domenica 24 ottobre 2010

Caso Enel-Fatto: si cerca di riaccendere la luce.

Pare che la società di energia ci abbia ripensato.

1 commento:

nonunacosaseria ha detto...

faccio un discorso generale, che prescinde dal caso specifico sul quale non ho elementi per giudicare.

1. chiunque venda pubblicità, sa che per un inserzionista ogni pretesto è valido per lamentarsi e reclamare un miglior trattamento. meglio: per l'addetto stampa dell'inserzionista. il quale è PAGATO apposta perché i quotidiani e le televisioni parlino il più possibile e il più possibile bene dell'inserzionista.

2. l'inserzionista - meglio: il suo addetto stampa -, però, sa benissimo che l'unico metro della pubblicità è quanto rende. rende farla su quel giornale? bene, si continui a farla anche se non parla tanto bene dell'inserzionista. non rende? non si fa pubblicità!

3. le redazioni, a cose normali, sono consapevoli di questo meccanismo - come potremmo chiamarlo... uhm... gioco delle parti? - portato avanti dall'addetto stampa dell'inserzionista.

4. a volte ci sono giornalisti e redazioni a cui piace ruzzare un po'. "io sono indipendente... anzi, no che dico: io sono l'UNICO giornalista (o giornale) indipendente sulla faccia della terra, tant'è vero che..."; ci sono poi giornali(sti) che hanno costruito una carriera o una credibilità su un singolo episodio.

(senza fare nomi e parlando in generale. mettiamo il caso che uno faccia il direttore di un giornale di partito. e però un giorno sì e l'altro pure non manca di criticare quel partito tirando la volata a un altro partito, dello stesso schieramento. alla fine, il partito che lo finanzia si rompe i coglioni e induce l'editore a cambiare direttore, con il pretesto di un calo di vendite. grande scandalo da parte del direttore epurato, ma se la vogliamo dire tutta... beh... l'anomalia non è l'epurazione, ma il giornale che parla male del proprio finanziatore)

ripeto: sto parlando in generale, ogni riferimento a persone e fatti realmente esistenti è puramente casuale.