Riportiamo questo bel pezzo apparso sul sito Giornalettismo:
L’estate sta finendo, i giornali escono dal letargo, riprende il solito tran tran nelle redazioni.
Ma agosto non è passato invano: ci ha regalato una lunga serie di gioielli che sarebbe un reato abbandonare all’oblio. “Sberle in faccia alla zia ottantenne” , per esempio, uscito sul Corriere del 9 Agosto, ottimo come titolo del prossimo album degli Afterhours. O il solito grande classico, stavolta su Repubblica del C 3 TopNews 96033 foto Il ritorno dei quotidiani viventi13: originariamente pubblicato come “Esce di casa per cercare la figlia, cade in un canale e muore”, il titolo è stato evidentemente ritenuto da qualcuno poco chiaro (cos’è successo alla figlia? e cosa c’entra il canale?), ed è quindi diventato “Crede che la figlia sia annegata, si getta in un canale e muore”, decisamente più coeso. E d’altronde ai titolisti di Repubblica non fa certo difetto la razionalità; basta seguire la rubrica Salute, dove il 14 agosto si poteva leggere il misurato titolone “Allarme per il superbatterio invincibile – L’India contro Lancet: Non è nato qui”. Che uno dice, ma santo cielo, possiamo star qui a discutere dell’India e di Lancet e dell’ufficio anagrafe quando c’è in giro un SUPERBATTERIO pazzesco invincibile? Questi scienziati hanno perso ogni contatto con la realtà.
CRISTIANESIMO HIPSTER - Tipo quelli tedeschi. “Germania: allarme cinghiali radioattivi”. Un cinghiale radioattivo è presumibilmente un cinghiale che decade lentamente in un maiale domestico e giù giù fino all’antipasto all’italiana, e nel video si vede un cacciatore che spara ai cinghiali radioattivi, cosa sicuramente pericolosissima. Ma a quanto pare si tratta solo di carne contaminata. A salvarci dalla noia interviene la Scienza con la esse maiuscola: “Venditti: «Da bambino vidi un disco volante che lanciava manna»”. Si spiegano molte cose. Nella totale follia del racconto, è da salvare soprattutto un passaggio: “Antonello Venditti non scorderà mai quella domenica mattina di primavera di un anno che la memoria non fissa dal punto di vista numerico («Io sono del 1949, avrò avuto cinque o sei anni…»)”. Annamo bene. Corriere del 23 agosto: “Bimbo cade dal balcone, il padre lo prende al volo e lo salva”. Premio Finale Inaspettato 2010. “Pioggia di no a proposta Bocchino”: Premio Siamo Tornati alle Medie 2010. Poi, all’improvviso, è arrivato il maraja. E’ arrivato in aerostato, ma non coi forzuti del Caucaso: si è invece portato le ormai mitiche amazzoni. Mitiche perché a Repubblica.it è ormai tradizione andare in sballo ormonale per codeste esotiche militari di sesso femminile (cose che da noi non si sono mai viste) e onorarle con apposite gallerie fotografiche: ecco Gheddafi con la tenda mobile, ecco la parata degli elefanti ciechi castrati, e poco oltre ecco le incredibili amazzoni! E tra parentesi, siamo davvero scandalizzati perché Gheddafi non ha rispetto per le donne. Sul Corriere, invece, articoli più equilibrati, o meglio equilibristi. Il povero Vittorio Messori, noto autore cattolico, cerca di riportare la calma: “Dunque, non contrasta con la fede nel Vangelo nessuna possibilità storica: neppure quella annunciata da Gheddafi che ciò che resta di cristianità nell’Europa secolarizzata debba cedere alla fede che conquistò Gerusalemme, Costantinopoli, Alessandria, Toledo. Nessuno scandalo davanti alle esternazioni del raìs tripolino, almeno per chi crede in quel Nazareno che rifiutò di essere re, che impedì l’uso delle armi a sua difesa, che annunciò ai discepoli che sarebbero stati «piccolo gregge» e che avrebbero avuto la funzione di «sale» e di «lievito». Materie indispensabili, certo, ma solo in quantità ridotta”. No, scusa, Messori, cos’è che stai dicendo esattamente? “A ben pensarci, l’habitat naturale dei credenti in Colui che finì sulla croce non è la cristianità di massa, bensì la diaspora. Lo stesso Benedetto XVI sembra ipotizzare un futuro di comunità cristiane piccole e al contempo ferventi e creative: venga pure un destino minoritario, purché non marginale”. Cristianesimo hipster, proprio quello di cui il mondo ha bisogno.Fabri Fibra Bugiardo front Il ritorno dei quotidiani viventi
DULCIS - Sempre sul Corriere un pezzo tradotto di Bernard-Henry Lévi. Si intitola, “Per Sakineh le ore più difficili – L’Italia si unisca a noi francesi”, e inizia: “È la domanda che si sono fatti, già da una quindicina di giorni, i firmatari dell’appello «Fermiamo la lapidazione di Sakineh»”. Quale? Quale domanda? Perché nessuno sorveglia i titolisti in questo paese? Altro esempio dall’Ansa: “Estate 2010 sesta più calda dal 2000”. Che sarebbe la quinta più fredda, ma sorvoliamo. “Fabri Fibra: il mio rap contro tutti”. Vai Fibra, spacca tutto, fagliela vedere al sistema. “Nel cd attacchi a Fazio, Laura Chiatti, Carta. La casa discografica sottolinea: siamo estranei”. Ti prego, Laura Chiatti, non ci rovinare. Il genio nello speciale cinema di Repubblica: “Una Portman lesbo e fetish e con “Black Swan” la partenza è “hot””, sottotitolo: “Il festival apre i battenti con il film di Aronofsky, protagonista l’attrice nel ruolo di una ballerina dilaniata fra un lato buono e frigido e un lato oscuro. Sequenze di sesso saffico dal sapore onanistico”. Eh? Per il resto, titoli surrealisti: “Bergamo, scivola in una scarpata e muore un altro cercatore di funghi” , presumibilmente un altro che non c’entrava nulla, ma soprattutto “Fungaiolo precipita in dirupo e muore in Trentino”. Doveva essere un dirupo piuttosto lungo.
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