi ed emergenza quello che decidono di farci percepire come tali; perchè ora, l'emergenza è il terremoto e non più la crisi delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese di TUTTA ITALIA.
Ripeto, non è polemica ma è una constatazione di chi, come me, si sveglia nella notte "sentendo" il terremoto; di chi, come me, ha "contribuito" con i propri mezzi e con il prorpio "euro" ad aiutare le persone colpite dal terremoto; di chi, come me e l famiglia, è stato colpito dalla crisi e ha un lavoro precario.
Non è un sentirsi lontano dal dramma che ha colpito le persone terremotate è solo un voler richiamare l'attenzione su ALTRI problemi ALTRETTANTO importanti che stanno affliggendo il nostro paese, tutto, da nord a sud.

Barbara

1 commento:

Anonimo ha detto...

Lei dice: "Lo STATO E' AL DI SOPRA DI TUTTI". Le ricordo che lo Stato siamo tutti noi cittadini, dal giardiniere di Modica all'imprenditore di Varese, dal giornalista di Modena al panettiere di Taranto. Insomma, lo Stato siamo noi.