martedì 20 ottobre 2009

Il passo più lungo della gamba?



Dopo le campagne "Farabutti" e "Donne offese dal premier" era inevitabile che qualcuno prendesse per il culo Repubblica.it e le sue raccolte mediatiche di foto.

ps: Caterina (for President) ci aveva avvertito.

Fonte: Diderot

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Infatti, chapeau! Parodia carina.

Colgo l'occasione offertami da Enrico per confermare il mio giudizio negativo di femminista sulla campagna fotografica "donne offese": anche oggi, per es., otto volti di ragazze "offese", esposti allo sguardo (permettetemi di supporre) soprattutto maschile, nel classico formato della "galleria pornografica": che ha il suo fondamento, appunto, nella "catalogazione" (bionde, brune, amateur, grasse, etc., per fermarci al dicibile), e nella "proliferazione incontrollabile" delle immagini.
Per tutto questo, basta andare su Repubblica.it. "GUARDA LE GALLERIE" - "Clicca sulla foto per vedere la galleria di 25 immagini" – ma a chi può importare di vedere una gallerie di 25 foto di donne se non a un feticista – e non "di Repubblica"?

SACROSANTA l'intenzione, ed era ora che qualcuna si svegliasse.
SACROSANTO il testo di Marzano, Urbinati, Spinelli; e si pensi a forme di protesta (il vintage va di moda, no? Anni 70 solo per occhiali e sneakers?) E' il metodo del "mandate la foto" che non mi convince e mi appare contraddittorio. "Io non sono una donna a sua disposizione", quando, esponendoti nel catalogo delle "offese", ti metti proprio a disposizione dello sguardo – Suo e di ogni altro maschio? Catalogata, ahimè, probabilmente in una nicchia tra "amateur" e "mature".

La Marzano, che la pornografia l'ha studiata seriamente – mi interesserebbe sapere cosa invece ne pensa di questa iconografia.

Ma vorrei anche sapere se gli amici maschi di PPR sono d'accordo, e vedono anch'essi in queste "gallerie" il rischio di una "catalogazione pornografica" (in senso molto lato, è ovvio; ça va sans dire) delle donne "offese".

E infine qualcuno potrebbe spiegarmi, per favore, cosa sia questo Diderot – l'ho brevemente visitato ma non capito.

Enrico Maria Porro ha detto...

Caterina (for President), il Diderot è il blog fotografico ( si chiamano Tumbrl) da cui ho preso la foto della simulazione dei morti di Repubblica. Io cerco sempre di citare le fonti se riesco.

Per quanto riguarda la catalogazione delle donne, all'inizio ero d'accordo sull'iniziativa tant'è che l'ho sponsorizzata qui e altrove. Ma pain painino mi stai togliendo le fette di salame dagli occhi: hai ragione quando paragoni queste gallerie a quelle dei siti di pornografia amatoriale (chi non ci ha mai fatto un giro, suvvia?)e quindi diventano automaticamente una sorta di juke-box fotografico a cui attingere e scaricare le foto, suddivise, come giustamente dici tu, in blonde, brunett, red head, housewife e chi più ne ha più ne metta.

Sai che quasi quasi con il tuo messaggio ci faccio un post?

Barbapapà ha detto...

Non vorrei banalizzare il tutto - non lo meritano certamente le tue osservazioni, Somma Caterina - ma in questa oramai stucchevole forma del "protestate con la foto" vedo sempre più affermantesi l'antichissimo ma, ahinoi, attualissimo desiderio di apparire (i soliti 15 minuti di celebrità di Warhol? boh!).
Non ci vedo una catalogazione pornografica, perchè da quel punto di vista internet consente di soddisfare ad libitum i pruriti del basso ventre e qui bisogna essere particolarmente malati (o fantasiosi) per farne fonte di ispirazione.
Credo piuttosto che l'accompagnamento delle foto all'appello ne mortifichi il messaggio, deviandone l'attenzione. E la stentata raccolta delle firme, quantomeno rispetto ad altre, a sostegno dell'appello delle tre stimatissime donne secondo me segnala non tanto una scarsa condivisione per la "sacrosanta" presa di posizione, ma forse una certa stanchezza per questa forma di protesta un po' esibizionistica, fanciullesca e a salve.

ps Io non ho sfogliato il catalogo. Preferisco i calendari! :)

Anonimo ha detto...

Grande Barbapapà, sei sempre molto saggio, e condivido tutto quello che dici. Naturalmente, sono del tutto consapevole (altrimenti sarei parecchio fuori di testa) che le "gallerie delle donne offese" non sono "pornografiche" nel senso usuale della parola; e, anche data l'attuale pornograficizzazione del visibile, sarà difficile che qualcuno abbia guardato le gallerie di Rep. con occhio men che casto (discussione apribile, ma per dettagli filosofici; la sostanza è ovvia); ma mi ha colpito che sia indubbiamente "web-pornografico" il format della loro esposizione allo sguardo (maschile): catalogazione, numerazione, e promessa di infinita proliferazione e quotidiana *novità*: è quello che promette un sito pornografico.

Poi è chiaro che le foto ritraggono donne in atteggiamenti per nulla non dico "pornografici" (ci mancherebbe!), ma neppure erotizzati (anche qui ci sarebbe da discutere, con ampia bibliografia, ma lasciamo perdere; ovviamente nessuna immagine sexy – non che le abbia viste tutte, s'intende). Ed è altresì chiaro che non vi è alcun intento in nessun senso "pornografico" nell'iniziativa o in chi cura le gallerie. La sincera adesione al manifesto, anzitutto, e la fiducia in questo genere di proteste; i 15 minuti di "celebrità"; il gusto di mostrare la propria foto di "delusa" alle amiche; il gusto di "vedersi", simile al nostro quando postiamo i nostri commenti – sono tutte motivazioni per chi le foto le manda. E' solo che nel passaggio dalle "gallerie dei farabutti," maschi e femmine, alle gallerie delle "donne offese" ho avvertito un certo stridore e un lievissimo salto di qualità. Come avrai intuito, mi interessano i piccoli, ma a volte diabolici, dettagli.

Gugu ha detto...

Credo che non si affronti a dovere il problema.

Non è importante se gli appelli di Repubblica siano corredati di foto-ritratti di donne, uomini, famiglie, amici, ecc.

Ma se Repubblica ci propone(propina) prima un appello con tanto di numero di partecipanti, poi una gallery fotografica e
alla gaff successiva del Berlusca ariecco l'appello, ariecco la gallery e così via...si entra nel ridicolo, si sminuisce la protesta.
Divente solo partecipazione slegata dal contesto un po' come quelli che gridano: "Italiaaa 1".


P.S.
Ma Mauro ha messo on-line la sua foto con la scritta FARABUTTO? E Scalfari, Giannini, Serra?

Anonimo ha detto...

Caro Gugu, per quanto mi riguarda, hai perfettamente ragione: non ho mai affrontato a dovere il problema delle nuove forme di "protesta" di Rep. Mi sono solo posta la questione delle differenze che il cambio di gender (da misto a esclusivamente femminile) nell'esposizione fotografica poteva porre allo sguardo sessuato. *Forse* ciò è di qualche rilevanza, nel senso che la *formattazione* (vagamente) web-pornografica dell'operazione, sottilmente autocontraddittoria ("io (non) sono a tua disposizione"), *potrebbe forse* contribuire a quello svuotamento di forza e di significato che si avverte da molte parti intorno alle ultime campagne del nostro giornale. Quindi, per parte mia, mi sono occupata (si fa per dire) solo di questo. Ammetto che è singolare fare discorsi del genere dopo avere bonariamente preso in giro la "teoria francese" dell'amica Marzano; ma ho limitato il gergo al minimo, spero.

Comunque, più ci penso, più mi sembrano tutte cazzate. (Proprio ora che stavo quasi per convincere Enrico!)

Quanto al tuo discorso, è possibile che la ripetizione continua delle stesse trovate generi l'effetto "Italiaaaa1! (idea carina). D'altro lato, per ora le imprese fotografiche sono solo due, se non erro ("farabutti" e "offese"), e, caro Gugu, si tratta in entrambi ii casi di qualcosa di ben più grave che non semplici "gaffes".

Ma il discorso è ampio, e presenta svariati punti problematici, molti dei quali toccati nel commento di Barbapapà. Ma non si può trascurare la risposta alla domanda: e allora cosa dovremmo fare? Per valutare tutto ciò, va tenuta presente la "legge del corpo cavernoso": se qualcosa gli dà fastidio, occorre continuare a farla, fosse pure la cosa più stupida del mondo.

Enrico Maria Porro ha detto...

Benvenuto a Gugu, il tuo nick mi ha ricordato Radio Gaga dei Queen.

Interessanti le domande che ti poni su Serra, Giannini and company...chissà se hanno firmato anche loro (con tanto di foto) l'appello dei farabutti.

nonunacosaseria ha detto...

Sarò brutalmente sincero: ho saltato a piè pari - così come evitavo persino di s-cellophanare gli inserti Salute e Viaggi - le pagine con le foto, fossero esse di farabutti o di donne offese.
Quanto alle intenzioni, è chiaro che Rep. miri semplicemente a tenere i riflettori accesi e l'interesse alto su una campagna, per quanto idealmente meritoria. Ahimé, così facendo ottiene l'effetto contrario: ossia, lo spallamento da assuefazione.

Gugu ha detto...

Sottoscrivo "spallamento da assuefazione".

Ma aggiungo, ricordate Kunt, il marziano di Flaiano?
Le iniziative di Repubblica rischiano di fare la stessa fine.

La firma più importante per un giornale non è certo quella del lettore!

p.s. L'affetto e la stima per Repubblica rimangono sempre invariati.
p.p.s. Sono io il salentino di ieri.

aghost ha detto...

si si proprio come kunt di Flaiano :)

Queste campagne rischiano di fare la fine dei referendum, che nessuno li prende più sul serio

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Enrico Maria Porro ha detto...

Per Gugu: non sono d'accordo su un passo del tuo ultimo ragionamento. Un giornale è fatto anche dai lettori.

Enrico Maria Porro ha detto...

Per Gugu: non sono d'accordo su un passo del tuo ultimo ragionamento. Un giornale è fatto anche dai lettori.

aghost ha detto...

ancora sul discorso lettere. Quello che rilevo è il poco interesse a un dialogo vero coi lettori.

Quando Repubblica tirava 800 mila copie (non so adesso quante sono) c'erano mediamente 5-6 lettere, davvero una cosa avvilente.

E una volta, quando non c'era internet, ai giornali scrivevano davvero in pochi. Ora la facilità della mail rende tutto più semplice ed immediato, perché non approfittarne?

Penso soprattutto a una pagina di dialogo coi lettori.. ma la faranno mai?
Credo di no perché confrontarsi coi lettori è faticoso e, probabilmente, non gliene frega niente :)

Per dire, su questo blog ci sono molti argomenti che ritengo interessanti, però è sempre la voce di una campana sola, la nostra. Probabilmente ci sono tanti problemi che un giornale come Repubblica ha, e che però, a noi come lettori sfuggono completamente...

Insomma a me piacerebbe molto che i lettori avessero più partecipazione al loro giornale, invece il rapporto è quasi sempre a senso unico: io giornalista - tu lettore (e zitto).

Gugu ha detto...

@Enrico
Certo che i lettori sono parte integrante del giornale, però insistere col richiamo ai lettori per dare legittimità alle proprie campagne è troppo simile al richiamo agli E-lettori per legittimare le proprie leggi.

nonunacosaseria ha detto...

@aghost
le lettere a un giornale hanno senso se c'è un giornalista che risponde. Altrimenti, resta l'opinione del signor Rossi di Locate Triulzo che, tra il brillante editoriale di Curzio Maltese e quello rigoroso di Gustavo Zagrebelsky nemmeno viene letta.
Anche perché il 90% delle lettere pubblicate dai quotidiani (in genere) sono poco interessanti e spesso si limitano a ribadire concetti già espressi da altri.