Ieri su Repubblica c'era una lettera aperta inviata da Pierlugi Celli al figlio con il consiglio di lasciare l’Italia, paese che non dà spazio al merito e all’onestà.
L'iniziativa di Celli ha scombussolato la blogosfera, lodi e rimproveri da blogger e media.
Tra chi non è d'accordo con Celli ci preme segnalare l'intervento di Akille e quello di Lucacicca che invitano Celli a togliersi lui dalle palle per far posto a qualcun altro.
14 commenti:
premesso che qualunque padre serio, se vuole comunicare qualcosa al figlio non lo fa con una lettera al giornale ma, semmai, gli telefona o gli scrive direttamente, resta da capire il reale scopo di Celli...
Io non riesco a immaginarlo, se non quello di farsi -gratis- un po' di pubblicità. O no?
Ciao feticista, ti seguo da mesi ma non ho mai avuto il coraggio di scriverti. Faccio uno strappo alla regola per segnalarti le incredibili cappellate prese dal solitamente ottimo Rampini. Per una volta il corrispondente che fa parlare di se per la scarsa qualità del suo pezzo non è Aquaro!
L'articolo in questione è "Google snobbato dal Giappone" che si può leggere anche sul sito http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/tecnologia/google-world-1/snobba-giappone/snobba-giappone.html?ref=hpspr1
Innanzitutto una bella tiratina di orecchie perché Rampini ha "dimenticato" di citare il New York Times da cui ha copincollato il pezzo senza cambiare quasi niente (l'articolo originale è questo http://www.nytimes.com/2009/11/30/technology/internet/30google.html?partner=rss&emc=rss ).
Ma la parte migliore è che l'unca cosa che Rampini modifica finisce per sbagliarla! Nel pezzo del Times si può leggere all'inizio "Japan is one of a few major countries Google has yet to conquer".
Nel suo attacco Rampini reinterpreta il Times così "E' l'unico paese al mondo dove Google non riesce a sfondare. In Giappone...". La differenza sembra poca, ma mentre il NyTimes dice uno dei pochi, Rampini dice l'unico. Ed è un errore molto grave!
A parte che la seconda posizione in Giappone di Google è un fatto noto da 8 anni, ma il motore di Mountain View non è mai riuscito a sfondare in tutti i paesi che usano caratteri NON latini. Google infatti perde in Giappone, ma anche in Cina ( dove vince il motore di ricerca cinese Baidu) e in Russia (dove vince Yandex.ru). Se non credete a me potete verificare le classifiche dle sito Alexa.com ( qui la Cina http://www.alexa.com/topsites/countries/CN e qui la Russia http://www.alexa.com/topsites/countries/RU ).
Visto che io sono un signor nessuno, spero che la tua segnalazione, o grande feticista, possa arrivare fino a Rampini per spronarlo a controllare meglio o a lasciar perdere Google e soci.
Ti saluto e ti ringrazio. E saluto anche gli altri feticisti (in particolare Caterina for president)
Ciao fanatech, grazie di tutto e benvenuto sul nostro blog.
stasera trasformeremo il tuo messaggio in un bel posto che ci auguriamo possa raggiungere anche Rampini.
grazie ancora.
Certamente Celli non puó ignorare che proprio in questa Italia nepotista il figliolo non dovrebbe avere grossi problemi, tutt'al più gli resterà il dubbio se è merito suo o di suo padre.
Quello che mi stupisce della lettera di Celli é questa visione del lavoro all'estero come di una condanna. Trasferirsi all'estero é una esperienza entusiasmante e che arricchisce, fortunati quelli che hanno l'opportunità e il coraggio di affrontarla.
E poi che noia la storia della nostalgia, l'afflizione degli emigranti del passato, che compravano il biglietto solo andata e tornavano in patria ogni dieci anni.
Ci sono moltissimi giovani che si spostano da un nazione all'altra e non si sentono "all'estero" perchè il loro paese è l'Europa. Quello che deve preoccupare semmai che sono pochi gli stranieri che considerano l'Italia una meta professionale interessante proprio per le ragioni citate da Celli.
Sottoscrivo, per esperienza personale (Germania), ciò che ha scritto Carmen. Prost!
Perchè non inaugurate una rubrica su tutte le copiature dai quotidiani Usa? A naso, mi pare che sia Repubblica che il Corriere ci vadano giu' pesante, a volte in modo imbarazzante.
Ciao a tutti i feticisti..anch'io sono una new entry.
Al di là dei motivi per cui Celli ha scritto la lettera penso abbia ragione.E' vero che il lavoro all'estero non è una condanna (io stessa sto terminando i miei studi all'estero) ma un paese dovrebbe permettere ai giovani di scegliere il proprio futuro con la consapevolezza che l'estero può essere una parentesi della propria vita e non una soluzione definitiva.
spero non vi dispiaccia se mi autocito, visto che ieri ne ho scritto anch'io sul mio blogghettino.
http://nonunacosaseria.blogspot.com/2009/11/problemi-di-cui-dovremmo-parlare.html
Aghost, la risposta alla tua domanda
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-11332.htm
Ciao Massimo e benvenuto sul blog. Ci penseremo alla tua proposta, grazie.
Benvenuta/o anche a Lu. Continua a seguirci e mandaci i tuoi contributi. Li pubblicheremo volentieri.
Ciao Nonuna, hai fatto bene a segnalarci l'intervento sul tuo blog. Si chiama "link building", o sbaglio?
Beh, è chiaro che in questo paese scatti immediata la ricerca del secondo fine, in casi del genere. Può essere che sia, come dice Dagospia opportunamente riportato da Carmen, solo un astuto modo di procacciarsi gratis pubblicità in vista del lancio del nuovo libro.
Anche se quando si è, come Celli, nella fascia alta degli italiani privilegiati (censo o merito che sia) difficile che tu sia ignorato dai media compiacenti quando pubblichi un nuovo libro.
Decisamente più velenoso, nella medesima pagina di Dagospia, Marcenaro (Il Foglio) quando afferma che il manager ha ricoperto nella sua lunga carriera diverse posizioni al vertice di aziende dominate dalla politica.
Comunque la si pensi, Celli ha posto una questione importante.
Come l'ha trattata Repubblica?
Commento di Chiara Saraceno, interessante, ma non particolarmente illuminante.
Poi l'inchiesta. Un tema così ampio e delicato, che si estende su più aree della nostra società (ingresso nel mondo del lavoro e meritocrazia, per citarne solo due), viene trattato assemblando, apparentemente in una giornata lavorativa, alcune dichiarazioni di illustri cattedratici e consulenti, qualche statistica corredata da grafici, interviste ai politici, testimonianze on-line.
Mi è parso un modo un po' superficiale, R2-style direi, di trattare un tema che invece avrebbe dovuto essere affrontato con ben altro piglio. Non si poteva dare a Cinzia Sasso, una giornalista molto valida, il tempo giusto per fare un'inchiesta vera scandagliando a fondo la questione, descriverne i vari aspetti ed individuare alla fine gli elementi critici da affrontare in sede politica?
Invece si è preferito crogiolarsi con il clamore suscitato dalla pubblicazione dell'articolo e rilanciarlo subito, con quanto si poteva rimediare in tempo breve.
Domani è un altro giorno.
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