sabato 2 gennaio 2010

Gianni Brura.



Sono convinto che Mura è la reincarnazione di Gianni Brera.

Perchè:

1) tutti e due si chiamano Gianni
2) il cognome finisce con RA
3) Il fisico (diciamo pure "la stazza") è lo stesso
4) Le facce poi, le avete viste ? Sono uguali
5) La prosa e lo stile di scrittura. Chi ha amato Brera mi dica se non lo ritrova in Mura.
6) L'amore per la cucina (soprattutto lombarda) e il buon mangiare . Se non è genetico questo.

Gianni (Brera) grazie per essere sopravvissuto. Sono sicuro che ti sei clonato nel DNA di un pezzetto di "cassoeula".

GPP

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti per il blog! Se mi permetti sottolineo due differenze fondamentali tra Brera e Mura: 1) Leggerezza vs (a volte troppa) Serietà. Brera scriveva come chi è pienamente cosciente di scrivere su un argomento di per sé leggero come lo sport. Spesso invece Mura sembra portare nei suoi scritti un che di depresso, astioso e triste come se tutto il mondo congiurasse contro di lui per farlo soffrire. Intendiamoci: Mura ha ragione. Il mondo E' una merda. Però lasciamo che ce lo dicano altrove: le pagine dello sport esistono per divertire, non per ammorbarci con le ingiustizie e i dolori del mondo. 2) L'invenzione. Brera, sempre conscio della levità degli argomenti di cui discorreva, si sforzava di stupire il lettore inventandosi una sua lingua padano/contadina/modernizzata/futurista con la quale condiva irresistibilmente i suoi articoli. Mura, che appare meno conscio della leggerezza/sciocchezza di fondo del mondo dello sport, sente di non aver bisogno di grandi invenzioni linguistiche perché lui "ha i contenuti". Ossia ha i contenuti di peso. Ha i valori. Ha la sofferenza dell'uomo sensibile che si duole guardando il mondo che va in rovina. Per carità: va tutto bene. Ma se mi devo scegliere un "grillo parlante" che mi ricordi che, in fondo, "memento mori" e che "vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare e soffrire / se presto hai dovuto partire" (per citare un altro allegrone), non me lo vado a cercare sulle pagine sportive dei giornali. Anzi, non me lo vado a cercare proprio. De gustibus... Bonaventura68

Enrico Maria Porro ha detto...

Ciao Bonaventura68 e grazie per aver commentato sul nostro blog. Alcune cose che dici sono condivisibili, altre meno. Come dici tu: de gustibus. Per noi Brera e Mura sono due mostri sacri. Il post di GPP non voleva essere un "o di qua o di là".

aghost ha detto...

degustibus, senza dubbio. A me il calcio annoia, leggiucchiavo Brera per la bella scrittura originale e divertente, Mura lo leggo quando capita ma senza particolari entusiami perché, appunto, del calcio me ne impipo.

A me personalmente non dispiace che l'argomento calcio possa riflettere in qualche modo la società in cui viviamo. Proprio perché, anzi, anche il calcio è in fondo espressione del mondo che ci circonda, piaccia o no. Mi pare fu Maltese a coniare (riguardo a Berlusconi) l'espressione "Il calcio è la prosecuzione della politica con altri mezzi".
Direi geniale :)

gpp ha detto...

chiarisco, il mio voleva essere un affettuso omaggio a tutti e due (se Mura mi legge si starà toccando gli accessori...).
Voleva essere ironico sul lato mangereccio e fisico, la differenza fra i due scrittoti la capisco anch'io.
Buon anno a tutti.

gpp ha detto...

E scusate i refusi, sono ancora annebbiato come le strade qui fuori stamattina...

Barbapapà ha detto...

Interessante l'analisi di Bonaventura68. Però mi pare stia valutando Mura solo ed esclusivamente sulla (bellissima) rubrica domenicale, dimenticando tutto il lavoro di cronista e commentatore di calcio e Tour de France, per tacere della critica enogastronomica per il Venerdì. Questo lavoro nel suo complesso non mi pare sia affatto ammorbato da alcunché “di depresso, astioso e triste come se tutto il mondo congiurasse contro di lui per farlo soffrire”.
La rubrica domenicale è uno spazio diverso, ad ampio raggio, come lo era l'Accademia di Brera, che però tendeva a sconfinare più frequentemente nella letteratura sotto lo stimolo dei lettori. Non essendo la rubrica di Mura del tutto centrata sullo sport, è normale che nel tempo il suo umore sia mutato registrando i peggioramenti subìti da questo paese su ogni versante, dal calcio alla società civile. Anzi, proprio perché il calcio, come dice aghost, “è in fondo espressione del mondo che ci circonda”, non è affatto innaturale per un cronista di vaglia, che abbia evidentemente un mandato più ampio del normale, leggere senza soluzione di continuità il degrado morale del calcio e quello della società. Da questo punto di vista, la rubrica domenicale è un piccolo punto di osservazione di come si sia gradualmente deteriorata la nostra società: basterebbe leggerne in sequenza le puntate, se solo si avesse tempo.

Mi pare che Mura sia ampiamente cosciente del fatto che il calcio sia un argomento leggero, ma è altrettanto cosciente che l’influenza che ha nella nostra società, via amplificazione mediatica, è talmente elevata che non si può trattare il degrado dei valori che esso sta trasferendo verso la società, e che in piena osmosi da essa sta ricevendo, con una semplice alzata di spalle.
Non so onestamente come Brera avrebbe raccontato questi ultimi 17 anni (è scomparso nel 1992), mi riesce però difficile immaginare che avrebbe mantenuto totalmente quella sua disincantata ironia verso i difetti degli italioti. In fondo, un cronista anzitutto registra i fatti, poi evidenzia i cambiamenti e delinea le tendenze ed infine, se può, trae un giudizio. Mura fa così, da sempre. Meritoriamente. Perché Brera, da acuto osservatore qual era, non avrebbe dovuto mostrare la benché minima indignazione?

Che i tempi che stiamo vivendo stiano poi rendendo più difficile lo sfoggio di una leggera ironia è comprensibile, soprattutto per chi ha una forte impronta morale. Non a caso, lo si può osservare anche attraverso la rubrica di Serra, diventata anch’essa nel tempo più grave nei toni e più cupa negli umori. Resiste Gramellini, ma dietro quella scrittura per certi versi ancora lieve si legge senza difficoltà l’indignazione per i tempi che stiamo vivendo.
Riguardo allo stile, ciascuno ha il proprio. Non vedo perché Mura, che indipendentemente dai contenuti è godibilissimo di suo e ampiamente capace di ironia, debba scopiazzare lo stile inimitabile di Brera.

Anonimo ha detto...

Ma, in fondo, Bonaventura68 ha ragione (voto 2).