mercoledì 10 marzo 2010

Il Tonino dimenticato (ma poi ritrovato).

Neanche una riga su Tonino Carino da Ascoli.
E' una vergogna.
E mi rivolgo soprattutto a Fabrizio Bocca: l'ha fatto pure il nemico un trafiletto.
Dai, su.

Update
: dopo aver letto un commento di Barbapapà abbiamo scoperto che la copia che avevamo qui noi ieri in redazione faceva parte della prima edizione del giornale, quella che non presentava nessun commento su Tonino. Grazie a Google abbiamo trovato il pezzo scritto a notte ormai avanzata da Antonio Dipollina che è apparso solamente nelle principali edizioni ribattute e che sono state distribuite prevalentemente a Milano e a Roma.

Chiediamo scusa a Tonino, a Fabrizio e a tutti i lettori del blog. Per farci perdonare pubblichiamo integralmente il pezzo del Dipo:

Addio a Tonino Carino volto ironico di 90° minuto

Il nome buffo, così adatto al gioco e al ricordo e poi, come per certi grandi, anche l’attribuzione della città. Era “Tonino Carino da Ascoli”. Il popolarissimo giornalista sportivo della Rai è morto ieri ad Ancona. Aveva 65 anni ed era malato da tempo. Le sue ultime apparizioni tv – lo cercavano tutti per averlo come ospite, anche dopo la pensione – risalgono a due anni fa, non si negava, cavalcava fino in fondo una popolarità immensa guadagnata nei tempi eroici di 90° Minuto. La parlata in stretta cadenza marchigiana, la difesa a oltranza in quei velocissimi servizi della domenica pomeriggio della causa dell’Ascoli calcio, la competenza quanto bastava. Veniva dalla cronaca, Carino, ma fu reclutato nella cesta fortunata allestita nei primi anni 70 da Paolo Valenti a caccia di volti per un programma che andava incontro a un successo stratosferico – nelle domeniche d’inverno, ben oltre i dieci milioni di telespettatori. Ad Ascoli Valenti trovò e decise di lanciare proprio Tonino Carino: era perfetto per creare il personaggio tv funzionale alla trasmissione, il famoso “teatrino” dei giornalisti dai vari stadi, ognuno riconoscibile per qualcosa di particolare, ognuno ben disposto a recitare una parte che andasse incontro anche all’altro pubblico, quello femminile o disinteressato al calcio, ma comunque incollato alla tv e al primo canale della Rai, anche per carenza assoluta di alternative. In quei servizi da Ascoli, che duravano in realtà un minuto scarso, Carino si lanciava nel frenetico racconto delle quattro-cinque azioni importanti della partita, accavallando parole e tifo, facendo divertire la masse televisive. Quando l’Ascoli andò in serie B, Valenti non volle certo rinunciare a lui e lo dirottò, con raffinato sadismo, ai resoconti del calcio estero, giocando sulla difficoltà di Carino con i nomi stranieri, una gag tra le parti che lui accettava di buon grado, così come fece con il diluvio di satira e imitazioni che il mondo della tv gli riservava. Promosso poi alla guida della redazione marchigiana della Rai, Carino venne rilanciato in campo calcistico negli anni Novanta da Fabio Fazio, nelle edizioni migliori di Quelli che il calcio.

Antonio Dipollina - La Repubblica

2 commenti:

Barbapapà ha detto...

Perché dimenticato? Oggi nello Sport c'era un breve articolo commemorativo di Dipollina.

Enrico Maria Porro ha detto...

Hai ragione Barba. Ho spiegato tutto in un update del post. Corri a leggerlo.