mercoledì 20 ottobre 2010

Barbara Spinelli a Repubblica: punti di vista.

L'imminente passaggio di Barbara Spinelli al quotidiano di Largo Fochetti ha generato miriadi di commenti su blog e siti. Ne segnaliamo uno apparso sul sito AgoraVox in cui si legge:
E’ notizia di questi giorni che Barbara Spinelli ha cessato la sua collaborazione con il quotidiano La Stampa per passare a La Repubblica di Ezio Mauro.

La figlia di Altiero Spinelli, antifascista e padre fondatore dell’Europa, ha lasciato il quotidiano torinese diretto da Calabresi, a cui collaborava sin dal 1985, ritenendo la linea del giornale troppo morbida nei confronti del governo.

Il Cdr de La Stampa ha espresso molte perplessità per l’abbandono della prestigiosa firma, e ha criticato la svolta a destra del quotidiano.
Un dato sembra certo. La Repubblica, quotidiano fondato da Eugenio Scalfari si conferma la vera coscienza critica del paese. Con i vari Giannini, D’Avanzo, ed adesso l’arrivo della Spinelli costituisce sempre più il blocco che contrasta la macchina del potere berlusconiano e detta la linea all’opposizione in Parlamento. Il gruppo dell’Ing. De Benedetti rimane il solo che per la qualità di mezzi a disposizione può forse giocarsi alla pari, la partita per l’egemonia culturale del paese.

Barbara Spinelli afferma in un suo editoriale “È il giornalismo che si trova davanti a un incrocio: se si fa forte, rinasce e ritrova lettori; se si compiace del proprio ruolo di golem della politica, perde i lettori per il semplice motivo che non ha mai pensato a loro”.

Noi pensiamo che in un modo libero e plurale ogni voce ha pieno diritto di essere espressa, e allo stesso tempo che ogni voce critica ed indipendente non può avallare la barbarie ideologica berlusconiana, quindi ben venga il passaggio di Barbara Spinelli a Repubblica se ciò può dare nuova linfa al grido di chi non si rassegna al degrado ideale in cui versa l'Italia.

8 commenti:

aghost ha detto...

La Spinelli ha ragione: stiamo diventando un paese da operetta. Altrove, nelle democrazie più serie, un fenomeno come quello berlusconiano non solo non sarebbe consentito, ma non avrebbe neppure potuto nascere. Le "prudenze" di molti grandi quotidiani, tipo la Stampa e il Corriere, sono davvero preoccupanti. Immagino che la Spinelli soffrisse questo giornlismo felpato che non prende una chiara posizione contro un governo e soprattutto contro un premier che è diventato una barzelletta.

Anonimo ha detto...

Tra l'altro non so se avete notato: l'articolo domenicale della Spinelli, ovvero una delle pochissime cose che valeva la pena di leggere sulla STAMPA, non è MAI - dico MAI - stato messo in evidenza nella sezione online "OPINIONI". Così la domenica su www.lastampa.it (sezione opinioni) ti vedevi in bella mostra tre articoli insignificanti e dovevi andarti a cercare il pezzo settimanale della Spinelli scendendo nelle sezioni che raccolgono i pezzi dei singoli giornalisti...

Nicola ha detto...

dagospia parla di continui aumenti di stipendio per la spinelli http://www.dagospia.com/rubrica-2/media%20e%20tv/articolo-19483.htm

Nicola ha detto...

dagospia parla di continui aumenti di stipendio per la spinelli

esaù ha detto...

aghost è veramente incredibile: cioè, fammi capire, secondo te dunque Corriere e Stampa dovrebbero schierarsi apertamente a sinistra? Interessante punto di vista.

aghost ha detto...

Esaù ho scritto questo? Non mi pare... Ma un giornale serio, secondo me, non può non vedere com'è ridotto questo paese grazie a Berlusconi. In Italia buona parte della stampa non è un contrappeso al potere ma un sostegno al potere stesso. II potere abnorme di Berlusconi non ha eguali nel mondo civile.

Barbapapà ha detto...

Concordo con Aghost: su certe questioni e certi temi non sono ammesse "prudenze" o distinguo da parte dei giornali.
Inutile allora riempirsi la bocca con termini quali "watch-dog" del potere politico...

aghost ha detto...

Non so all'estero, ma di sicuro in Italia la stampa, o perlomeno buona parte, non è mai stata il cane da "guardia del cittadino". Non a caso praticamente tutti i giornali più importanti appartengono a industriali che si occupano di tutt'altro che di editoria: Agnelli, De Benedetti, Caltagrione e, last but not least, Berlusconi, che ha iniziato la sua fulgida carriera come palazzinaro.