sabato 15 maggio 2010
Il Panorama è desolante.
Mi sono casualmente ritrovato tra le mani una copia dell'ultimo numero di Panorama, il primo del restyling voluto dal direttore Giorgio Mulè. Sono anni che non compro questa rivista - e nemmeno L'Espresso -, ma c'è stato un po' di battage pubblicitario in questi giorni attorno alla nuova grafica e alla multimedialità del settimanale Mondadori e quindi l'ho letto. Non tutto, intendiamoci, ché son 350 pagine e ci vorrebbe una settimana.
La novità principale è, appunto, grafica (non so se ai direttori di Panorama fanno un contratto con la clausola: "cambiare la testata e l'impaginazione", perché ognuno si sente in dovere di procedere in tal senso). Sbandierata come rivoluzionaria, in realtà mi pare la solita ricicciatura travestita sotto altre forme, prima c'è la politica e poi tutto il resto: la cultura, le tendenze e così via. Mi ricorda una cosa che feci diciassette anni fa, all'esame universitario di scienza della politica: al professore non piacque la mia tesina sulla comunicazione politica di Leoluca Orlando e del movimento La Rete e mi rifilò un 26; io rifiutai, riscrissi la mia dissertazione trasformando il capitolo 2 in capitolo 1, il capitolo 1 in capitolo 3 e il capitolo 3 in capitolo 2, aggiunsi due o tre scematine e mi ripresentai prendendo 28. Ecco, Mulè ha fatto uguale.
Quanto ai contenuti, gli editorialisti scrivono quel che ti aspetti da loro: Ferrara vola alto con Ratzinger, Feltri vola basso prendendosela con Sabelli Fioretti, Vespa vola medio facendo il finto equidistante, Ricolfi fa il mago dei numeri e Romano festeggia il quindicesimo anniversario dall'ultimo commento contenente qualcosa di interessante. I servizi iniziano con Matteo Renzi definito uno che "sta rapidamente mutandosi nel classico politico trombone" (motivazione: recentemente ha partecipato a vari talk show; se il metro è questo, considerando quanti articoli sta scrivendo sulla carta stampata - incluso Panorama - Sandro Bondi, per il ministro dei beni culturali bisogna inventare una categoria a sé), continuano con la stroncatura di Sabina Guzzanti, proseguono con l'intervista stile Chi alla moglie di Renato Schifani che descrive il marito (per chi fosse interessato, il presidente ama la pasta con le melanzane e la torta di mele) si inerpicano verso alte vette con la glorificazione di Giulio Tremonti che, stando al settimanale, avrebbe salvato l'euro mentre Sarkozy e la Merkel avrebbero tanto desiderato distruggerlo, e raggiungono il climax con l'intervista celebrativa a Gianni De Michelis. Per trovare qualcosa di interessante bisogna andare a pagina 166, con l'intervista (aridaje, ma quante ce ne sono? ...tante) a Paola Fallaci che parla di Oriana.
Capisco per quale motivo da anni non compro L'Espresso o Panorama. Perché non mi danno niente. Centinaia di pagine per trovare al massimo uno o due servizi interessanti; sì, ogni tanto un colpo d'ala - soprattutto al periodico debenedettiano e soprattutto per merito dell'ottimo Fabrizio Gatti -, ma quasi mai una chiave di lettura diversa per capire la realtà nella quale viviamo, per leggersi un'inchiesta come si deve, avere un approfondimento di notizie che ci sono proposte dai quotidiani spesso in modo frettoloso. Prevalgono da un lato la fuffa formale, abbellita dalla grafica allettante e venduta come grande novità, dall'altro il giornalismo piegato alle ragioni della contrapposizione politica. Ci perde il lettore, ma ci perde in generale lo stato dell'informazione in Italia.
Nonunacosaseria
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3 commenti:
Nonuna, a parte che -come sai- reputo l'Espresso un paio di gradini sopra a Panorama per firme e qualità delle inchieste, per il resto hai fatto un intervento ineccepibile, che condivido nella forma e nella sostanza.
Sia pur tardivamente, concordo con l'analisi di nonunacosaseria. E sono contento di aver risparmiato, ancora una volta, i soldi per l'acquisto di Panorama senza farmi attrarre dall'ennesimo inutile restyling. Tentazione, invero, che non ho più ormai dal 1990.
Aggiungo che condivido il suo giudizio anche sull'Espresso. E' vero, come opportunamente lui sottolinea, che il "nostro" settimanale si è caratterizzato per alcune inchieste di spessore e clamore, però complessivamente lo trovo poco stimolante. Ne ho la riprova quando mi capita di leggerlo con qualche giorno di ritardo rispetto all'uscita: gran parte degli articoli risulta superata dagli eventi.
A proposito di rinnovamenti dei giornali, ieri Gianni Mura, nella rubrica settimanale, ha scritto: "A me pare che si rinnovi davvero una formula rinunciando alle firme prestigiose (solo perfetti sconosciuti), rinunciando al gossip e alle inchieste.".
Gianni Lombardi fa notare che nel mio scritto si confonde "timone" (la sequenza delle pagine e l'ordine in cui sono presentati i contenuti) con la "impaginazione" (la grafica, i caratteri, le foto ecc.). L'osservazione è giusta, io avevo semplificato per brevità.
A me non piace il timone per i motivi che ho scritto e pure la grafica la impaginazione ho ampie riserve.
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