venerdì 23 luglio 2010
«Il giornalismo - mi disse un giorno Bob Woodward - si misura in suole della scarpe consumate».
Lasciate fare il pane al panettiere, tagliare la carne al macellaio, aggiustare le scarpe al calzolaio.
E lasciate scrivere di giornalismo a Vittorio Zucconi. Otterrete risultati eccellenti.
E' quello che è accaduto oggi su R2 di Repubblica (foto) con un pezzo dal titolo Washington Post, la fabbrica degli scoop.
Ecco alcuni passaggi del pezzo di Zucconi:
Dalle finestre dell´albergo Madison sulla 15esima strada di Washington, il novizio giornalista italiano appena sbarcato in America contemplava il palazzo del Washington Post sull´altro marciapiedi come un seminarista avrebbe guardato i Palazzi Apostolici...
...La prima volta che entrai nel "tempio dello scoop" fu accompagnando Gianni Agnelli, l´Avvocato e amico della Kay Graham che lo chiamava invariabilmente "Johnny". Fummo ammessi nel tabernacolo dove il direttore-pontefice Bradlee celebrava il rito quotidiano della riunione con i capi settore, nella sala a vetri dalla quale si intravede il tetto della Casa Bianca, come un "memento". Colpiva la quieta professionalità di un lavoro senza retorica, la certezza di una fatica senza fine e rinnovata ogni giorno...
...Internet non ha odore. La cernia di carta che un tempo, soprattutto nel weekend, ragazzini e disoccupati pagati 5 centesimi per copia distribuita, scaricavano davanti alla porta è divenuto una soglioletta che serve più da traccia, da bignamino di quello che la redazione integrata rovescia in Internet. Il giornale è ormai la coda del grande corpo online, non più il contrario...
E così via. Wow.
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3 commenti:
Al netto dei refusi (il più bello, perché "a tema": anziché Woodward Woodword, parola di legno ...) un grande pezzo
Concordo totalmente con l'incipit del post.
Grande Zucconi. E lasciasse perdere il calcio.
Mi associo agli illustri commentatori che mi hanno preceduto e concordo con il suggerimento di Barbapapà.
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