martedì 9 marzo 2010
Chi la fa la aspetti.
E dopo il Corriere degli Anziani, ecco la Repubblica dei Tardoni:
Eugenio Scalfari 86 anni
Ezio Mauro 61 anni
Massimo Giannini 48 anni
Federico Rampini 54 anni
Vittorio Zucconi 65 anni
Corrado Augias 75 anni
Bernardo Valli 79 anni
Giuseppe D’Avanzo 56 anni
Giorgio Bocca 89 anni
Stefano Rodotà 76 anni
Edmondo Berselli 59 anni
Giuseppe Turani 68 anni
Michele Serra 55 anni
Paolo Rumiz 62 anni
Tito Boeri 51 anni
Natalia Aspesi 80 anni
Curzio Maltese 50 anni
Nadia Urbinati 47 anni
Miriam Mafai 84 anni
Gustavo Zagrebelsky 66 anni
Chiara Saraceno 69 anni
Franco Cordero 82 anni
Grazie a Jack Stellington per la ricerca anagrafica.
Update: Età media: 66 anni e 4 mesi...
Senza voler minimizzare la questione dell'età media delle firme, bisogna però riconoscere a Repubblica una capacità di rinnovamento degli editorialisti negli ultimi anni decisamente superiore a quella del Corriere, imbalsamato nell'età e nei nomi (tutti uomini, oltretutto).
Pensiamo a Tito Boeri, Nadia Urbinati, Michela Marzano, Carlo Galli, Vito Mancuso, Giancarlo Zizola, Adriano Prosperi, Chiara Saraceno.
Barbapapà
Update 2: Beh, partendo da direttore e vice la Busiarda è una ragazzina: Calabresi 40, Gramellini 50 ....
MC
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28 commenti:
la più "giovane" è la Urbinati, 47 anni. Un dato che la dice lunga sulla freschezza dei giornali...
Età media: 66 anni e 4 mesi...
Senza voler minimizzare la questione dell'età media delle firme, bisogna però riconoscere a Repubblica una capacità di rinnovamento degli editorialisti negli ultimi anni decisamente superiore a quella del Corriere, imbalsamato nell'età e nei nomi (tutti uomini, oltretutto).
Pensiamo a Tito Boeri, Nadia Urbinati, Michela Marzano, Carlo Galli, Vito Mancuso, Giancarlo Zizola, Adriano Prosperi, Chiara Saraceno.
Beh, partendo da direttore e vice la Busiarda è una ragazzina: Calabresi 40, Gramellini 50 ....
MC
Sono d'accordo con Barbapapà. Repubblica negli ultimi anni ha arruolati diversi editorialisti nuovi, non solo uomini e non solo cariatidi. E del resto le colonne del giornale, i mostri sacri - Scalfari, Bocca, Valli, Augias, la Mafai... - non li si possono certo buttare fuori a calci solo per sopraggiunto limite di età. (Per fortuna, aggiungerei).
Caro PPR
diciamocela tutta, sia il Corriere che la Repubblica sono vecchi. Avete presente l'età media dei giornalisti degli altri Paesi? 45 circa. Ci vuole ricambio: gente che aveva vent'anni nei primi anni Settanta ha un'altra visione delle cose, siamo onesti, non basta rinnovare gli editorialisti. Il mondo reale è il 2010, tempo presente. Servono trentenni in gamba, come in politica, sennò è inutile dire che il Paese si invecchia e loro sono i primi a arroccarsi con i loro pensionati di lusso. E grazie a PPR per la riflessione.
Riccardo Romana
Se ci pensate pero' è una cosa drammatica: non c'è nessuno sotto i 40 anni, non parliamo dei trentenni o dei 20enni! Che riflesso della società può offrire un giornale dove tutte le persone più importanti sono in vista della pensione o quasi?
E' una cosa che fa paura...
Hai ragione Aghost e a me sai cosa fa più rabbia? Che spesso sulle pagine di Repubblica, nelle lettere di Augias, ci si lamenta che non c'è spazio per i giovani. Ma se sono loro i primi a non averne!!!
ancora Riccardo Romana
Queste merdate da "FATECE LARGO" tipiche del Sofrino hanno la stessa beceraggine delle email che girano a catena di S.Antonio dicendo "Togliamo lo stipendio ai parlamentari!". Quando Repubblica dovrà togliere Maltese o Ezio Mauro per fare spazio a Sofrino, a Mario Adinolfi, Scalfarotto e alla loro corte dei miracoli blogghettara e molto "barcamp", vorrà dire che con Repubblica ci si potrà pulire il deretano.
Riccardo purtroppo è cosi. Del resto anche i giornali riflettono una gerontocrazia tipicamente italiana. Lo stesso Scalfari quanti anni ha? Per dire, alla vigilanza Rai, quella che era "la più grande industria culturale del paese" hanno messo Zavoli, uno di quasi 90 anni! Ma possibile che non ci fosse in tutta italia uno più giovane che potesse ricoprire quel ruolo? E' spaventoso.
Del resto anche il nostro premier è ultrasettantenne (è il più vecchio della UE o mi sbaglio?). In questo caso ha ragione Grillo: che volete pretendere da queste mummie, come volete che possano immaginare il futuro di un paese quando la loro maggiore preoccupazione è conservare la poltrona finché morte non li separi?
A volte perfino a me che sono gggiovane, anzi di più, il "nuovismo" sbandierato dalla cricca tutto sommato mediocre di Sofri jr. o Adinolfi mi provoca stizza.
Caro Anonimo
magari firmati prima. Io ho 48 anni ma ti assicuro che non tutti i trentenni sono blogger idioti o leggeri o gente tipo Adinolfi (giovane?). Qui si parla di affiancare vecchi e giovani, non fare piazza pulita. Ma dal tuo tono è evidente che qualcosa tocca i nervi. E ripeto: spazio ai giovani, non posso leggere i commenti sull'Oscar di un'ottantenne che aveva vent'anni negli anni 40. Ma il Guardian lo leggi mai? Leggitelo, te lo consiglio, caro anonimo incattivito.
Riccardo "born in 1962" Romana
Riccardo Romana, se vuoi leggerti un bel giornale gggiovane pieno di gente ggiovane che trasuda gioventù e spocchia da "E' arrivato coso, è arrivato", perché non ti abboni al WIRED de noantri? Così vedrai che cose fantastiche sono capaci di fare i ggiovani e potrai anestetizzare il tremendo oltraggio di doverti leggere robe obsolete e passé come gli editoriali del Fundador o gli articoli di Ezio Mauro o Gianni Mura
Caro sempre Anonimo,
sappi che odio profondamente Wired, lo trovo incredibilmente inutile. Detto questo nella vita esistono le vie di mezzo: non esistono solo i gggiovani di Moccia o i Sofrini spocchiosi, ma anche ragazzi cazzuti e professionali. Detto questo adoro anche Mura e Mauro, ma mi fermo qui perché non vorrei scombinare troppo i tuoi rigidi schemi mentali e annoiare i gggiovani di PPR.
Riccardo Romana
Una delle cose che più mi ha colpito oggi, leggendo gli articoli in memoria di Alberto Ronchey, è il coraggio che lui ebbe, da neo-direttore della Stampa nel 1968, di puntare sui giovani. Per fare un esempio, mandò Paolo Garimberti a 28 anni come corrispondente a Mosca. Nell'Unione Sovietica, dico.
E' evidente che nessuno vuole rinunciare ai bei nomi agée elencati da Jack. Perché quella esperienza, quella cultura, quella capacità di analisi sono un patrimonio per tutti, a partire dai giornalisti più giovani. Però occorre un po' di coraggio da parte di Ezio Mauro nel lanciare i giovani talentuosi. Sotto questo aspetto il giornale non mi pare brilli affatto, anzi sembra aver decisamente perduto quella caratteristica di fucina di talenti che caratterizzò l'era di Scalfari. Anche se, a dirla tutta, ho qualche dubbio che poi vi siano in giro tutti questi talenti.
La mia sensazione è che tra le nuove leve e la vecchia generazione oggi al comando vi sia uno scarto di preparazione, a favore della seconda, enorme e che oggi fare il giornalista sia diventato un lavoro come un altro, con tanta gente che vi si avvicina con spirito impiegatizio, senza quell'indispensabile fuoco sacro per il mestiere che abbiamo letto nei racconti dei grandi come la molla che li ha spinti a dare il meglio di sé.
E ciò, a parer mio, può spiegare la resistenza della vecchia generazione (chiamiamola così) nei posti di comando o nei ruoli di maggior prestigio.
Molto bello oggi il ricordo di Ronchey scritto da Enrico Franceschini sul suo blog. Un bell'esempio di un peso massimo del giornalismo che arricchisce con il racconto delle sue corrispondenze moscovite un giovane giornalista.
In questo senso l'affiancamento dei "vecchi" ai giovani, cui faceva riferimento Riccardo, è ciò che bisognerebbe auspicare.
E sempre a Riccardo dico che si dovrebbe valutare se un giornalista è adeguato o meno a coprire un certo ruolo sulla base delle competenze, non dell'anagrafe. Lamentarsi della Aspesi che commenta gli Oscar perché ha 80 anni mi pare insensato. Il punto è che le valutazioni dovrebbe farle il critico cinematografico di riferimento. Ma è una vecchia storia per questo blog. (Comunque alla Aspesi il colore blu degli Avatar non entra proprio in testa...).
bello barba. domani lo trasformo in un post. grazie.
Scusate però il discorso anagrafico ha un suo valore e interesse, ma voi trovate più giovane un 40enne che (non dico solo per colpa sua) sta tutto il giorno in redazione attaccato ad agenzie e cellulare o il 79enne Bernardo Valli che ha ancora voglia (e un giornale che glielo permette, ovvio) di andare a Baghdad e sfornare reportage magistrali? Facciamoci guidare dalla carta di identità, ma solo fino a un certo punto.
Concordo con Gabriele. Riguardo al "coraggio" di Ronchey di mandare un 28enne a Mosca come corrispondente... ma secondo voi chi ci doveva mandare? Uno di 40 o 50 anni con moglie e figli a carico? E' ovvio che per un incarico del genere un giovane entusiasta, meglio ancora se senza impegni famigliari, sia molto più adatto. Più che coraggio mi sembra semplice buon senso. Idem per chi si fa il culo al desk: difficile che ci sia un cinquantenne, ci sbattono preferibilmente un giovane a farsi le ossa. Poi per carità, ci sono 70 enni di mentalità e spirito più freschi dei ventenni, ma la realtà è questa. La Aspesi nel suo genere è brava, punto. Poi magari ci sono dei temi che le sono meno adatti, ma questo vale per tutti. Fate scrivere a Scalfari o Bocca di internet e poi vediamo :)
Caro Aghost,
scusa ma quanti 28enni ci sono oggi a Repubblica inviati e non? Facciamo una scommessa? Nessuno. Cerchiamo di essere obiettivi. Barbapapà hai ragione, l'età non è un valore di per sè, ma né i 30 né gli 80 però. Io chiedo affiancamento non soppressione. Da sempre i grandi vecchi sono un valore per un giornale, ma non possono esserne il presente. Tra dieci anni che facciamo? La verità è che, per quanto possiamo adorarla fino al feticismo, anche Repubblica è un gruppo di potere che cerca di conservarsi intatto negli anni. Bingo.
Riccardo Romana
Ultimo anonimo: il problema è che a 28 anni sei appena uscito dalla scuola di giornalismo (visto che ora se non lavori da subito -e lavori solo se hai qualche aggancio- devi farti laurea+master), e come pensi che un giornale nazionale possa prendere un tizio appena laureato senza esperienza?
Caro Andrea,
nel 1968 Ronchey mandò il ventottenne Garimberti a Mosca, e sicuramente qualche grande vecchio di allora storse il naso dicendo che non era in grado. Ecco cosa serve per il ricambio: coraggio. Barbapapà hai ragione da vendere, ma ci sono molti ragazzi che hanno il fuoco sacro, il problema è che non hanno l'opportunità di mostrarlo. Ecco la differenza. Al Guardian ci sono ragazzi che hanno 30 (trenta) anni e non sono i più giovani. E per l'Anonimo di ieri: Luca Sofri ha 45 anni, non è un giovane, per favore.
Riccardo Romana
Aghost, tu oggi puoi affermare che la scelta di Ronchey fosse di buon senso perché Garimberti si è rivelato giornalista di razza. Ma mandare nel pieno della Guerra Fredda un giovane di belle speranze a ricoprire un ruolo così delicato e prestigioso, in un giornale oltretutto posseduto dagli Agnelli, mi pare assolutamente un atto di coraggio. Leggiti il post di Enrico Franceschini sul suo blog: all'epoca i corrispondenti esteri dovevano far visionare gli articoli dalla censura sovietica prima di inviarli ai propri giornali e le notizie se le dovevano cercare da soli in un contesto di informazione di regime.
Tu sei certo, caro Aghost, che affidare un incarico così delicato ad un giovane di 28 anni sia stato da parte di Ronchey solo buon senso? Pensa cosa sarebbe successo se Garimberti si fosse rivelato inadeguato, considerando che, come ipotizza ragionevolmente Riccardo, la scelta all'epoca non sarà stata certo vista di buon occhio dai notabili del giornale.
Secondo me, un primo svecchiamento potrebbe avvenire proprio nel ruolo dei corrispondenti. Sia chiaro, credo fermamente che la pattuglia estera di Repubblica sia assolutamente solida e di ottimo livello (Rampini, Franceschini, Stabile, Tarquini, Visetti). Ma, pur nella consapevolezza che il giornalista stabile in loco consente al giornale di avere nel tempo entrature importanti nel milieu politico-economico-sociale di quel paese, si potrebbe osare qualcosa di più. Ma non parlatemi di Aquaro, per cortesia.
Riccardo, sono convinto anch'io che vi sia un problema di opportunità per i giovani sia in termini di accesso alla professione (che, vista dall'esterno, mi pare ancora molto corporativa) che di possibilità di sviluppo professionale.
Certo, da un giornale alfiere del progressismo ci dovremmo aspettare comportamenti coerenti. Ma qui occorrerebbe qualche testimonianza dall'interno per capire che aria tira oggi.
Sottoscrivo pienamente la tua elegante analisi Barbapapà, perchè i grandi giornali si fanno ANCHE con il coraggio. Sapete quanti anni aveva Eugenio Scalfari quando fondò L'Espresso? 31 anni.
Riccardo Romana
Riassumendo, tutto rientra mi pare nel quadro generale di un paese vecchio, in crisi, bloccato, impantanato in mille pastoie e legato da mille corporazioni di potere. In un paese così, difficile pensare che i giornali, tra l'altro robustamene finanziati dallo Stato, possano essere un'eccezione, un'oasi dall'aria fresca.
Tutto è stagnante, i giornali pure.
Così è, purtroppo.
Un primo passo potrebbe essere quello di abolire l'Ordine, forse.
Complimenti!!!!!
tutti attaccati alle loro bellissime scrivanie!!! e i giovani?? quella schiera di nuovi giornalisti che nessuno vede, che lottano per poter scrivere qualcosa e far vedere al mondo che esistono, a questi Repubblica cosa dice??? che è in difficoltà? che è un periodo di recessione?? le grandi firme fanno prestigioso un giornale.. e La Repubblica sicuramente vuole esserlo, ma quanto costano?? questo non lo dice nessuno!! il costo non è solo monetario ma anche morale, i disoccupati aumentano, mentre le loro aspettative e speranze di sono sempre più meno!! questo impoverisce un paese, i nuovi pensatori non ci sono, le nuove parole non sono scritte. inoltre quando i giovani diventeranno grandi se nessuno li sente?
A questo vorrei una risposta|||
Io sono sicuro che esiste un sacco di gente di talento, che pero' non riesce ad emergere. L'altro giorno sentivo una intervista su radio24 di una ragazza che aveva un curriculum da paura e, dopo aver fatto parecchie esperienze all'estero in ruoli importanti (vincendo fior di concorsi), desiderava tornare in italia. Ha inziato a proporsi in giro ma l'unica possibilità che era saltata fuori era uno stage di qualche mese! Ovviamente è rimasta all'estero, col suo bel posto a tempo indeterminato lautamente retribuito in un'importante azienda.
Quanti giornalisti di talento ci sono in giro? E come fanno ad emergere se tanti giornali campano soprattutto grazie al finanziamento pubblico e i direttori rispondono a precisi interessi che alla fine della fiera hanno a che fare col giornalismo?
Anche nei giornali non c'è concorrenza e, come diceva riccardo romana, sono gruppi di potere che hanno logiche tutte loro, e l'interesse del lettore non è certo l'ossessione principale :)
la frase corretta era:
"E come fanno ad emergere se tanti giornali campano soprattutto grazie al finanziamento pubblico e i direttori rispondono a precisi interessi che alla fine della fiera hanno POCO a che fare col giornalismo?"
Una mia conoscente collabora da anni con un importante giornale locale: le pagano circa 10 euro (dieci!) a pezzo.
Magari deve spostarsi con la macchina nei sobborghi o nelle valli, telefonare, cercare informazioni, insomma sprecare una mattina per mettere assieme un articolo. Si può fare il giornalista con passione a 10 euro a pezzo? Sì, ma per quanto tempo? Forse se c'è paparino o mammina che ti danno
la paghetta a fine mese per mantenere il tuo costoso hobby....
Poi per carità, ci sono anche i fenomeni che magari hanno un doppio lavoro, quello "vero" e quello del giornalista virtuale, e magari alla fine ce la fanno comunque, ma quanti sono?
Credo che il problema sia, per i giornali come per tanti altri settori, la mancanza di concorrenza vera. Polito piglia, grazie alle prebende di regime, 10.000 euro al mese di stipendio e qualche milione di euro per il suo ridicolo giornale che non legge nessuno.
Li prenderebbe anche in un mercato serio, vero, dove ciascuno deve stare i piedi con le proprie forze piuttosto che attaccato alla tetta di stato e alle amizicie che contano?
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