venerdì 12 novembre 2010

Cose da fare quando non ci sarà più il manifesto.

Sul sito di Alessandro Robecchi c'è l'elenco delle cose che potrete fare alla mattina quando non ci sarà più il manifesto:
Guardare le trasmissioni Mediaset per conoscere il colore dei calzini dei magistrati sgraditi al Conducator. Discettare di dossier in costruzione su padroni in rotta di collisione col padrone più grosso. Leggere le telefonate di giornalisti che minacciano la pubblicazione dei suddetti dossier. Sentire Carlo Rossella dire in tivù (Otto e mezzo) che “orcodio” non è una bestemmia perché manca la P iniziale, e quindi il suo principale non ha bestemmiato. Sentire il Tg1 dire che Berlusconi è stato assolto nel processo Mills. Leggere che sei uova fresche lanciate contro la Cisl sono terrorismo. Ascoltare industrialotti col foulard magnificare il made in Italy fatto in Cina. Leggere che Silvio ha salvato le banche americane con una telefonata a Obama. Prendere coscienza del fatto che la Fiom impedisce un nuovo rinascimento industriale italiano. Ascoltare i consigli del premier su come sfuggire al precariato sposando un miliardario. Appassionarsi per Fini. Leggere che Veltroni vuole solo gli immigrati che ci servono. Leggere l’Avanti!, che fu di Nenni e Pertini e che oggi è di un tale Lavitola. Appassionarsi per Montezemolo. Apprezzare le cronache su Bossi che mangia imboccato dalla Polverini. Appassionarsi per Casini. Gustare i servizi economici del Tg5 per cui “la crisi è alle spalle”. Ascoltare Feltri discettare di libertà di stampa. Apprendere (trafiletto nascosto) che la corruzione ci costa 60 miliardi l’anno. Apprendere che l’evasione fiscale ammonta a 200 miliardi l’anno. Collegare queste due ultime notizie con il taglio governativo di 4 milioni di contributo soggettivo al manifesto. Sfogliare un opuscolo spedito a 10 milioni di famiglie per dire quanto è bravo Silvio. Pagare il suddetto opuscolo (molto più di 4 milioni) senza batter ciglio. Restare più poveri, più soli e senza nemmeno un piccolo, scalcagnato, impertinente, non allineato sguardo diverso sul mondo. Avete tre mesi per pensarci su. Fate in fretta.

7 commenti:

Gabriele ha detto...

Siccome tutte queste cose succedono da tempo, se ne deduce che il Manifesto ha già chiuso. O che è totalmente inutile.

Supersoul ha detto...

Alessandro Robecchi è la sola cosa che mi piace(va) del Manifesto.
Io capisco che rischiamo di perdere un patrimonio importante della cultura e del giornalismo che ci hanno accompagnato per decenni ma...se questi (pur incassando contributi dallo stato) non riescono più ad interessare i lettori...che dobbiamo fare? Devolvere loro i nostri risparmi? Ma sono LORO che devono offrire un prodotto migliore ai lettori! E anche quando avevano i soldi per poterlo fare non hanno capito che i tempi stavano cambiando e che il linguaggio da giornale comunista vecchio stile era obsoleto. E che non era più tempo di collettivi femministi, equo solidale, mozione compagni blablabla.
Guardate il Fatto: giornalisti con le palle, giornale scarno e graficamente spartano ma grinta feroce, idee chiare senza tanti dibbbbattiti coi compagni, zero aiuti statali, insomma se ha rubato lettori ai "compagni" del Manifesto un motivo ci sarà.

Anonimo ha detto...

I giornalisti con le palle del fatto sono quelli che hanno fatto un'intervista-scendiletto al signor Luttazzo Luttazzi (in odore di scopiazzature) solo per fargli smerciare attraverso il Fatto qualche DVD in più? O sono quelli che hanno cavalcato l'affaire di Montecarlo spaventati che Fini togliesse voti alla loro stella polare Tunnino 'u Mazzulaturi dell'Italia dei Valuri?

Andre ha detto...

Ma supersoul lo ha mai letto il manifesto? Sentendolo parlare di "collettivi femministi, equo solidale, mozione compagni" direi proprio di no.

Supersoul ha detto...

Io ho detto delle cose, ho espresso una mia percezione...la tua è una replica rancorosa, un berciare...Le tue non sono argomentazioni oggettive, sono più delle tue "visioni" che dei "fatti".
Quanto allo SMERCIARE, Il Fatto ha finora "smerciato" solo 4 o 5 DVD, mentre il Manifesto ha messo su un piccolo impero di libri (quasi tutta roba radical chic spesso per pochissimi a fronte dei popolari DVD del Fatto).
Quanto all'affaire di Montecarlo, Telese e gli altri si son comportati in modo esemplare.

Supersoul ha detto...

Il Manifesto confesso che son 4 anni che non lo leggo, ma conosco persone che lo leggono e sarà un caso ma son tutti di quel clichè che dicevo.

wupy ha detto...

Sulla categoria "radical chic" Michele Serra ha ampiamente scritto.