lunedì 27 aprile 2009

Le lettera dell'anno? E' uscita su Repubblica.



La più bella lettera a un giornale nell’anno 2008, quello di Eluana, è una lettera contro l’accanimento terapeutico, proclamata a Salsomaggiore "Lettera dell’Anno per il 2008". E' stata scritta da Maria Giuseppina Turolla, un medico fisiatra di Reggio Emilia, ed è stata pubblicata su Repubblica il 14 ottobre del 2008 con il titolo “Accettare la morte senza inutili crudeltà”. A deciderlo è stata una giuria che presieduta da Massimo Tedeschi, Sindaco di Salsomaggiore, comprende tra gli altri, Ilvo Diamanti, Daniele Protti, Vittorio Borelli, Franco Iseppi, Giuseppe Mascambruno, Mariangela Guandalini, Giuliano Molossi, Roberto Seppi, Fabio Tamburini, Teo Dalavecuras, Andrea Casoli.

Questo il testo della lettera:

“Ho 61 anni e sono un medico, specialista in fisiatria, che ha deciso di interrompere volontariamente l’esercizio della professione, per motivi personali. Con questa identità di casalinga-medico sono transitata recentemente all’interno di reparti di geriatria e lungodegenza, a fianco di una amata zia 93enne.

Ho visto trattare moribondi quasi centenari con la stessa logica terapeutica che si userebbe per un quindicenne sopravvissuto ad un incidente stradale.
Alcuni esempi. Signora 74enne con carcinoma epatico in fase terminale. Familiari che attendono con lei la morte ormai annunciata. Madre natura la condurrebbe in coma, ha ammonio e bilirubina molto alti. Eppure viene idratata massicciamente, i parametri migliorano, riprende la diuresi, la signora è più lucida e può avvertire fino in fondo lo strazio della pulizia delle sue piaghe da decubito profonde fino all’osso sacro. Due giorni prima di morire, un’ennesima trasfusione per darle, forse, qualche ora di lucidità.

Occuparsi della morte è molto difficile e il mio pensiero non ha nulla a che vedere con l’eutanasia. Sto parlando di differenziare la vita dalla morte. E di usare ogni strategia terapeutica nel primo caso e amore e pietà nel secondo. Basterebbe, forse, farne una questione di razionalizzazione delle risorse, senza tirare in ballo l’etica e la morale che da molto tempo paralizzano ogni tipo di intervento. Basterebbe riuscire a differenziare le terapie della vita dall’accompagnamento della morte. Quest’ultimo basato non più su inutili e crudeli tentativi di normalizzare i parametri vitali ma sull’attenzione alla soggettività del paziente, alle sue intenzioni e al contenimento del dolore e dell’angoscia”.


L’autrice della lettera sarà premiata con un soggiorno a Salsomaggiore e a Bolzano.

(25 aprile 2009) - Fonte Repubblica Parma

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