venerdì 2 luglio 2010
Il Cerchiobottista della Sera.
Riportiamo integralmente un post apparso sul blog Nonunacosaseria che riguarda da vicino il nostro caro nemico:
Uno degli strumenti amati dagli editorialisti del Cerchiobottista della Sera è lo straw man argument, ossia l'attribuire a un avversario un argomento somigliante a quello da lui realmente sostenuto, ma diverso, più debole e più facilmente attaccabile. Ne avevo già parlato due settimane fa, a proposito di Pigi Battista. Stasera ne ha dato un ottimo esempio Piero Ostellino al Tg1 (filmato sopra n.d.r.). Dopo il consueto esordio finto equidistante, ha detto che alla manifestazione della FNSI contro la legge sulle intercettazioni "scendere in piazza e dire intercettateci tutti" è, per un liberale come lui, censurabile perché "intercettateci tutti vuol dire ripristinare uno Stato di polizia in Italia esattamente come c'era durante il fascismo e come c'era nei Paesi comunisti. Basta leggere o vedere quello che è successo in quei Paesi; c'è un film straordinario, Le Vite degli altri, che illustra cosa vuol dire essere sottoposti quotidianamente al controllo della polizia politica". Quindi, conclude Ostellino, quegli italiani scesi in piazza oggi "vogliono rinunciare alla democrazia per battere questo Governo" e "batterlo rinunciando alla democrazia instaurando o chiedendo che venga instaurato un regime totalitario e di polizia" non va bene.
Ora dove sta lo straw man argument?
Innanzitutto, nello slogan scelto. "Intercettateci tutti" non era lo slogan principale della manifestazione (anzi: l'articolo del Corriere della Sera online nemmeno lo riporta) e se qualcuno lo ha usato non era certo per chiedere di essere controllato come faceva la Stasi nella Germania Est. Più semplicemente, per ribadire che chi è innocente non ha niente da temere e, soprattutto, che le intercettazioni permettono di smascherare dei reati, non politici, ma penali.
Ma Ostellino aveva bisogno di demolire la manifestazione. E allora si è aggrappato a quello slogan, tra tutti il più discutibile, per produrre una successione logica sconcertante e mistificatoria.
Vogliamo ripercorrerla?
Passo numero 1: hanno urlato questo slogan Intercettateci tutti.
Passo numero 2: chi intercettava tutti erano i regimi fascisti. Meglio: comunisti. Ricordate i Paesi dell'est? Ecco, uguale.
Passo numero 3: si tira in ballo la polizia politica. Non i magistrati che indagano su mafiosi o tangentari, no: la polizia politica, quella che ti controlla per chi voti.
Passo numero 4: questi qua, dunque, son scesi in piazza per reclamare pratiche da stato totalitario, anche se sono democratici.
Passo numero 5: perché vogliono la dittatura? Per mandare a casa Berlusconi.
Passo numero 6: avete capito bene, cari telespettatori? Questi qua, pur di mandare a casa Berlusconi, sono disposti a instaurare una dittatura.
Et voilà, il ribaltamento della realtà è servito. All'ora di cena, con il Tg1 nei panni del fedele cameriere.
Nonunacosaseria
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5 commenti:
OT: Sull'Espresso di oggi torna il faccione di Silvio (piuttosto sconsolato...).
E' senza cerone, anche se si raccontano che in Brasile abbia fatto fuoco e fiamme (nel suo caso:fumo).
Direi che il Feticista Supremo ha fatto un'ottima cosa riportando il post del sempre eccellente . Un post che - come si usa dire - non può che essere quotato in pieno.
Aggiungo che gli esemplari passaggi scanditi, sono poi quelli che la "ggente" semplifica ancora di più e il risultato si specchia quando le urne si aprono.
Se è intoccabile il diritto all'informazione occorre aggiungere anche il dovere di informazione da parte dei cittadini-elettori, vale a dire un esercizio attivo, altrimenti resteranno, costoro, cittadini-elettori a metà: dalla vita in giù.
Errata corrige: si racconta che...
@nonuna:
Stupenda opera di demolizione del finto "terzismo" di molti giornalisti (vabbè, si fa per dire).
Sarebe molto bello che un pezzo così fosse stato pubblicato su Repubblica anzichè rimanere relegato in questo blog e nel tuo, che ammettiamolo, sono un po' dei club frequentati da gente sempre d'accordo fra simili.
Ma ho paura che a Largo Fochetti viga comunque la regola non scritta del "cane non mangia cane" fra giornalisti, salvo qualche rara eccezione, tipo le punzecchiature domenicali fra Barbabianca e Galli della Loggia, et similia.
peccato che al Giornale e a Libero, invece, di questa regola se ne sbattano allegramente i marroni.
GPP: mi è molto piaciuto il tuo post.
Perfette le considerazioni sul "cane non mangia cane". Purtroppo hai ragione, Repubblica (al contrario del Fatto che ha cmq uno stile diverso) non scende quasi mai a replicare ai numerosi colpi bassi delle testate della destra. Queste ultime sono dei mastini e degli schiacciasassi, Repubblica invece preferisce "non ti curar di loro". Però un pò di veleno a volte non guasterebbe, solo che dopo si innescano dei meccanismi in cui, lo sappiamo, Feltri che è carognone nel DNA, finirebbe sempre per avere l'ultima parola.
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