mercoledì 12 maggio 2010

Corrispondente estero? No grazie.

Spiace dirlo, ma Lombardozzi è partito proprio male nella sua esperienza moscovita. Finora si è fatto notare per un approccio caratterizzato da molto colore, tanto folklore ma nessuna notizia o inchiesta di peso che giustifichi la permanenza (e il costo, va da sé) di un corrispondente locale. In questo non dissimile da Enrico Franceschini, giornalista di grande esperienza e valore, che a Londra sta subendo passivamente il declino inglese preferendo rivolgere la propria attenzione a notiziole di zero interesse (neanche lavorasse al tg minzoliniano), salvo che per il curatore di R2. Non a caso lui e Lombardozzi sono candidati fissi ai PPR-.

Secondo me i corrispondenti esteri sono figure professionali che vanno ripensate profondamente perché se il contributo che possono dare è il reperimento su stampa e tv locali di notiziole di zero consistenza allora non hanno alcun senso oggi, nell'era internet.
Ha ragione Paolo Attivissimo quando segnala che questa strada non porta in alcun modo a rendere appetibile la fruizione a pagamento on-line dei giornali. Murdoch da questo punto di vista è molto avanti perché sa che la sfida si gioca sulla qualità, la profondità e l'esclusività delle notizie, delle analisi, delle inchieste.
A Repubblica la figura del corrispondente sta subendo, in qualche caso, una mutazione discutibile. Da giornalista che deve dare al lettore la misura di quanto accade in un importante paese straniero in termini politici, economici e sociali, anche attraverso fatti di cronaca apparentemente minore, si sta trasformando in un riciclatore puro di news prodotte dai media locali, senza alcuna capacità di selezione e senza aggiungere valore.
Si prenda piuttosto atto che alcune sedi, anche prestigiose, potrebbero essere coperte egregiamente da Roma (senza perdere di autorevolezza) e che le risorse stanziate per mantenere un giornalista in loco potrebbero essere utilizzate per garantire migliore copertura delle vicende italiane.

Degli attuali corrispondenti esteri di Repubblica credo che Bonanni, Rampini, Stabile e Visetti rendano ancora bene il senso del ruolo, mentre il bravo Tarquini mi pare un po’ troppo al traino degli eventi.

Barbapapà

3 commenti:

Michè ha detto...

http://www.battistagardoncini.com/2010/03/parliamo-di-scacchi.html

Giusto per corroborare la tesi. Pazzo, controlla la mail, poi!

Enrico Maria Porro ha detto...

caro michele (ginsburg?) ne abbiamo già parlato di questa cosa degli scacchi. Grazie comunque.

Anonimo ha detto...

La colpa, ve lo posso assicurare, non è dei corrispondenti ma di quello che la "testa" del giornale gli chiede. Se uno oggi fosse in una sede estera e proponesse una inchiesta non avrebbe l'autorizzazione di farla dall'ufficio centrale. Repubblica, come quasi tutti i giornali italiani, ha una direzione senza curiosità alcuna sui fatti del mondo, a meno che non siano stupidaggini di colore.