Sarà anche brutto dirlo, certo. Ma mi lascia perplesso vedere oggi in prima pagina un pezzo sul figlio del brigatista arrestato in quanto diventato brigatista a sua volta, intitolato "L'eversione ereditaria" e firmato da Benedetta Tobagi. Una che invece di mestiere fa la "vittima ereditaria", ha scritto un libro su un padre morto quando lei era in fasce e se si chiamasse con un altro cognome forse lavorerebbe alla cronaca locale della Provincia di Como.
Fabio P.
7 commenti:
Sì, Fabio, è brutto dirlo. Ed anche pensarlo.
Questo non toglie che sia vero
Anche io l'ho pensato spesso. Ricordo quando erano i figli di Dalla Chiesa a fare il lavoro dei "figli dell'eroe". Anche Calabresi ha scritto un libro su un padre praticamente mai conosciuto, e nessuno mi toglie dalla testa che essere figlio di suo padre abbia avuto grande peso nella sua velocissima carriera.
Mi concentrerei sulle capacità di queste persone, anziché divagare con questi pensieri.
A me Benedetta Tobagi piace per come scrive e per cosa scrive. Idem per Calabresi. E aggiungo anche Umberto Ambrosoli con il suo bel libro "Qualunque cosa succeda".
Poi, a dirla tutta, se queste persone hanno avuto una sia pur parzialissima compensazione per la privazione sofferta non mi pare da condannare. E dico questo nella consapevolezza che non tutti i figli di vittime del terrorismo hanno avuto la medesima sorte.
Concordo pienamente con Barbapapà.
Però aggiungo qualcosa: vorrei far notare che anche le BR si sono conformate agli usi del nostro Paese quanto a nepotismo.
Insomma, il figli del Notaio fa il Notaio, il figlio del dottore fa il dottore, il foglio dell'operaio fa l'operaio.
E pure il fogli del brigatista fa il brigatista.
Non c'è più meritocrazia neanche fra i terroristi.
Ciao Ilaria, benvenuta sul blog. Torna a trovarci.
peccato per calabresi, era partito benone.
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