venerdì 23 luglio 2010
Succede a Largo Fochetti.
Riportiamo integralmente dal Il Barbiere della Sera:
Ormai a Repubblica è una festa continua. Quando arriva una comunicazione del direttore tutti corrono a vedere chi è stato l’ultimo a essere promosso. Si dice che si contino ormai più di un’ottantina di promozioni. Al punto che ormai i delusi – cioè quelli che non hanno ancora avuto niente – sono una netta minoranza. Todos Caballeros, insomma. Per questo i mugugni sono davvero pochi e la contentezza che si respira è tanta. Grazie, bisogna dire, al “sacrificio” di un ottantina di colleghi che l’azienda sta prepensionando. I pochi che sono ancora rimasti (pare che più di una sessantina su 84 abbiano già firmato) quando incrociano di sbieco lo sguardo di alcuni colleghi più giovani desiderosi di bruciare le tappe della carriera, sentono su di sé un’istintiva avversione. Già, perché i più giovani vedono ormai nei più “vecchi” soltanto un ostacolo a un maggior benessere, a più generose promozioni. Della serie: ma perché non vi hanno mandato via prima?
E’ con questi sani sentimenti da homo homini lupus – molto utili nella nuova realtà berlusconiana in cui siamo tutti immersi - che Repubblica affronta la nuova fase. Una fase cominciata con tutti i buoni auspici: nel primo semestre dell’anno, prima ancora di concretare i prepensionamenti (e quindi senza questo effetto positivo sui conti), il Gruppo Espresso ha festeggiato con un utile di oltre 28 milioni, che secondo i più potrebbero diventare una cinquantina entro la fine dell’anno. Immaginiamo soltanto cosa possa succedere ai conti nel 2011, quando si vedrà in pieno il taglio delle teste, soprattutto se ci sarà un minimo di ripresa.
Insomma, sono tutti contenti. Tranne quelli votati al “sacrificio”. Rispetto al bel libro e bel film di fantascienza di qualche anno fa, “La fuga di Logan”, dove gli abitanti venivano “terminati” a loro insaputa a 30 anni, qui l’età è leggermente spostata in avanti (58 anni) e i soggetti destinati al sacrificio sanno a cosa vanno incontro. La fortuna di Repubblica è che anche quando i suoi giornalisti vengono fatti accomodare fuori senza tanti complimenti, lo spirito di attaccamento al giornale è superiore persino allo spirito di conservazione. Così la gente se ne va quasi contenta del proprio avvenire. Ma sorge il dubbio, stando alle cifre che girano come buonuscita, che molti abbiano studiato poco la matematica a scuola. Forse giornalisti d’altri tempi, infarciti di una ridondante cultura classica e poco propensi a fare i conti con il vil denaro. Se si guardano le cose da questo punto di vista, le generazioni che emergono adesso grazie a un esodo forzato sono forse più adatte a sopravvivere in questi tempi grami. Meno paroloni come Solidarietà, Socialismo, Lotta dei Lavoratori e più attenzione alle cose concrete. Che cominciano da questa elementare verità: meno siamo più soldi ci sono da dividere.
Il Veritiero
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