mercoledì 9 dicembre 2009

Chi ha titolo per criticare.

Repubblica.it propone un sondaggio sui peggiori titoli di film stranieri.
Iniziativa che può essere divertente e anche lodevole, senonché a largo Fochetti farebbero bene a guardare prima in casa propria, dove è abusato l’utilizzo di titoli ad effetto, calembour, giochi di parole e divertissement vario.
Un vero campione in questo sport è il Venerdì, da cui estraggo come esempio alcune chicche di questa settimana, in particolare dalle rubriche:

- Avete voluto il cellulare ? E allora pedalate!  (pubblicità di un aggeggio che ricarica batterie, collegate al manubrio della bici)
- Economico con Vision, ma non è una visione (un notebbpk di Acer)
- Al plasma, senza svenarsi (TV Panasonic)
- Il led a calamita al buio è  esplosivo (orripilante torcia elettrica a led a forma di mina, complimenti per il buon gusto !)
- Belli e possibili (coppia di economici gemelli da polso, ma c’è ancora chi li usa ?)
- Per donne di polso, un vero classico (braccialetto ovviamente, giochino di parole strausato e consunto)
- Se babbo natale va al moulin rouge (completo intimo rosso, sai che novità)
- Henry Moore aveva stoffa (esposizione di tessuti disegnati dall’artista)
- Così in Spagna l’arte è andata nel pallone (iniziativa di 14 gallerie d’arte di Barcellona che espongono opere legate al mondo del calcio)
- Lear sceglie l’erede senza far drammi e lo chef la prende con leggerezza (non ci crederete ma è la recensione di Gianni Mura di un ristorante brianzolo).
- Col ravanello il cremino resta di sale (solita ricetta di Vissani, da omicidio volontario).
- Alghe e sesamo trovano scampo nella frittura (altro super abusato e odioso gioco di parole, per una ricetta etnica di Chef Kumalè)
- Pensate che sia il solito SUV ? Siete fuori strada (marchetta Land Rover)
- Insomma per farla breve, uno o due cose di questo genere in ogni numero  ci potrebbero anche stare (a patto che le scriva Bartezzaghi), ma quando ne leggi a decine, ogni settimana, da anni, riciclando le vecchie “battute”, sembra di essere all’avanspettacolo con un vecchio comico rimbambito.


Capito perché ogni tanto il venerdì estraggo delicatamente l’inserto dall’inquinante busta di cellophane, facendo attenzione a toccarlo solo ad un’estremità con la punta delle dita, e lasciarlo cadere subito nel bidoncino per la carta riciclata ?
Anche se mi spiace un po’ per Michele Serra (che comunque sul Venerdì non mi sembra ironico e incazzato come sull’Amaca).
Manco un po’ per Bocca e per Piero Ottone.

GPP

3 commenti:

Barbapapà ha detto...

Analisi divertente, ma giudizio finale eccessivamente severo sul Venerdì, caro GPP.
Il Venerdì, a mio avviso, è un buon prodotto giornalistico, cosa nient'affatto scontata per un magazine allegato ad un quotidiano. Ed evito i confronti con la concorrenza, rispetto alla quale il nostro settimanale ha sempre giganteggiato.
Se c'è invece un inserto che io non sfoglio affatto (ma che non getto direttamente nella spazzatura solo perché mia moglie lo legge con interesse...) è D, al punto che non sarei affatto in grado di valutare eventuali cambiamenti apportati dalla nuova direttrice.

aghost ha detto...

be', bisogna anche dire che su un settimanale i titoli ad effetto non mi danno fastidio, anzi per certi versi sono necessari e talvolta gradevoli. Certo non si potrebbe usare lo stesso "stile" sul quotidiano, sarebbe ridicolo.

Quello che a me urta piuttosto sono i "titoli civetta" usati a piene mani sopratuttto sul web, specie nel colonnino tette&culi%multimedia.

Li'i trucchi per attirare il click, spesso con l'inganno, si sprecano. Mi pare un'evidente dimostrazione di scarso rispetto del lettore.

Frank57 ha detto...

Concordo con entrambi. Tuttavia per quanto riguarda "D" ne estraggo pochi fogli e poi non c'è altro da conservare. Piacere per gli occhi certi reportage, comunque.
Quanto ai titoli ad effetto ne vado pazzo. Tuttavia quelli de "L'espresso" mi sembrano insuperabili, anzi credo che certi tormentoni proprio da quella testata siano stati generati.
Con i titoli il feticismo tocca la sublime perfezione. C'è chi li colleziona?
E anche taluni slogan, degli inserti pubblicitari, sono azzeccati.
Quoto aghost, infine anche sui "titoli civetta": irritanti.