sabato 3 ottobre 2009

Fenomenologia dell'inviato.

Il tema dei corrispondenti all'estero è sempre attuale. Nella mia personale classifica dei peggiori metterei al primo posto il pessimo Giovanni Masotti (con un brillante excursus di servo craxiano prima e berlusconiano poi) da Londra che, a spese nostre (ebbene sì, mi ostino ancora a pagare il canone Rai), si limita a fornirci notiziole di folklore e colore (e basta con 'sta famiglia reale inglese: in Italia interessa solo alle persone delle vecchie generazioni) armato del suo bel foulard d'ordinanza. Immagino la sua giornata tipo: sveglia alle dieci, lettura dei giornali, sguardo alla tv e poi selezione (faticosa...) delle notizie da scopiazzare per il tg. Poi, via a fare shopping e a scegliere il marciapiede giusto ove farsi riprendere nei servizi per il tg. Da far rimpiangere Paternostro.
In generale, ho sempre avuto la sensazione che il corrispondente dall'estero fosse la quintessenza del detto "fare il giornalista è sempre meglio che lavorare". Credo che non siano molti i giornalisti (tra stampa e TV) in grado di darti una copertura originale, approfondita e non riflessa di quanto accade in loco. In casa nostra mi viene in mente Rampini, mentre fatico a capire lo sbiadito Martinotti da Parigi anche se ,a sua parziale giustificazione, c'è l'ingombrante ombra del monumento Valli.
Trovo che Franceschini si sia un po' adagiato tra le mollezze e gli agi londinesi dopo gli anni ruggenti tra NY, Mosca e Gerusalemme. Capisco che l'Inghilterra di Gordon Brown sia molto depressa, lontana dagli anni cool di Blair, ma possibile che lui debba essere ormai impiegato solo per redigere la rassegna stampa internazionale sul caso Berlusconi?
Mi piacerebbe poi che vi fosse una maggiore rotazione nelle varie sedi (anche se capisco che una permanenza stabile aiuta ad avere una maggiore integrazione del giornalista nel milieu politico-economico-sociale locale), ma complessivamente il livelo medio dei corrispondenti di Repubblica a parer mio è elevato: Bonanni, Coen, Visetti, Stabile, Tarquini sono giornalisti molto solidi e capaci.
Chiudo con una mia personalissima classifica dei migliori corrispondenti di Repubblica nel corso di quest’ultimo ventennio, classifica condizionata sia dal momento storico che dalla capacità dimostrata di saper raccontare l'economia del paese (come Rampini oggi, o in passato Panaro e Barbieri):
1 - Rampini da San Francisco
2 - Polito da Londra
3 - Franceschini da Mosca
4 - Panara da Tokio
5 - Barbieri da Francoforte
6 - Calabresi da NY
Sempre per alimentare la rubrica Amarcord, sarebbe bello, caro Feticista Supremo, riuscire a recuperare, sede per sede, tutti i nomi (ed il periodo di permanenza) dei corrispondenti avuti da Repubblica dalla sua fondazione.
Chiudo augurando a tutti una buona giornata della Libertà di Stampa. Io, pur malaticcio, scenderò in piazza con la mia bella copia di Repubblica sotto braccio. Hasta la victoria!

Barbapapà

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