C'è un passo dell'articolo che a noi feticisti della Reunio quotidiana è piaciuto parecchio:
Niente riesce a dare il senso della fenomenologia del direttore di Repubblica come le imperdibili registrazioni della riunione mattutina di redazione, che si possono ammirare sul sito del quotidiano (Repubblica domani). È un rito, più che una riunione, di geometrica perfezione, di impeccabile architettura, di immutabile metratura: praticamente, piazza Castello trasportata a largo Fochetti. Ogni mattina, la stessa scena: la redazione attruppata ma con ordine, in vigile attesa ma compostamente, il direttore che giustamente arriva per ultimo, sempre con camicia dall'invidiabile stiratura, cravatta d'irreprensibile annodamento e scriminatura d'ineguagliabile precisione, e tende la destra al caporedattore - a ringraziamento o ad ammonimento, va a sapere, dei redattori tutti - tale e quale un direttore d'orchestra, che sul podio saluta il suo primo violino. Ecco, la mano di Mauro che si allunga, paterna ma non assembleare, cordiale ma pure tesa a precisare le distanze, dice molto sul carattere dell'uomo di largo Fochetti: se l'adunata mattutina con il suo predecessore Eugenio Scalfari veniva ironicamente chiamata in redazione «la messa cantata», la sua è una quotidiana «prova d'orchestra»: non fellinianamente disordinata, piuttosto d'ineccepibile sceneggiatura (ogni gesto, identico, tutte le mattine: e infatti, quando non c'è il direttore a guidare la riunione, il vice che lo sostituisce ripete la stessa somigliante ritualità, compreso il gesto di tendere la mano al caporedattore che immutabilmente si alza come a ricevere il viatico direttoriale). «Credo che abbiamo fatto molto bene...» esordisce Mauro. Oppure: «Credo che abbiamo fatto il titolo più corretto e più giusto...». Qualche minuto di rassegna generale, sempre una puntuale ricognizione politica (che magari si ritroverà, quasi parola per parola, in un successivo editoriale), poi comincia a scandire: «Politica!», e il capo della politica produce l'elenco della giornata. «Sport!». «Cronaca!». «Esteri!». «Spettacoli!» e via così, a raffica, fino alla completa foliazione, mentre Mauro osserva, le labbra sottili serrate, che a volte pare d'intendere un sorriso di soddisfazione, a volte una smorfia di biasimo.
Stefano Di Michele per "Panorama" (da Dagospia)
5 commenti:
La runione del mattino ha del comico. E' una sceneggiata in cui tutti i presenti sono costretti ad ascoltare quello che dice Ezio Mauro. Il quale, attarverso un lungo e noioso intervento (lo dicono gli stessi partecipanti alla riunione in separata sede) cerca di convincere se stesso e gli altri che Berlusconi è all'origine di ogni male.
Forse Mauro cerca di far contento De Benedetti, suo editore e padrone. Il quale però pensa solo a speculare in Borsa e sui cambi valutari, nel vano tentativo di diventare più ricco e raggiungere il livello di Berlusconi. Ma questo Mauro non lo sà.
"sà" senza accento! non faraimaiil dir. di giornale. e se mai lo diventassi, scopriresti che la riunione fa parte del lavoro come il fatto che tutti dovrebbero stare a sentirti, in quanto direttore, a prescindere dall'editore.
La riunione fa certamente parte del lavoro, ma quella di Mauro è spesso niosa e ripete ciò che i redattori già (ci vuole l'accento oppure no, caro anonimo?) conoscono dalla sera prima. Su dieci partecipanti alla riunione, almeno cinque la ritengono pallosa. Lo stesso Cresto Dina (che di Mauro è grande amico) quando dirige la riunione parla poco e va al sodo.
Mi sembra abbastanza chiaro che l'intervento di Ezio Mauro in apertura della sceneggiata quotidiana è ad uso e consumo dei lettori del sito. Non certo dei redattori.
E, in ogni caso, è sempre un piacere ascoltare il Diretur.
x reprep 2
confermo: su "già" accento sì! hai un futuro
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