giovedì 11 novembre 2010

Travaglio sul Fatto: "Da Saviano in tv mi sarei aspettato di più".

Ecco l'incipit del pezzo di Marco Travaglio uscito ieri su Il Fatto Quotidiano:
I dati d’ascolto hanno già fatto giustizia delle censure preventive tentate dai Tafazzi della Rai contro Vieni via con me. Sulla qualità del programma nessuno ha avuto nulla da ridire: sarebbe curioso il contrario, in una tv farcita di politicanti, servi, mignotte di regime e silicone. Solo in un Paese ridotto a lazzaretto uno scrittore del calibro di Saviano attenderebbe quattro anni dal trionfo di Gomorra prima di avere in tv uno spazio tutto suo. Ciò premesso, Roberto potrebbe convenire con noi che molti, da uno come lui, si aspettavano qualcosa in più.
Il resto è qui.

2 commenti:

MUDD ha detto...

Saviano chi? Il testimonial della Diadora che imita Adriano Celentano?

aghost ha detto...

Ho visto il programma, secondo me la parte migliore è stata quella iniziale di Saviano sulla "macchina del fango", un monologo fatto semplicemente e lucidamente, senza tanti fronzoli. Bello e convincente. Quello che è sembrata francamente insopportabile è stata l'atmosfera generale, la messa cantata inscenata da Fazio, il Marzullo del centrosinistra, con quell’aura da pseudo partigiano della resistenza civile radiotelevisiva (a suon di milioni di euro). Patetico e retorico il tono fintamente solenne, la lettura degli "elenchi" recitati con aria ridicolmente greve. Certo ora è facile sparare sul governo e su Berlusconi, ma Fazio è quello che ha chiesto scusa per l'intervista a Travaglio, in cui il giornalista aveva adombrato inquietanti sospetti di legami con la mafia della seconda carica dello Stato.

Benigni mi è sembrata la solita usurata macchietta, neppure troppo divertente. Imbarazzante la seconda parte del programma, con Claudio Abbado che svelava involontariamente l'altarino sull'elenco "che abbiamo preparato" (e che quindi non era farina del “maestro” come aveva voluto far credere Fazio), e il duo Benigni-Saviano, dove il comico tentava di buttarla in vacca cercando di far cantare lo scrittore, che per fortuna resisteva strenuamente.

Brutti e senza senso gli interventi musicali, agghiacciante il balletto finale, di cui credo nessuno abbia afferrato il significato, coi ballerini che rimanevano pietrificati a bocca aperta. Ma perché? Per cosa? Certo con quel che passa il convento in Rai, si tratta comunque di un tentativo apprezzabile di fare qualcosa di diverso, premiato tra l’altro da ascolti record, molto superiori perfino a quelli del Grande Fratello. Prova che il pubblico televisivo è molto più intelligente di quel che pensano i dirigenti Rai.