Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera in risposta a questo post:
Qualche riflessione sul vituperato calcio italiano. Purtroppo la nostra beneamata Repubblica sta inanellando una serie di infortuni calcistici. La bravura di Panorama è di averlo capito, lo svantaggio di Repubblica è una redazione sportiva inadeguata. C’è una misura in tutte le cose. Lo dico da interista (non è un reato!), lo dico da lettore “addicted” di Repubblica, lo dico da italiano che vorrebbe essere sempre tollerante e non ci riesce. Ma che, immancabilmente, il giorno dopo ci prova ancora.
Bene. Ripeschiamo lo sport come specchio dell’anima civile, la metafora perfetta. A corredo della quale si snoda un giornalismo semitruffaldino, camaleontico e senza vergogna. Qual è la novità? E’ che purtroppo Repubblica sta nel mucchio, a differenza dello stile coerente e descrittivo del resto del giornale.
Chi inquina il calcio italiano? Perché lo fa? Domenica 9 maggio RAI Uno ha commissionato un sondaggio dal quale risulta che praticamente la metà degli intervistati incolpa i mezzi di comunicazione. Seguono molto distaccati i giocatori, i dirigenti e gli allenatori, gli arbitraggi.
Non è difficile dargli ragione, ai concittadini ascoltati, basta accendere la Tivù scattante e berlusconianamente prona agli scandali a comando.
Gli esempi anche in casa nostra sono chiari e forti. Per perfezionare la lunghezza d’onda, leggere l’articolo di Maurizio Crosetti in trasferta a Mosca nel marzo di quest’anno. E’ la vigilia di Inter – Cska, di cose del calcio non si parla di sicuro. Prosa fangosa, miasmi significativi, frustrazioni malcelate, immancabile incursione in campo della personalità del giornalista. Come alla mancanza di libertà, siamo ormai abituati ai veleni quotidiani delle notizie senza fatti. Speravamo che il Nostro Quotidiano ne fosse fuori, nello sport come nella vita. E invece no, anche da noi lo sport è inchiodato alla metafora nazionale. Le regole della professione sostituite dalle parole d’ordine. Si gufa. Si rema contro. Ci si tura il naso e si tifa Milan, come la vecchia Democrazia Cristiana è il disfacimento sublimato, di cui mai si parla. Si sporca l’avversario con il fango rimorchiato già da bambini.
E se questo è atipico per Repubblica e per il Gruppo L’Espresso, ammettiamolo, in qualche modo viene tollerato lo stesso.
A volte sono direttamente i capi a mettercisi.
Ricordo nel mese di febbraio l’invettiva sbraitata da Vittorio Zucconi, direttore di quotata emittente radiofonica, all’indirizzo dell’immancabile allenatore avversario:”E’ UN PARACULO!!!”. L’etere per un attimo tremò per l’insulto in diretta tutto amerikano. Quell’allenatore speciale, agli occhi di Zucconi, aveva due principali difetti: non allenava la sua squadra (il Milan) e guadagnava molto, ma molto più di lui. Abbassai il volume audio per evitare il bàu-bàu del direttore e il giorno dopo tolsi Radio Capital dalla mia sintonia. Che si divertissero tra loro con il loro capintesta.
Mentre la barca affonda, ovvero, calcisticamente parlando, i Totti eliminano gli attaccanti sporchi negri.
Mentre Panorama catalizza tifosi non-berlusconiani. Moriremo ancora Repubblicani?
AngiePab
12 commenti:
Potrei anche essere d'accordo, ma se sei chi penso io, meglio Repubblicani che Cerchiobattisti.
Io di tutta questa lettera non ci ho capito una beneamata minchia. Prosa fumosa, riferimenti incomprensibili, mancanza di dettagli: qual è la notizia, quali sono i problemi? Essere interisti non è una scusa!
Ma non è che costui è Panebianco ?
Non credo che sia Panebianco, dev'esser Stanislao Moulinsky in uno dei suoi più riusciti travestimenti.
è vero lettera fumosa ecc.ecc.,
il messaggio pero'è molto chiaro:
abbiamo un mister (è straniero) superiore alla media per intelligenza analisi ecc.ecc. di quelli che abbiamo sempre avuto qui in Italia, e i giornalisti sportivi e non cosa fanno? NON LO CAPISCONO ovviamente (essendo loro tranne rare eccezioni, assunti solo per raccomandazioni non certo per prosa magnifica)e gli unici che lo capiscono sono solo gli scrittori , o quei pochi analisti-giornalisti superiori alla media intellettuale imperante nel paese (Bondi docet ), non è un caso se queli del Foglio l'hanno scelto e addottato , aimè e ve lo dice uno che che è piu'che di sinistra , io "Ho una forte simpatia per il marxismo. Sono di Sinistra estrema, quella evangelica" (le parole sono di Don Giorgio de Capitani), loro, queli del Foglio sono meglio dei "nostri" di Repubblica &co.
p.s.: l'unico articolo di sport leggibile attuale letto su Repubblica ultimamente era scritto da G.Romagnoli che PPR ha riportato integralmente qualche giorno fa.
Bene, e adesso Mou è pure incompreso? Secondo me l'abbiamo compreso pure troppo. Diceva Marchesi che "l'Italia è un paese di geni troppo compresi, dove bisogna incoraggiare lo scoraggiamento". Questo è un paese dove si elegge capo del govedrno il re dei bauscia, vuoi che un altro sbruffone bauscia come Mou non venga idolatrato? E poi ti stupisci che piaccia al Foglio.
no in effettio la redazione sportiva di repubblica é un assortimento di chiaviche. Quel illeterato di Clerici, quello scribacchino fumoso e un po' ignorantello di Crosetti e per finire il re dei raccomandati: Gianni Mura. Che sappiamo benissimo che se non facesse parte della potentissima lobby dei sardi emigrati a Milano a quest'ora scriverebbe giusto i menu della pizzeria sottocasa.
Ma come si fa a leggere un giornale di tale pochezza dico io?
jacopo! questa è pesante, però...
ci tengo a precisare che Jacopoto NON E' JACOPO (che sono io)..
Personalmente reputo ottimi giornalisti Mura, Crosetti e Clerici
Ragazzi, si capiva che era ironico, su
ammazza jacopo, una doppia dose di sarcasmo al mattino e vedrai che la giornata fila via liscia come l'olio.
Un post che ripropone un tema interessante, la qualità del giornalismo sportivo di Repubblica, di cui abbiamo discusso diverse volte in questo blog convenendo, in generale, sulla qualità media molto buona dei giornalisti, con alcune punte di eccellenza universalmente riconosciute come Audisio, Clerici e Mura, e rilevando però difetti strutturali di impostazione.
In sintesi, le note dolenti:
- l’approccio convenzionale con cui viene raccontato lo sport, calcio in primis, incentrato ossessivamente su Inter, Milan e Juve con Roma e Lazio di rincalzo, quando riescono a fare notizia. Per quanto ne si apprezzi la costante osservazione e deplorazione delle storture del calcio italiano, la sezione è dominata dalla cronaca calcistica nella sua forma più deteriore (il chiacchiericcio, le polemiche, le miserie variamente assortite) che, pur comprensibile per questioni di interesse del lettorato, ne impoverisce il racconto complessivo. Se c’è un giornale da cui è doveroso attendersi un racconto diverso dello sport, a partire dal calcio, è proprio il nostro. Come abbiamo spesso rilevato, l’unico spazio in cui trova visibilità e attenzione un altro calcio (dalle serie inferiori fino ai campetti di periferia), con quella caotica mescolanza di dignitosa lealtà decoubertiniana e orribile inciviltà italiana, è la rubrica domenicale di Gianni Mura;
- la preferenza per il racconto di colore, che diventa spesso un’estensione inutile e ipertrofica dell’evento. E’ accettabile, e a volte godibile, per i grandi eventi (vedi scudetto dell’Inter), ma non può diventare la cifra stilistica del racconto di ogni partita di calcio delle grandi squadre. Bisognerebbe dosare con più parsimonia questa forma di narrazione, tenendo inoltre a mente che non tutti possono essere Audisio, Mura o Clerici;
- l’immolazione della sezione al dio calcio. Come ebbe a scrivere tempo fa il blogger Bacci in un post dedicato allo sport: "Tutto ciò che non è calcio, se non è vincente o trend riposa nelle brevi.".
Il basket è mortificato da tempo immemorabile, in linea con lo stato comatoso della nostra organizzazione (ma l’NBA?), il volley è “non pervenuto”, agli altri sport sono dedicati, a turno, gli spazi modesti che il calcio concede con fatica. Eppure, non mancano i talenti per affrontarli in maniera meno condizionata dagli eventi;
- il cronista-tifoso. Càpita di leggere un articolo di cronaca che contiene opinioni del giornalista. Sono un maniaco della separatezza tra fatti e opinioni e quindi non tollero invasioni di campo: un articolo di cronaca deve limitarsi alla cronaca. Ma questo non sempre succede (e non mi riferisco evidentemente solo allo sport). In tempi recenti, ad esempio, Andrea Sorrentino mi è parso tracimare dalle sue cronache sulla crisi di rapporti tra Mourinho e Balotelli con opinioni che dissimulavano a stento un punto di vista da tifoso.
In altri termini, bisognerebbe ripensare la sezione sportiva con l’obiettivo di renderla più democratica nella trattazione delle varie discipline, meno prevedibile nel racconto e con un maggiore equilibrio tra l’analisi tecnica e il racconto di colore.
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