lunedì 12 ottobre 2009

La prima di una lunga serie di chicche per veri feticisti.



Il generoso Frank57 ci delizia di questa lettera dattiloscritta di Gianni Mura, del lontano agosto del 1997, una vera chicca per noi feticisti di Repubblica. Cliccando sulla foto e ingrandendola si possono notare le correzioni a penna che la rendono un vero e proprio oggetto di culto.

E questa è solo la prima di una lunga serie di chicche in arrivo da Frank57.

Enjoy!

3 commenti:

Barbapapà ha detto...

Grande (e grazie) Frank!
Grandissimo, ma chi poteva dubitarne, Gianni Mura.
E' bello sapere che un giornalista di chiara fama non sia così avido e bramoso di raccogliere in un libro il frutto del suo lavoro cronachistico.
Uno degli aspetti più fastidiosi, a parer mio, di certo giornalismo odierno è la tracimazione puntuale di rubriche, inchieste o vicende vissute in prima persona e ampiamente resocontate nel giornale in un implacabile e noioso libro. Opere che, pur mediamente dimenticabili (perchè spesso è ad alta deperibilità l'argomento in esame), riescono comunque a trovare l'articolo compiacente del giornalista amico (che, a sua volta, si aspetta simil trattamento quando sarà lui a varcare il Rubicone dell'istant book et similia).
Al riguardo proprio recentemente mi è stato regalato un libro dell'ottimo Michele Serra, Breviario Comico, raccolta dei suoi scritti (rivisti e ampliati) per la rubrica satirica che tiene sull'Espresso e l'ho trovato indigeribile (l’ho abbandonato dopo una ventina di pagine), pur avendo apprezzato quegli articoli al tempo della loro pubblicazione. Per contro, qualcuno sentiva l'esigenza di approfondire l’esperienza di Mastrogiacomo in Afghanistan con il suo libro I giorni della paura?
Che Gianni Mura si sia sottratto a questo penoso andazzo è un altro titolo di merito. La mia stima per lui rimane immensa.
E ancora grazie a Frank per aver rispolverato il bellissimo, doloroso ricordo di Mura dopo la prematura dipartita di Gianni Brera. Pagine indimenticabili.

Frank57 ha detto...

Barbapapà, stimandoti apprezzo ancora di più ciò che scrivi, mi fa piacere e ti ringrazio.
Sulla tua valutazione concordo, perchè la pratica di travasare in un libro, certo non memorabile, contagia parecchi nella categoria. La compiacenza, poi, non è solo dei colleghi, perchè una recensione non la si nega a nessuno e si trattà di affettuosità molto autoreferenziali. Ma anche di un programma, per dire, come "Che tempo che fa" che si è ormai trasformato in una marketta non accettabile.
Gli elogi e la stima incondizionata per Gianni Mura, si amplieranno dopo la seconda lettera che sto per inviare al Supremo Feticista.
E grazie ancora Barbapapà anche per la comune condivisone di un giornalismo, vorrei dire in bianco e nero, quello vero, autentico, incarnato anche da Beppe Viola.

Barbapapà ha detto...

Caro Frank, nel leggere il tuo post m'è venuto un cattivo pensiero. Oggi Repubblica fatica ad essere all'altezza del suo lettorato più esigente, rappresentato a parer mio efficacemente dai partecipanti a questo blog, in cui trovo un amore per la carta stampata ed il nostro giornale declinato secondo criteri tradizionali, rigorosi eppure moderni.
Repubblica rimane sicuramente insuperabile nella sua capacità di porsi come cane da guardia rispetto al potere, ma sta perdendo colpi nello svolgere l'ordinario mestiere del giornalismo, quello che non si guadagna quotidianamente la prima pagina, ma che costituisce il nerbo e l'ossatura di un quotidiano: dare notizie e saperle approfondire.
Io sto martellando da qualche tempo il povero Aquaro. Non è un fatto personale, ci mancherebbe altro. Lui però oggi simboleggia a parer mio la peggiore deriva di Repubblica, un giornalismo senza notizie, senza voglia (si, parlo di volontà, non di capacità) di cercarle o di approfondirle.
Oggi l'esimio rockettaro a stelle e strisce si è esibito in ben due articoli di una povertà sconcertante. Il primo relativo all'elevato numero di banche fallite negli Usa, tema molto delicato, già affrontato con ben altro approccio da Rampini e da Aquaro sviluppato in due misere colonnine in cui ha cercato di allungare la brodaglia con qualche numerello, dando poi un tocco finale zucconiano poco riuscito. Il secondo articolo invece era sulle memorie della moglie di Bin Laden: un colonnino che a stento si è fatto largo tra le numerose e inutili foto del terrorista. Avrei compreso questi due contributi se avessi avuto in mano Leggo o Metro o City (absit iniuria), ma qui stiamo parlando di un giornalista che riveste un ruolo ambitissimo per chi fa questo mestiere, il corrispondente dall’estero per uno dei più importanti quotidiani italiani. Ora, se questo è l’esempio, peggio il modello che oggi offre la direzione di Repubblica al resto del giornale, non possiamo aspettarci miglioramenti significativi.
L’apertura di R2, questo corpaccione schizzoide che mi fa imbufalire a giorni alterni, oggi era su un tema cruciale per l’evoluzione dell’economia mondiale (l'emersione della borghesia nei paesi emergenti) ed era affidato a Maurizio Ricci, un giornalista della vecchia generazione che scrive articoli molto chiari, sempre approfonditi (perchè documentati) e mai banali. Non ha guizzi creativi nella scrittura, ma svolge egregiamente il suo compito di informare. Ecco, questi sono gli esempi da additare alle nuove generazioni. Non gli Aquaro.
Torniamo alle origini, per cortesia, Ezio Mauro.
Caro Frank, grazie per le belle parole. Stima ricambiatissima.