lunedì 9 novembre 2009

Non avevo grandi aspettative... (R2 Cult e i primi commenti dei lettori).



Non avevo grandi aspettative su R2 Cult. Quindi nessuna delusione, sicuramente molto fastidio per alcune scelte. A giudicare dal lancio sottotono direi che, al di là degli sforzi, anche la stessa Repubblica non vi ha riposto grandi ambizioni. Anche perchè queste iniziative non servono a guadagnare copie, ma solo a darsi quel tono da giornalismo anglo-sassone da week-end.
Graficamente lo trovo molto elegante. Quanto a struttura, niente di inatteso visto che ha assorbito, come da premessa di lancio, le recensioni di cinema, teatro, dischi, l’Almanacco dei Libri.

Le prime tre pagine sono un tentativo di risarcire i lettori per l’assurda sparizione delle pagine di Cultura. Ha ragione Caterina quando lamenta che i cambiamenti di questo tipo non devono andare a cannibalizzare le sezioni portanti del giornale. Come purtroppo avvenne quando fu introdotta la sezione Domenica, sempre a scapito della Cultura.
Un inserto, per definizione, è un nuovo elemento che si aggiunge ad una struttura preesistente. Non c’è ragione perchè ne debba assorbire parti se non ne assolve anche le relative funzioni (e non è questo il caso). Oltretutto se il buongiorno si vede dal mattino, qui ci sarà spazio per tanta aria fritta (vedi il duo Eco&Galimberti a discettare di playlist).

La sezione Libri a me non fa rimpiangere il modesto Almanacco, anzi lo ha asciugato efficacemente. E, in più, ci abbiamo guadagnato un Bartezzaghi, quindi va bene così.
La sezione Arte è stata presa di peso dall’edizione del lunedì, quindi va bene ma vale la domanda di Occam: cosa ci attende lunedì al posto di quelle due pagine?

Sezione Teatro & Musica. Confusione indicibile! C’è tutto e niente dentro: il Teatro che prima aveva una pagina intera il lunedì, adesso gode di un terzo di spazio in meno. Ci sono classica e lirica schiacciate in un colonnino e c’è l’inspiegabile inserimento Rock&Jazz a segnalare futuri concerti. Totalmente da rifare.

Cinema. Anche a me risulta difficile digerire che le recensioni delle prime debbano essere lette il sabato e non il venerdì, giorno canonico di uscita in sala dei film.
L’imperioso, discutibile arrivo della Aspesi con l’assunzione della titolarità della rubrica sana invece un limite che il giornale si trascina da tempo. Non è pensabile che la Aspesi recensisca i film di cartello alle mostre di Venezia e Cannes e la rubrica settimanale venga affidata ad altri. Così almeno si guadagna in coerenza: lei diventa a tutti gli effetti il critico di riferimento. Come Caterina, anch'io preferirei che questa sezione, Mostre comprese, fosse interamente affidata agli specialisti Nepoti e D’Agostini. Sospetto che la scelta del giornale derivi da un complesso di inferiorità che soffre nei confronti del Corriere, che prima aveva Kezich (della cui perdita Repubblica non s’è mai fatta una ragione) e adesso Mereghetti. E a Largo Fochetti pensano di rispondere con il nome "massimamente" pesante della Aspesi. Come se la chiara fama della giornalista trasferisse automaticamente credibilità ed importanza alla recensione. Bisognerebbe avere coraggio e credere nei propri professionisti, quali Nepoti e D’Agostini (che pure amo poco) sono.

Sezione Tempo Libero. Qualcuno invece mi deve spiegare perchè il rock, o se preferite la musica leggera, debba essere relegata nello spazio Tempo Libero. Come dire: dopo che ti sei doverosamente acculturato con cinema, teatro, libri e arte quel poco di tempo libero che ti rimane puoi spenderlo cazzeggiando con la musica rock. Perchè la rubrica deve essere catalogata sotto la voce I CD? La musica è musica. Perchè deve essere identificata con il suo supporto di fruizione? Perchè deve essere relegata ad un paio di misere colonnine, che non consentono di primo acchito di capire qual è il disco di cui si sta parlando (dei REM non c’è neanche il titolo del disco recensito!) e di sintetizzare la recensione con i pallini? E ancora, perchè in quella pagina vi deve essere uno spazio “saper spendere” che non serve a nulla, se non forse a rimediare quattro spicci di pubblicità, neanche occulta? Quel “soppalco” (Occam) va liberato, previa disinfestazione, da questa volgare intrusione commerciale ed il relativo spazio recuperato per recensioni musicali più ampie e numerose.
Repubblica non teme confronti con alcun giornale sulle competenze musicali dei suoi giornalisti. Diamogli una sezione ad hoc ed una pagina intera, quindi dignità. Assante e Castaldo, ribellatevi!
Da quella pagina io poi estirperei la parte della televisione, con la sola esclusione del Telecomando (buona idea, hai ragione Occam). Ne parlano tutti i santi giorni dei nuovi programmi, ma perchè devono togliere spazio a recensioni per parlarmi di una fiction che potrebbe essere analizzata serenamente sulla sezione quotidiana della tv?
E via anche i videogiochi e i DVD! Esiste XL (ma anche il Venerdì) appositamente per queste cose, non sprecate prezioso spazio ad altro con quel misero colonnino solo per dire “noi ci occupiamo anche degli interessi dei gggiovani”. Sezione da rifare completamente.

In sintesi. Se proprio lo si ritiene indispensabile questo inserto, lo si focalizzi bene sull’obiettivo: una guida al meglio degli eventi e delle produzioni artistiche del momento. Io preferirei dedicare ad ogni sezione (Cinema, Teatro, Musica, Libri) una-due pagine in giorni separati della settimana. Come si faceva prima con il Cinema di venerdì, i Libri di sabato, il Teatro il lunedì. Mancava solo la Musica. Ciascuna arte aveva la sua visibilità, magari da perfezionare, ma aveva visibilità ed un potere di attrazione maggiore. Così invece si rischia l’effetto caleidoscopico che alla fine ti lascia un bel po' di confusione in testa. Speriamo che il tempo aiuti i curatori dell’inserto a migliorarlo. E a renderlo estraibile, non per soddisfare le velleità da piromane di Caterina, ma per rendere ancora più chiara la sua funzione di guida che va conservata senza dover lavorare di forbici sul giornale.

Chiudo con una questione marginale, che a me però interessa assai. Parlo del metro di giudizio in uso per valutare le opere: i pallini rossi. Ma a chi diavolo è venuto in mente di adottare un scala con sei (sei?!) livelli di giudizio? Immagino la discussione tra critici: secondo te è un film da vedere o da non mancare? A me le faccine non piacevano, ma erano solo 4 e coprivano correttamente e in maniera semplice le varie possibilità di giudizio. Erano di fatto una evoluzione dei simboli che in cronaca di Roma hanno contrassegnato per anni i film (pallino, triangolo, quadrato, stellina). Perchè cambiare il metro di giudizio? Perchè non mantenerlo inalterato, e quindi riconoscibile nel tempo? Son decenni che Il Messaggero adotta le quattro stelle: criterio valutativo semplice e intuitivo (non a caso adottato dallo stesso Mereghetti nella sua opera annuale). Qui no. Qui dobbiamo cambiare per non si sa quale motivo. Forse per veicolare meglio il messaggio della novità? Forse per adeguarci ad XL? Mistero.
Se questo bizzarro schema valutativo deve essere il nuovo standard, chiedo solo che non venga più cambiato per i prossimi 50 anni.

Barbapapà

2 commenti:

Esponja88 ha detto...

Ribadisco che la scelta della Aspesi per il cinema è tremenda. La Aspesi non è Mereghetti (supremo), e non è Kezich (un pezzo di storia). La Aspesi è gigantesca nel suo campo (l'amabile chiacchiericico su gossip, costume, societ) ma di cinema semplicemente non sa nulla. Che senso ha dare a lei tutto questo spazio e relegare ai margini critici davvero competenti come Nepoti e D'Agostini? Questo significa svalutare il cinema, trattarlo non come un'arte ma, tutt'al più, come passatempo. Allora tanto vale che mettano Scalfari a parlare d'informatica, Turani a discettare di letteratura e Giannini a recensire mostre. Mah.

Geppo ha detto...

Io amo l'acume e la brillantezza della Aspesi… quando parla di costume. Il cinema non è proprio il suo terreno, le recensioni che ho letto sono un pasticcio: continue divagazioni, cazzeggi, indugi sul pettegolezzo, civetterie. Insomma, un pezzo di colore che dell'analisi e del rigore della recensione non ha nulla.