martedì 21 settembre 2010

Effetto Serra.



Torniamo sulla bella intervista di Luca Telese a Michele Serra per Il Fatto Quotidiano per proporvi un'intelligente commento a riguardo, scritto dal nostro amico Nonunacosaseria (anche il titolo di questo post è suo):

Oggi Michele Serra ha rilasciato un’intervista al Fatto che io trovo molto interessante.
Ribadisce alcuni concetti che su questo blog – con molta meno chiarezza lessicale e sintesi di giudizio – vado esprimendo da sempre. Sono contento che i miei pensieri vengano confermati da un osservatore acuto, attento e autorevole come Serra.
L’intervista va letta tutta, ma estrapolo quattro passaggi che mi paiono abbastanza significativi.
A proposito dell’antiberlusconismo:
“il nostro punto di vista è quello del 20% di italiani che sanno chi è Verdini. Quel 20% di italiani che leggono i giornali e si tengono informati. Fuori da questo recinto, che è molto autoriferito, si pensa, si vive, e si vota, in modo molto differente”.
Ha perfettamente ragione. Anzi, quasi quasi suggerisco al coordinatore del circolo PD della mia zona di stampare questa frase e farne un quadretto da appendere al muro (lo farei anche con quello dell’IdV se sapessi chi è e, soprattutto, se dandomi retta, egli non andasse contro la stessa ragion d’essere del suo partito). Perché l’errore che il centrosinistra commette più spesso è proprio dimenticarsi di questo assunto e, dimenticandosene, non parla il linguaggio adeguato. E’ anche un po’ il motivo per cui urlare un giorno sì e l’altro pure che Berlusconi è un farabutto che ha un conflitto di interessi e tanti processi a carico non ha portato i risultati attesi.
Ne deriva anche la verità assoluta di un altro passaggio dell’intervista:
Berlusconi “andrebbe attaccato per i danni strutturali, economici e sociali che infligge. Il problema è che ogni critica a Berlusconi è una critica all’illusione sciagurata di milioni di berlusconiani. E togliere illusioni a un paese che non ha molto altro su cui puntare, rende odiosi. L’aspetto più geniale della propaganda berlusconiana è stato far credere che chi critica lo fa perché è sfigato e invidioso, chi ride come un pirla e dice ‘come sono contento’ lo fa perché è felice. Rimane un pirla: ma gli toccherà scoprirlo da solo”.
Criticare Berlusconi è difficilissimo e non soltanto per il controllo sui media, ma perché – come sostiene Serra – ha introiettato nella maggioranza degli italiani questo pregiudizio sulle motivazioni di chi lo critica. Ed è un’arma di difesa formidabile specialmente quando la critica si sofferma sul Berlusconi farabutto di cui sopra.
Il problema è che chi dovrebbe guidare questo processo di opposizione non è all’altezza. Perché, come sintetizza giustamente Serra,
“Fa più politica in un giorno don Luigi Ciotti che in un anno la direzione del Pd”.
Un’amara verità, anche da prima che esplodesse la grafomania giornalistica dei dirigenti piddini. E il problema è che se questa è la realtà del principale partito di opposizione, non è che le alternative siano tanto meglio. Grillo, per esempio: “I toni oracolari e l’insulto indiscriminato lo rendono invotabile per chi ha, della politica, un’idea più articolata e più dialettica. Ma per un ragazzo di vent’anni, che nella politica cerca soprattutto adrenalina, capisco che Grillo possa fare presa”.
Della serie: la politica non può essere soltanto pancia e indignazione, ci vuole anche cervello. Ma forse la penso così perché non ho più vent'anni.

1 commento:

nonunacosaseria ha detto...

la cosa interessante, a mio avviso, è che l'intervista è uscita sul Fatto Quotidiano, ossia l'organo di stampa che più critica chi, soprattutto nel PD, tenderebbe ad avere il punto di vista di Serra (ossia, più critiche nel merito dei danni prodotti da Berlusconi) e che più di ogni altro giornale in Italia fa sua quella visione autoriferita del 20% di italiani che sa chi è Verdini.