martedì 13 ottobre 2009

Ezio Mauro, per cortesia, torniamo alle origini.



Oggi m'è venuto un cattivo pensiero. Repubblica fatica ad essere all'altezza del suo lettorato più esigente, rappresentato a parer mio efficacemente dai partecipanti a questo blog, in cui trovo un amore per la carta stampata ed il nostro giornale declinato secondo criteri tradizionali, rigorosi eppure moderni.
Repubblica rimane sicuramente insuperabile nella sua capacità di porsi come cane da guardia rispetto al potere, ma sta perdendo colpi nello svolgere l'ordinario mestiere del giornalismo, quello che non si guadagna quotidianamente la prima pagina, ma che costituisce il nerbo e l'ossatura di un quotidiano: dare notizie e saperle approfondire.
Io sto martellando da qualche tempo il povero Aquaro. Non è un fatto personale, ci mancherebbe altro. Lui però oggi simboleggia a parer mio la peggiore deriva di Repubblica, un giornalismo senza notizie, senza voglia (si, parlo di volontà, non di capacità) di cercarle o di approfondirle.
Oggi l'esimio rockettaro a stelle e strisce si è esibito in ben due articoli di una povertà sconcertante. Il primo relativo all'elevato numero di banche fallite negli Usa, tema molto delicato, già affrontato con ben altro approccio da Rampini e da Aquaro sviluppato in due misere colonnine in cui ha cercato di allungare la brodaglia con qualche numerello, dando poi un tocco finale zucconiano poco riuscito. Il secondo articolo invece era sulle memorie della moglie di Bin Laden: un colonnino che a stento si è fatto largo tra le numerose e inutili foto del terrorista. Avrei compreso questi due contributi se avessi avuto in mano Leggo o Metro o City (absit iniuria), ma qui stiamo parlando di un giornalista che riveste un ruolo ambitissimo per chi fa questo mestiere, il corrispondente dall’estero per uno dei più importanti quotidiani italiani. Ora, se questo è l’esempio, peggio il modello che oggi offre la direzione di Repubblica al resto del giornale, non possiamo aspettarci miglioramenti significativi.
L’apertura di R2, questo corpaccione schizzoide che mi fa imbufalire a giorni alterni, oggi era su un tema cruciale per l’evoluzione dell’economia mondiale (l'emersione della borghesia nei paesi emergenti) ed era affidato a Maurizio Ricci, un giornalista della vecchia generazione che scrive articoli molto chiari, sempre approfonditi (perchè documentati) e mai banali. Non ha guizzi creativi nella scrittura, ma svolge egregiamente il suo compito di informare. Ecco, questi sono gli esempi da additare alle nuove generazioni. Non gli Aquaro.
Torniamo alle origini, per cortesia, Ezio Mauro.

Barbapapà (il lettore feticista di questo blog, non il fondatore di Repubblica).

8 commenti:

Frank57 ha detto...

Causa ora avanzata, posso solo limitarmi ad aggiungere che quoto in pieno la completa e bella analisi di Barbapapà.

Frank57 ha detto...

E' scomparso il post sulla morte del ciclista belga deceduto in un "albero" secondo il clamoroso refuso de "Il Messaggero"?

Enrico Maria Porro ha detto...

ma non ce l'ha fatta sannucci?

il post sul ciclista l'ho tolto per rispetto del suddetto sannucci. e del ciclista.

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo in pieno le opinioni di Barbapapà. Soprattutto per quanto riguarda il misero Aquaro, un giornalista che sembra sbucato dal nulla (per quanto ne so io, ch cerca sempre la frase ad effetto, molto spesso cade nel patetismo e cosa ben più grave NON INFORMA. (Cosa cazzo me ne frega a me di che pensa Aquaro di Dio e della religione? E mi riferisco ad uno scandaloso articolo uscito qualche settimana fa su una strage in America da parte di uno sconosiut cantante hip hop o qualcosa del genere)

nonunacosaseria ha detto...

A me pare che il problema sia più ampio e generalizzato. Certo, esiste un problema Repubblica, ma avete visto le prime pagine di oggi? Libero dedica l'apertura sul proprio direttore e riserva il fondo destro all'ennesimo attacco di Pansa a Scalfari. Il Riformista, pure, titola su sé stesso e Polito polemizza con Scalfari che il giorno prima aveva litigato con Polito che la sera precedente lo aveva criticato al Tg1. Il Giornale scava nel passato di Gad Lerner con un grande richiamo fotografico in prima pagina. Il direttore del Corriere della Sera scrive un altro editoriale per replicare a Scalfari che ieri aveva risposto alla precedente critica successiva alla sua prima contestazione frutto dell'antecedente frecciata. L'Altro (L'Altro!!!) pure rivendica il ruolo del giornale che cerca la verità (e 'sticazzi!, verrebbe da dire) nell'ennesimo articolo autoreferenziale. E poi non so cos'altro mi stia sfuggendo.
Certo, la qualità di Repubblica non è più quella di venti anni fa e nemmeno di dieci; e si ha la sensazione che Ezio Mauro, in tutta questa faccenda, si sia fatto prendere la mano fino a non controllare più la situazione, quasi che il reale direttore sia Giuseppe D'Avanzo (uno bravo, ma che si arrapa talmente tanto che se si convince che la terra è piatta poi non glielo leva dalla testa nessuno). Ma, come dicevo all'inizio, a me pare ci sia un problema in Italia molto serio. La stampa su carta è un personaggio in cerca di autore: le nuove generazioni si informano sul web e chi vuole approfondire può farlo da sé (esempio: riguardo alla votazione di ieri alla Camera io mi sono informato dalle notizie online, mi sono letto il resoconto sul sito del Parlamento e poi mi sono fatto un'opinione più completa leggendo alcuni blog, tra cui quello di Andrea Sarubbi che ricostruisce puntualmente la giornata di lavoro con annessi retroscena). Non solo il web: c'è anche la tv, dove regna il conflitto d'interessi berlusconiano.
E poi la recessione economica, che induce molti a tagliare le spese superflue: fino a un po' di tempo fa io acquistavo due quotidiani, poi ne ho lasciato uno e ora che devo prendere l'automobile nuova mi rifornisco alla rassegna stampa della Camera (online!) durante la pausa pranzo.
Insomma, ci sono parecchie concause che, a mio avviso, inducono i quotidiani, compresi i più diffusi e autorevoli, a diventare sempre più autoreferenziali e confusi(onari), mentre i giornalisti per non ripetere quel che i lettori già sanno sempre più si arrampicano sugli specchi, facendo prevalere un finto "stile" alla sostanza (vedi Aquaro) o pompando a dismisura i retroscena (vedi Maria Teresa Meli, sul Corriere, ma anche Tito, su Repubblica) e le notizie (si legga in proposito il pur interessante articolo odierno su Agnese Borsellino). Repubblica non fa eccezione.

(ho scritto di getto, spero di non essere stato confusionario pure io)

Gregorio Sorgonà ha detto...

Questo attacco concentrico a Repubblica è anche dovuto al fatto che, con tutti i suoi limiti (non sono un grande fan del giornale), ha continuato a fare giornalismo d'inchiesta. Però è vero che, in generale, il giornale ha perso mordente negli ultimi anni.

Geppo ha detto...

Caro Barbapapà, su Aquaro (che io elevo a simbolo dei mali del giornalismo italiano tout court) sfondi una porta aperta. Non capisco come si possa inviare allo sbaraglio un giornalista dallo stile decisamente "ggiovane" e tremendamente leggero negli Usa. Si vede benissimo che di fronte ad argomenti difficili e importanti come la politica estera e l'economia arranca. Eppure seguita con le fiorettature, con gli arzigogoli, gigioneggia. Ma non è neanche colpa sua: è possibile in largo Fochetti che non si trovi un degno aiutante di Rampini e Zucconi (peraltro ultimamente sempre più defilato)?

Enrico Maria Porro ha detto...

Per Geppo: Zucconi ormai è sulla via della pensione, non scrive quasi più.