domenica 3 ottobre 2010

Il mondo dell'editoria è cambiato nell'era di internet: se de Bortoli non riuscirà a convincere i giornalisti ci penserà la dura realtà.

Dal pezzo di Giuseppe Morello per il sito Affari Italiani:

Lo scontro apertosi tra il direttore del Corriere della Sera e i giornalisti che ha portato allo sciopero di questi giorni merita attenzione perchè è emblematico di questo passaggio d'epoca e della mentalità italiana che - come recita l'adagio - si sente più a suo agio con vecchi problemi che con nuove soluzioni.

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7 commenti:

aghost ha detto...

Ora io non so bene come stia effettivamente la questione, ma potrebbe anche essere che Flebuccio ha scritto quella lettera perché il Corriere va male e così, in qualche modo, si leva di dosso la responsabilità addossandola ai giornalisti corporativi e dai culi di pietra. Ed è curioso che Riotta sia d'accordo (vedi il "clap clap" su twitter), cioè un altro direttore col giornale in crisi.

Sia come sia, anche i giornalisti scoprono la crisi, peccato che arrivino tardi, cioè quando l'acqua tocca il culo (il loro).

gipipi ha detto...

Mi sembra abbastanza irrituale che il direttore di un giornale si occupi di ristrutturazioni economiche e organizzative, compito che dovrebbe essere dell'amministratore delegato della società.
Credo che il Flebuccio sia stato mandato avanti a saggiare il terreno (vai avanti tu che a me viene da ridere).
Sarebbe sato meglio si fosse occupato della linea editoriale, quella sì che ha messo in crisi il Nemico (vedere i forum dei lettori in questi ultimi mesi). I cosiddetti "liberali" che firmano gli editoriali politici in questo periodo sembrano a loro agio come un tacchino vicino a Natale. Da una parte piangono l'assenza dell'opposizione, dall'altra invece di contribuire a rinforzarla per salvare l'Italia dal disastro (mica bisogna essere per forza di sinistra per farlo), preferisco scrivere dei pezzi che più che critica al regime sembrano sfoghi di innamorati delusi. Vero Romano, GdL, Franco, Verderami, e tu quoque Flebuccio ?

aghost ha detto...

gipipi, io sarò un ingenuo ma credo che un giornale dovrebbe fare principalmente informazione, non incoraggiare il governo o l'opposizione.

Capisco che è difficile in italia, e a maggior ragione negli ultimi anni dove i media sono usati come clave per randellare questo o quello. Forse è proprio questo l'elemento principale della crisi, soprattutto dei giornali italiani, che sono poco credibili perché percepiti come faziosi o comunque rispondenti a precisi interessi di parte.

gipipi ha detto...

Non sono d'accordo. In altri momenti tranquilli magari è vero quello che dici, ma ora siamo in piena emergenza democratica (se ne è accorto perfino Casini). E coloro che si professano liberali, prima ancora che schierati, hanno una responsabilità enorme mettendo la testa sotto la sabbia. Ma è un deja vu purtroppo.

aghost ha detto...

Preciso meglio: i giornali dovrebbero essere il famoso "cane da guardia" che controlla il potere, un contrappeso essenziale e anzi vitale in una democrazia, ma in italia purtroppo resta un'utopia, i giornali sono in mano a gruppi di potere che li usano per condizionare l'opinione pubblica.
Abbiamo addirittura un premier che controlla gran parte dell'informazione, qualcosa di inconcepibile in un altro paese più serio del nostro. E il centrosinistra ha un responsabilità enorme per aver permesso che si arrivasse a questa situazione inaccettabile.

Philip Michael Santore ha detto...

La semplice realtà è che l'attuale crisi della stampa mette in evidenza i piccoli privilegi della casta dei giornalisti.
E, come ho scritto nel mio blog, è paradossale che a fare sciopero siano proprio gli autori del libro "La Casta"

Enrico Maria Porro ha detto...

Ciao Filippo e grazie per il contributo. Continua a seguirci, noi seguiremo Cronache dal Coglionistan.
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